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Redentore 2010

OMELIA REDENTORE – Qui di seguito il testo dell’omelia pronunciata dal Patriarca durante la celebrazione di domenica 18 luglio nella Basilica del Santissimo Redentore a Venezia:

1. «Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla» (Sal 22,1). Il versetto del Salmo esprime la nostra soddisfazione piena. Dio è presente nella nostra vita. Si prende cura di noi. Lo fa con un amore personale («Io passerò in rassegna le mie pecore» Ez 4,12b). Lo fa con una fedeltà indomabile. «Andrò in cerca della pecora perduta e ricondurrò all’ovile quella smarrita, fascerò quella ferita e curerò quella malata, avrò cura della grassa e della forte; le pascerò con giustizia» (Ez 34,16).

Anche questa sera, facendoci ricalcare le secolari orme dei nostri padri, il Redentore è venuto a cercarci con tenerezza e ci ha condotto, una volta ancora, in questo splendido tempio palladiano che rivela tutta la sua bellezza nella esemplarità del suo ordine architettonico.

INTERVISTA CORRIERE – Viene proposto qui di seguito il testo dell’intervista di Aldo Cazzullo al Patriarca pubblicata dal Corriere della Sera domenica 18 luglio in occasione della Festa del Redentore:

«Io sono la madre del bell’amore …». Il cardinale Angelo Scola, patriarca di Venezia, sta rivedendo gli appunti del discorso del Redentore. Partendo dal passo delle Scritture sul «bell’amore », toccherà temi delicati come sessualità, pedofilia, verginità e celibato.

Perché questa scelta?

«Per la fatica di noi cristiani a comunicare che lo stile di vita affettiva e sessuale indicato dalla Chiesa è buono e conveniente per l’uomo di oggi. Invece pare quasi che questa proposta non solo sia iperdatata, impotente a favorire il desiderio umano di gioia piena, ma che sia addirittura contraria alla libertà e priva di realismo, incapace di tener conto di ciò che l’uomo ha imparato circa se stesso e circa il mondo delle emozioni, degli affetti, dei rapporti con l’altro, grazie a una lunga storia e alle recenti scoperte scientifiche. Ho sentito tutto questo come una provocazione a dire che gli uomini e le donne di oggi, magari senza volerlo, rischiano di smarrire qualcosa di profondo, perdono una grande chance di realizzazione, se mettono da parte la proposta cristiana circa la vita affettiva e sessuale».

Ma su cosa si fonda questa proposta?

EDUCATORI COME PARTE DELLA CHIESA – Viene riproposta qui di seguito il testo dell’omelia pronunciata dal Patriarca in occasione della celebrazione di conferimento del mandato a catechisti ed educatori tenutasi il 26 settembre scorso nella Basilica di San Marco a Venezia:

Letture: Gv 19,25-27; Lc 2,25-35; Gv 21, 20-22; Gv 17, 13-23.

Angelo Scola

1. Carissimi, giunti da ogni parte della nostra Diocesi nella Basilica Cattedrale – la casa della comunione di tutti i fratelli in Cristo intorno al fratello e padre Vescovo – per ricevere, anche quest’anno, il mandato (la missione) di evangelizzatori e di catechisti (educatori), ricevete il mio personale abbraccio di accogliente saluto.

I responsabili di questo decisivo settore dell’azione ecclesiale del Patriarcato, sotto la guida del Vicario episcopale Monsignor Valter Perini, quest’anno hanno significativamente scelto di inserire il mandato in una speciale azione liturgica di affidamento a Maria. Personalmente ne sono commosso e lieto. Da molti anni infatti – come ripeto sempre ai giovani che si preparano al matrimonio e alla consacrazione verginale – sono convinto che il quotidiano atto di affidamento alla Vergine Santissima sia un potentissimo ausilio ed una sicura compagnia nel pellegrinare terreno di ogni cristiano.

Cosa significa atto di affidamento? Significa consegnare alla cura, alla custodia di una persona – Maria – che ne è veramente capace qualcosa di molto prezioso, che ci sta a cuore. Nel nostro caso il mandato ma, per finire, la nostra stessa vita. Bisogna avere, pertanto, in questa persona, una solida fiducia.

Corpus Domini

CORPUS DOMINI – Viene pubblicato qui di seguito il testo dell’omelia pronunciata dal Patriarca il 6 giugno nella Basilica di San Marco a Venezia in occasione della Solennità del Corpus Domini:

Angelo Scola

1. «Melchìsedek, re di Salem, offrì pane e vino: era sacerdote del Dio altissimo» (Gn 14,18). Prima che in Israele venisse stabilmente istituito il rito del sacrificio appare questa singolare figura che offre pane e vino, segni di ospitalità, mentre invoca la benedizione di Dio su Abramo e, quindi, sul popolo a lui promesso.

Emergono in questa Prima Lettura due dati assai significativi per comprendere la preziosa Solennità del Corpo del Signore che oggi celebriamo.

FESTA DEI GIUBILEI SACERDOTALI – Viene pubblicata qui di seguito l’omelia del Patriarca pronunciata in occasione della celebrazione Eucaristica nella Basilica patriarcale di San Marco a Venezia:

Venezia, 3 giugno 2010

1. Unicità di Dio e appartenenza totalizzante

«Il Signore nostro Dio è l’unico Signore» (Mc 12,29): solo il Signore è il nostro Dio, le altre “divinità” non hanno alcun diritto a chiamarsi così.

Lui è quello che ci ha resi suoi nello stesso momento in cui si faceva nostro, stabilendo la sua alleanza con noi, un legame indistruttibile di appartenenza.

Giornata del Seminario

VENEZIA – Domenica 2 maggio, in occasione della celebrazione della Giornata del Seminario, il Patriarca ha accolto Giacomo Celeghin e Germán Alfonso Montoya Lombata tra i candidati all’ordine sacro nella basilica di San Marco.

Viene qui di seguito pubblicato il testo dell’omelia:

Angelo Scola

1. Il comandamento della carità

«Fa’ che accogliamo come statuto della nostra vita il comandamento della carità» (Orazione di Colletta). Lo statuto è la legge fondamentale di un organismo vivente, quella che ne descrive la struttura costitutiva. Non c’è miglior sintesi della vocazione cristiana di questa invocazione che la Chiesa, nostra madre, ci mette sulle labbra con la preghiera di Colletta di questa V Domenica di Pasqua. 

San Marco

VENEZIA – In data 25 aprile nella basilica di San Marco a Venezia si è celebrata la messa solenne presieduta dal Patricarca. Alla presenza di numerosissimi fedeli, cittadini, visitatori ed autorità civili e militari della città il card. Angelo Scola ha ricordato come “la solennità di San Marco ci invita con forza a prendere coscienza della ragione che fa di Venezia una città dell’umanità” è per questo che bisogna “Imparare Venezia”, come molte volte hanno fatto i nostri padri. Rivolgendosi, poi, alle autorità presenti ha chiesto loro di “farsi carico, nel concreto, della straordinaria vocazione di Venezia e delle genti Venete” ed ha ricordato “l’inderogabile urgenza di un futuro finalmente definito per Marghera” e per tutti gli uomini del lavoro che sono oggi in grave difficoltà.

Di seguito viene proposto il testo integrale dell’omelia del Patriarca:

1. La solennità di San Marco ci richiama l’Origine della nostra Chiesa e di tutte le Chiese venete. La consistenza della parentela tra i cristiani di cui anche oggi le nostre comunità vivono, brilla nell’intensa familiarità del saluto che chiude la Prima Lettera di Pietro: «Vi saluta la comunità che è stata eletta come voi e dimora in Babilonia: e anche Marco mio figlio. Salutatevi l’un l’altro con bacio di carità. Pace a voi tutti che siete in Cristo» (Seconda Lettura, 1Pt 5,14).

È per rinnovare questi forti legami che oggi, ancora una volta, siamo convenuti in questa Basilica Cattedrale. La sua bellezza ci supera a tal punto che, anno dopo anno, continua a ridestare la nostra fame e la nostra sete di eternità che sola ci consente di abitare il tempo con speranza affidabile. Per questo si trovano qui riunite molte componenti della vita ecclesiale e della vita cittadina, accompagnate dai responsabili ecclesiali, istituzionali, civili e militari.

RIMINI – Il giorno 24 aprile il Patriarca ha presieduto la Santa Messa a Rimini in occasione degli esercizi spirituali della Fraternità di Comunione e Liberazione. Viene pubblicato qui di seguito il testo dell’omelia:

1. «Dio, nell’acqua del Battesimo hai rigenerato coloro che credono in te». Così ci ha fatto pregare l’Orazione di Colletta. All’interno di questi Esercizi Spirituali cui prendono parte, in vari modi, membri della Fraternità di Comunione e Liberazione di numerosi Paesi del mondo, l’azione eucaristica che stiamo celebrando rende presente l’unico ed irripetibile evento salvifico di Gesù Cristo. Siccome la rigenerazione che salva può avvenire solo nel presente, allora l’amata persona di Cristo, presente qui ed ora, sta rigenerando, sta salvando proprio me, proprio te qui ed ora. Sono io, sei tu il rigenerato, «l’uomo nuovo di cui Cristo parlava a Nicodemo, l’uomo che nasce dall’alto: dall’alto, cioè dall’Altro!» dice Don Giussani. E continua: «Si tratta realmente di una “concezione” di sé, di una concezione generata dal riconoscimento e dall’accettazione dell’Altro come l’attrattiva che mi costituisce» (cfr Certi di alcune grandi cose, 218).