Commemorazione defunti

COMMEMORAZIONE DEFUNTI – Martedì 2 novembre, in occasione della giornata dedicata alla memoria dei defunti, il Patriarca ha celebrato la santa messa al cimitero di Venezia alla presenza dei fedeli insieme alle autorità civili e militari.

Vengono pubblicati qui di seguito alcuni appunti dell’omelia pronuciata dal Patriarca:

1. «Questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno» (Gv 6,39).
Le parole di Gesù rispondono al desiderio struggente che anima tutti noi, come tutti gli uomini, in questa giornata.
Gabriel Marcel: “Ama colui che dice all’amato: «Tu non puoi morire»”. È il desiderio di un amore oltre la morte, che salvi dalla morte. Salvare = conservare, durare per sempre, non perdere l’altro, non essere inghiottiti dall’orribile abisso del nulla (“abisso orrido, immenso, in cui precipitando il tutto oblìa”, G. Leopardi, Canto notturno di un pastore errante dell’Asia).
 
2. Le letture della Messa di oggi riecheggiano continuamente questa speranza certa. Dalla Prima Lettura, con il potente crescendo del grido di Giobbe: «Io so che il mio redentore è vivo e che, ultimo, si ergerà sulla polvere! … vedrò Dio. Io lo vedrò, io stesso, i miei occhi lo contempleranno e non un altro» (Gb 19,25.27), al Salmo responsoriale: «Sono certo di contemplare la bontà del Signore nella terra dei viventi» (Ps 26), alla incrollabile, inaudita affermazione di Paolo: «Se quand’eravamo nemici, siamo stati riconciliati con Dio per mezzo della morte del Figlio suo, molto più, ora che siamo riconciliati, saremo salvati mediante la sua vita» (Rm 5,10), fino alle parole inequivocabili di Gesù, riferiteci da S. Giovanni: «Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno» (Gv 6,40).
 
3. Benedetto XVI, nella sua seconda Enciclica dedicata alla speranza, si chiede se il mistero cristiano della vita eterna intercetti ancora il desiderio dell’uomo di oggi. Scrive il Papa: “Non sappiamo bene che cosa sia e come sia, ma ci sentiamo attratti verso di essa. È questa ancora una speranza universale, comune agli uomini di tutti i tempi e di tutti luoghi. L’espressione «vita eterna» vorrebbe dare un nome a questa attesa insopprimibile: non una successione senza fine, ma l’immergersi nell’oceano dell’infinito amore, nel quale il tempo, il prima e il dopo non esistono più. Una pienezza di vita e di gioia: è questo che speriamo e attendiamo dal nostro essere con Cristo” (cfr Spe salvi, 12).
 
4. Il suffragio: la circolarità dell’amore. «La comunicabilità dei meriti è uno dei frutti della sopravvivente carità. Noi possiamo aiutare i cari defunti; possiamo beneficarli. Che cosa non faremmo, se ci fossero vicini? Ebbene: li abbiamo, in certo modo, accanto, e proprio nel circuito della carità. Cerchiamo, perciò, di essere solleciti e generosi con il suffragio. … È quanto facciamo in questo momento, cercando di dilatare il nostro cuore per includervi, insieme con i nostri cari, tutti gli altri a cui la carità ci indirizza: cioè il mondo intero e tutti i defunti che fanno parte della Chiesa in stato di purificazione» (Paolo VI, Omelia nella Commemorazione dei defunti, 2 novembre 1965).