VENEZIA – Mercoledì 17 febbraio alle 18 il Patriarca ha presieduto nella Basilica di San Marco la celebrazione delle Ceneri che segna l’inizio del tempo di Quaresima.

Qui si riporta il testo della sua omelia (segue) e il video di alcuni passaggi:

1. «Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio» (2Cor 5,20). L’accorato invito che Paolo rivolge ai suoi figli, i cristiani di Corinto, fa eco a quello che Dio in prima persona rivolge al suo popolo e a cui il profeta Gioele presta la sua voce: «Ritornate a me con tutto il cuore» (Gl 2,12). È impossibile un ritorno se non c’è un’origine, Qualcuno che ci ha generati. La Quaresima pertanto indica l’urgenza di ristabilire un’appartenenza effettiva al Padre celeste. Egli ci ha indicato la via: non un’idea, ma l’adorabile Presenza del Suo Figlio incarnato.

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Che ne è di Cristo nel nostro quotidiano? La Chiesa, nostra madre, che come nessun’altro ha cura della nostra persona, ci fa muovere i primi passi del cammino quaresimale richiamandoci con forza a questo rapporto costitutivo del nostro io. Il Figlio di Dio morto e risorto per la nostra redenzione è Colui che svela pienamente l’uomo all’uomo (cfr. GS, 22), cioè l’io a se stesso, il noi a noi stessi. Il Magistero della Chiesa ci indica per missione ricevuta la via e non ha paura di farlo fino in fondo, magari richiamandoci cose tanto vere quanto scomode. «L’uomo, capace di entrare in comunione con l’altro» – scrive il Papa nel Messaggio per la Quaresima – «aperto per natura al libero flusso della condivisione, avverte dentro di sé una strana forza di gravità che lo porta a ripiegarsi su se stesso, ad affermarsi sopra e contro gli altri» sostituendo «alla logica del confidare nell’Amore quella del sospetto e della competizione; alla logica del ricevere, dell’attendere fiducioso dall’Altro, quella ansiosa dell’afferrare e del fare da sé (cfr Gen 3,1-6)» (Benedetto XVI, Messaggio per la Quaresima 2010).

2. Eppure questo è «il momento favorevole» ci ricorda Paolo (2Cor 6,2). Chi di noi che sia serio e leale con la propria umanità non sente il bisogno di ritrovare questa “strada di casa”? Per questo siamo qui questa sera. Per affermare tutta la nostra fiducia nella comunione eucaristica con Cristo ed i fratelli. Riceveremo le Sacre Ceneri sul capo come segno del desiderio di conversione che, per quanto distratti, tuttavia geme in noi (Agostino).

«Non permettere che ci si irrida con la falsità… Non sopportare che io sia separato. E a Te giunga il mio grido». Chi non sottoscriverebbe la struggente invocazione della poesia Mercoledì delle ceneri di Eliot?

3. Che cosa rende possibile il ritorno? Lo abbiamo sentito da San Paolo: «Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo fece peccato in nostro favore, perché in lui noi potessimo diventare giustizia di Dio» (2Cor 5,21). L’amore del Dio crocifisso ci conduce a riconoscere le nostre colpe e ce ne libera. A noi viene domandata una fattiva umiltà: praticare la giustizia, pregare e digiunare davanti a Dio (cfr. Mt 5,1-6; 16-18).

4. Anche in questa Quaresima, come ci ripetiamo ormai da sei anni durante la Visita Pastorale, Gesù viene a casa nostra, come duemila anni fa è andato da Zaccheo. Da qui per ciascuno di noi l’insperata, sorprendente eppure agognata possibilità del cambiamento. E, come per lui, della gioia [«esulteranno le ossa che hai spezzato… Rendimi la gioia della tua salvezza» (Salmo 50, 10.14)], la ricompensa qui ed ora, secondo una visione compiuta dell’al di là, di cui parla ripetutamente il Vangelo secondo Matteo nel brano che abbiamo sentito proclamare (cfr Mt 6, 4.6.18).

La condizione, come per Zaccheo, è l’urgenza sincera e quasi fanciullesca, senza ritegno, di farGli spazio per meglio conoscerLo e comunicarlo. In altri termini, il cuore lacerato di cui parla la Prima Lettura (cfr Gl 2,13).

«Da dove potrà mai entrare Gesù se non da un cuore spezzato?» (Oscar Wilde).

5. Della Quaresima come scoperta penitente della esigente misericordia del Padre tutti abbiamo bisogno. Rigenera i nostri rapporti primari con Dio, con gli altri e con noi stessi. Non c’è riconciliazione se ognuno di noi non rientra nel profondo per pentirsi. E di riconciliazione hanno bisogno le nostre famiglie, le nostre comunità cristiane, la società civile che si esprime in tutti gli ambiti dell’umana esistenza. I tempi duri di travaglio che stiamo attraversando domandano con urgenza relazioni buone come condizione per compiere e far compiere il bene. Giustizia e carità diventano così segni concreti del nostro ritorno quaresimale al Padre. Essi ci indicano con forza la strada della condivisione del bisogno dell’altro a partire da quelli più decisivi (il pane, la pace, la fedeltà negli affetti, il rispetto della vita, il lavoro, la salute, l’accoglienza ospitale, la legalità e la sicurezza…). Anche la nostra Venezia di terra e di mare ed il Paese tutto richiedono nuove leve di uomini e donne disposti a farsi carico in prima persona della comunità cristiana e della società civile.

6. Le Ceneri e la Quaresima sono il frutto del Sangue versato da Cristo che ci dona «la grazia della penitenza» (Clemente I, papa). La tradizione ecclesiale ci invita in questo tempo privilegiato alla preghiera (alla Santa Messa anche feriale, al sacramento della Confessione, all’Adorazione eucaristica), al digiuno (non mancano proposte concrete), alla carità (a partire dall’elemosina).

7. Ci faccia compagnia lungo il cammino verso la Pasqua di Risurrezione la Vergine Nicopeja cui ci affidiamo come un bimbo a sua madre. Mater mea, fiducia mea.