Consueto appuntamento settimanale, ormai il sesto, con il cardinale Angelo Scola, arcivescovo di Milano. Ogni sabato propone una riflessione in vista dell’Incontro mondiale delle famiglie, in programma nel capoluogo lombardo dal 31 maggio al 3 giugno prossimi. In vista del “Family 2012” proseguono gli incontri promossi con il Gruppo 24 Ore.
Il prossimo è in calendario giovedì 10 maggio alle 18.15 presso la sede del Sole 24 Ore a Milano.
Tema: «L’economia in tempi di crisi. Quale sostegno alla Famiglia». Parteciperanno il cardinale Peter Turkson, presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, e, tra gli altri, il sociologo della Cattolica Mauro Magatti e il vicedirettore generale di Bankitalia Anna Maria Tarantola.

di Angelo Scola

È possibile promuovere il benessere della singola persona senza considerarla all’interno delle sue relazioni familiari? Ciascuno di noi, per condurre una vita buona vi fa inevitabilmente riferimento. Si tratta, infatti, di relazioni costitutive: più sono autentiche e serene, più ricca e compiuta sarà la vita del singolo. Scriveva Giovanni Paolo II nella Familiaris Consortio: «Le relazioni tra i membri della comunità familiare sono ispirate e guidate dalla legge della gratuità che, rispettando e favorendo in tutti e in ciascuno la dignità personale come unico titolo di valore, diventa accoglienza cordiale, incontro e dialogo, disponibilità disinteressata, servizio generoso, solidarietà profonda» (n. 43).

Oggi purtroppo la famiglia non gode della necessaria considerazione e talora la sua natura solidale si infrange contro il muro dello spensierato individualismo postmoderno. Inoltre mancano, da parte dello Stato e delle istituzioni pubbliche, strategie e politiche sociali che sostengano concretamente la vita della famiglia in quanto tale.

I governi non promuovono i germogli di vita buona che fioriscono dalle relazioni parentali, perché la famiglia è considerata come una sorta di joint venture di carattere strettamente privato. Non si vede che tra il benessere individuale e quello familiare c’è una forte interdipendenza. Se s’indebolisce la famiglia, non ne risentono solo gli individui ma l’intera comunità. I legami si sfilacciano. Ne patisce la coesione sociale, obiettivo tanto esibito a parole quando arduo da raggiungere nei fatti. L’urgenza di politiche sociali per la famiglia è spesso conclamata, ma nei rari casi in cui è posta in atto si riduce ad interventi settoriali. Viene indirizzata a soggetti e affronta problemi che sicuramente investono la famiglia, ma non la “vedono” come una comunione di persone. Possono dare l’illusione di avere seriamente a cuore l’unità familiare, ma in realtà procedono in modo “cumulativo”.
La famiglia, però, non è una somma algebrica di persone e problematiche. Essa è radice e frutto di un dialogo incessante tra i suoi membri, e non potrà essere sostenuta se non da politiche intersettoriali, che superino la logica della contrapposizione. Per esempio sarebbe limitativo ridurre la politica familiare ad interventi di lotta alla povertà, e da sciocchi non considerare “familiari” politiche indirizzate ai minori o al lavoro o agli anziani: tutto “c’entra” con la famiglia. Tutti i fattori, se armonicamente interconnessi, raggiungono l’obiettivo primario di rafforzare le relazioni familiari. Senza mai dimenticare che esse si articolano lungo due direttrici: le relazioni tra i sessi e quelle tra le generazioni.

Una famiglia che ha la capacità e le risorse per rispondere ai propri bisogni, ed è consapevole del proprio ruolo fondamentale in ambito sociale, è una sorgente insostituibile di progresso sociale. Questo è il significato ultimo del principio di sussidiarietà. Come ha ribadito recentemente Benedetto XVI, celebrando il 20mo anniversario della Centesimus Annus (15 ottobre 2011): «La famiglia, da mero oggetto, diventa soggetto attivo e capace di ricordare il “volto umano” che deve avere il mondo dell’economia».

Due questioni cruciali meritano oggi particolare attenzione: l'”equità fiscale” e la “conciliazione” tra famiglia e lavoro. Un sistema fiscale equo nei confronti delle famiglie va inevitabilmente a colpire interessi ed ambiti oggi molto difformi e distanti l’uno dall’altro. È urgente, per esempio, lasciare direttamente in mano alle famiglie una parte di risorse fiscali, scommettendo sulla loro capacità di auto-organizzazione.
Nel campo della conciliazione famiglia-lavoro, su cui già ci siamo soffermati, la scelta coraggiosa di lasciare più tempo alle famiglie può ridurre le conflittualità coniugali, incentivare le nascite e favorire la produttività. Politiche familiari ormai improcrastinabili rappresenterebbero una salutare iniezione di fiducia nel futuro.