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“Voi sarete testimoni di tutto ciò” è il tema della settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, che a Venezia  ha visto venerdì 22 gennaio in San Marco, alle ore 18.30, la preghiera ecumenica alla presenza del card. Scola.

Ecco il testo della riflessione pronunciata dal Patriarca.

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Noi questa sera come i due di Emmaus: siamo chiamati a seguire Gesù ormai entrato nella dimensione definitiva. Non più legato al tempo e allo spazio. Immedesimiamoci con Cleopa ed il suo compagno di viaggio.

1. «Alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla tomba e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno visto» (Lc 24,22-24).

I due di Emmaus raccontano, come testimoni, allo sconosciuto che si accompagna al loro cammino «ciò che è accaduto in questi giorni» (Lc 24, 18). Bisogna sempre partire dalla realtà.

L’attualità del nostro Paese continuamente ripone al centro le problematiche brucianti connesse a quel processo storico di mescolamento inedito tra popoli e culture differenti che il card. Scola definisce con l’espressione di “meticciato di civiltà e culture”.

In occasione della Giornata Mondiale delle Migrazioni che si celebra domenica 17 gennaio si ripropone qui un’intervista rilasciata dal Patriarca all’Agenzia Fides e, a seguire, un breve video sullo stesso tema tratto dall’intervista che Richard Owen, inviato del Times, ha realizzato al card. Scola.

Quando per la prima volta usò questa espressione “meticciato di civiltà e culture”?

Alcuni anni fa, durante un’intervista sui temi dell’immigrazione, rispondendo a una domanda mi venne in mente questa espressione decisamente forte del “meticciato di civiltà e culture”. Avevo presente l’esperienza di un viaggio in Messico, dove si percepisce chiaramente come questo Paese sia nato dalla fusione di etnie diverse, seppure attraverso non poca violenza, e come lo stesso Dna del popolo messicano sia, appunto, meticcio. La stessa Madonna di Gudalupe ne è un esempio chiaro. Parlai dunque di meticciato di culture, ma in maniera intuitiva: non avevo letto gli studi e gli articoli sul tema, ma mi venne in mente a partire dallo sguardo sulla realtà e sulla sollecitazione di un intervistatore.

Riportiamo qui l’intervista che la giornalista Marina Terragni ha realizzato al card. Scola in occasione dell’uscita del libro “Maria, la donna. I misteri della sua vita” e pubblicata mercoledì 23 dicembre dal Corriere della Sera.

Potrebbe sembrare irriverente chiedere a un Patriarca se è vero, come dicono le femministe, che il patriarcato è morto. Ma Angelo Scola, Patriarca di Venezia, è uomo di un certo humour. “È con un patriarca che sta parlando” puntualizza. “Ma se per patriarcato intendiamo il sistema di dominio degli uomini sulle donne, direi di sì, che è finito, almeno nelle sue espressioni più clamorose e triviali. Ed è iniziato lo smarrimento maschile”.

Porporato tra i più vicini a Ratzinger e Wojtyla, indicato nel 2005 nella rosa dei papabili, oltre all’Università Lateranense ha guidato l’Istituto Giovanni Paolo II per gli studi sul matrimonio e sulla famiglia. Ha sempre avuto a cuore le questioni dei rapporti tra i sessi, del “caso serio” dell’amore, come l’ha felicemente chiamato in un suo saggio, della posizione della donna nel mondo.

È qui disponibile l’intervista che il settimanale Genete Veneta ha realizzato al card. Scola in occasione del Natale

Oggi si avverte, nella nostra società, un crescente interesse per le domande di fondo dell’esistenza. La questione del che cosa c’entri Dio con la vita si fa più viva, e più diffusamente se ne avverte la presenza. Un segno dei tempi?

Penso di sì. Sempre, nella storia dell’Occidente, i momenti di maggior travaglio hanno fatto emergere le questioni decisive. Il Natale ci dice una cosa fondamentale: se Dio si rende familiare a noi, noi possiamo in qualche modo riconoscerLo. E, se Lo riconosciamo, tutta la nostra vita cambia. Perché non si tratta solo di una conoscenza in più, ma di una conoscenza che cambia tutto. Il fatto che Dio si è reso a noi familiare in Gesù genera in ciascuno di noi delle conseguenze: o, per grazia, il riconoscimento convinto di fede.

httpvh://www.youtube.com/watch?v=uBetVqbA4J8

La Chiesa di Treviso oggi è nella gioia, per la bella notizia che il Santo Padre Benedetto XVI ha provveduto alla nomina del nuovo Vescovo nella persona di S. E. Mons. Gianfranco Gardin, Arcivescovo titolare di Torcello, Segretario della Congregazione per gli Istituti di Vita consacrata e le Società di vita apostolica.

S. E. Mons. Gardin è figlio della terra trevigiana. È nato infatti a San Polo di Piave, Diocesi di Vittorio Veneto. Il Delegato ad omnia Monsignor Giuseppe Rizzo illustrerà, dopo questo mio annuncio, la biografia sintetica del nuovo Arcivescovo-Vescovo di Treviso peraltro già ben conosciuto in Diocesi e nelle terra veneta. Monsignor Rizzo darà inoltre lettura dell’Indirizzo di saluto alla Diocesi di Treviso che S.E. Gardin ci ha inviato.