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salmeriLa sofferenza, il dolore dell’uomo e l’opera del Redentore: in merito ai temi affrontati dal Patriarca Scola nel discorso del Redentore, riportiamo qui il pensiero di Giovanni Salmeri, filosofo ed insegnante di Storia del pensiero teologico all’Università di Roma Tor Vergata.

(testo non rivisto dall’autore)

“Il card. Scola afferma che sempre più sta prendendo piede un atteggiamento molto pragmatico che vuole aggredire frontalmente il dolore e la sofferenza nel tentativo di eliminarli e nasce dal potere scientifico e tecnologico che soprattutto nel campo medicina sembra rendere l’Uomo padrone della salute, ma salute e malattia riguardano sempre tutto l’Io e l’attuale ossessione salutista non risponde poi alle domande profonde dell’uomo.

bazzariIl dolore dell’uomo e l’opera del Redentore: riportiamo qui il commento di Mons. Angelo Bazzari, presidente della Fondazione don Gnocchi, al discorso del Redentore del Patriarca.

La Fondazione don Gnocchi è nata dall’ opera di Don Carlo Gnocchi nell’Ottobre 1945 occupandosi dell’accoglienza ai bambini mutilati, oggi affronta quotidianamente situazioni di dolore e di sofferenza, con l’aiuto di 4700 operatori suddivisi in 28 centri sparsi in 9 regiorni italiane, ora si occupa di persone disagiate, portatori di handicap, malati terminali..

(testo non rivisto dall’autore)

“Noi siamo gli eredi e continuatori di don Gnocchi che ha studiato all’Università del dolore quando ha visto infrangersi i sogni dei giovani e ha visto incenerisi, bruciarsi i loro progetti nelle steppe russe, nell’inferno bianco, e una volta tornato a casa ha dato una risposta positiva e di speranza a questo dolore, inventato il laboratorio della carità; perchè come scrive «il dolore è un figlio dell’abbandono e della solitudine»; da qui la necessità di costruire il futuro dell’Uomo rispondendo con la speranza, e ha iniziato con i bambini, i mutilatini: da qui è partita tutta la sua opera coinvolgendo civili e religiosi ai più vari livelli..

E’ qui disponibile l’intervista di Aldo Cazzullo al cardinale Scola in occasione della festa di Cristo Redentore, pubblicata dal Corriere della Sera domenica 19 luglio.

Fa sempre una certa impressione entrare nell’arcivescovado di Venezia, percorrere il corridoio con i ritratti dei patriarchi – Sarto, poi Pio X, Roncalli, divenuto Giovanni XIII, Luciani: Giovanni Paolo I -, ed entrare nello studio dove il patriarca Angelo Scola sta rileggendo il discorso che terrà oggi alla festa del Redentore.
Di cosa si occuperà quest’anno?
“Di un tema di attualità antropologica. Perché l’attualità non sono soltanto le cose accadute oggi, o le cose di cui parlano i politici. E sono partito da un’esperienza personale”.
Quale esperienza?
“Ogni settimana visito una parrocchia diversa: i sacerdoti mi accompagnano nelle case di taluni ammalati, soprattutto i più gravi. Quest’anno ho sperimentato, in termini che non avevo mai provato, come la gente porta il dolore fisico, la malattia, anche terminale, e di come la portano i loro parenti. Ecco uno dei fondamentali della nostra vita, di cui si parla troppo poco.

Intervista de ilsussidiario.net al Patriarca sulla l’enciclica di Papa Benedetto XVI  “Caritas in veritate”.

Eminenza, qual è la portata della sfida che con la Caritas in veritate il Papa lancia al mondo contemporaneo?
Dopo una prima attenta lettura, non esito a dire che ha una portata veramente storica.
Per la prima volta in termini così espliciti e diretti, quasi tecnici, il magistero pontificio fa una proposta, sottolineo proposta, di innovazione radicale in ambito economico.

In che cosa consiste l’originalità di questa enciclica, nell’ambito della tradizione costituita dalle altre encicliche sociali?
La sua originalità emerge in due punti che, a mio giudizio, rappresentano i cardini del documento.
Il Papa parte dalla “ragione economica” (per due volte nel testo ricorre questa espressione) e mostra come la sua proposta si innesti in domande che sorgono dall’interno dell’economia.

70 persone di 20 paesi diversi, riunite da Oasis per il tradizionale incontro annuale del comitato scientifico internazionale che si tiene a Venezia il 22 e 23 giugno presso la Fondazione Cini. A tema “Interpretare la tradizione al tempo del meticciato di civiltà. Dell’inevitabile interpretazione culturale della fede”.
Ha aperto i lavori l’intervento del card. Angelo Scola che in un passaggio finale ha sottolineato: “Oasis è chiamata ad un approfondimento del ruolo delle tradizioni nel tempo del meticciato di civiltà come luogo dell’inevitabile interpretazione di ogni fede. Queste interpretazioni sono oggetto di continuo racconto e dialogo tra i soggetti che abitano le nostre società plurali. Senza mai dimenticare, peraltro, l’assenso ultimo esigito dalla Verità”.

Cliccando qui si possono leggere i lanci realizzati dall’Agenzia Sir.

Qui un estratto e il video dell’intervento del Patriarca.

httpvh://www.youtube.com/watch?v=R_zodid16jg

TRADIZIONI E CULTURE
Conoscere gli Islam

Il “meticciato di civiltà” non è un programma politico: il suo carattere congiunturale esclude infatti che lo si possa erigere a meta da perseguire lungo il divenire storico.

Lunedì 15 giugno il card. Scola ha tento una lectio magistralis in apertura del convegno dal titolo “Neuroetica. La nuova sfida delle neuroscienze”, organizzato dal Centro Studi sulla Storia del pensiero biomedico, diretto da Vittorio A. Sironi, presso l’Università di Milano Bicocca, Monza.

Qui un estratto della lectio pubblicato da Avvenire martedì 16 giugno.