VENEZIA – In occasione della visita Pastorale alla parrocchia dei Gesuati a Venezia, sabato 10 aprile, il Patriarca ha incontrato in serata alcuni giovani universitari e lavoratori di Venezia in un dialogo che ha toccato diversi argomenti proposti dai presenti: dal significato della povertà all’amore dei fidanzati, dalla questione della testimonianza cristiana nel mondo allo scandalo della pedofilia ecc . Si propone qui di seguito un estratto della risposta che il Patriarca ha dato alla domanda di un giovane che chiedeva chiarezza sul problema della povertà nel contesto della vita cristiana, della Chiesa e nella prospettiva dell’integralità dell’io.
Di seguito vengono pubblicati il video ed il testo:
httpvh://www.youtube.com/watch?v=Vu4JP4V_Fjc
“La povertà è quella modalità di affrontare l’esistenza quotidiana che consente, appunto, lo sviluppo integrale dell’uomo e della famiglia umana. Cioè, c’è una modalità di affrontare l’esistenza in relazione ai beni materiali e spirituali che consente lo sviluppo integrale dell’uomo che, come ha detto bene Luca nel suo terzo punto descrittivo dell’integralità, è sempre un io in relazione perché “io” esiste sempre e solo in relazione. Riflettete a questo fatto fondamentale: fin dal vostro concepimento, fin dal mio concepimento (ecco perché noi siamo contrari all’aborto), fin dal mio concepimento io sono un essere in relazione. Sono in relazione col papà e la mamma che mi hanno concepito ed è decisivo il loro modo di portarmi. Il modo in cui la mamma mi porta per nove mesi, il loro modo con cui… il modo con cui lei parla con il papà di me, le aspettative, i desideri che ha su di me avranno un peso fondamentale nella mia vita, incideranno moltissimo nella mia vita quindi l’”io” non può mai essere guardato se non dentro la relazione. Io sono sempre “parte di”. La povertà è quel modo di rapportarsi ai beni che favorisce l’integralità dell’io e della famiglia umana a cui Dio appartiene. È in funzione di questo. Vedete che io ho già dato una definizione di povertà che è molto diversa, anche se ricomprende, una pura definizione descrittiva di povertà. Noi siamo ricchi al sud sono miseri; per carità è verissimo, è un pugno nello stomaco, è una cosa che grida vendetta al cospetto di Dio e tutti noi abbiamo nel cuore il desiderio di fare qualcosa. Però il problema è come in concreto io mi gioco per condividere, perché questo è il secondo punto, il bisogno dell’altro? Cosa favorisce in me, quindi, l’esperienza reale della povertà (primo punto) e secondo punto: come questa esperienza reale della povertà può diventare anche una proposta ed un progetto di soluzione, per quanto umanamente possibile, del problema oggettivo dello sviluppo integrale dei popoli oltre che della persona? Insomma la parola “povertà” come la parola “pace” se sono viste nella prospettiva dell’uomo integrale ha a che fare inesorabilmente con quello che nella sua enciclica “Caritas in Veritate” il Papa ha chiamato “lo sviluppo integrale”.