UNA NUOVA LAICITA’ – Viene proposto anche questa settimana, sull’acceso dibattito sulla laicità dello stato, uno stralcio del capitolo II del libro del card. Angelo Scola, “Una nuova laicità. Temi per una società plurale” (Marsilio, 2007):

Sussidiarietà e solidarietà: i due assi di una democrazia sostanziale

In società ogni giorno più globalizzate come quelle del nostro Occidente, si fa sempre più urgente il compito di costruire una democrazia sostanziale su scala mondiale che riconosca l’inalienabile sacrario di ogni persona attraverso l’esercizio concreto dei diritti fondamentali individuali, sociali, politici, culturali ed economici. E si deve dire con forza che l’articolata sequenza di questi diritti va mantenuta in tutta la sua integralità. Essi stanno tutti insieme o cadono tutti insieme. A garantirli sono i due pilastri della sussidiarietà e della solidarietà.

Il primo verifica un’azione politica che nella vita della società affermi realmente il primato della persona e dei corpi intermedi, al servizio dei quali devono porsi le istituzioni statuali. L’equazione vita politica – stato, infatti, non è assolutamente ammissibile. Solidarietà è un altro nome di quella carità sociale cui Benedetto xvi fa riferimento nella seconda parte dell’enciclica Deus caritas est. Per essa, come ogni uomo è chiamato a chinarsi sul bisogno di ogni suo simile – a partire dal più povero ed emarginato –, così ogni nazione è chiamata a chinarsi su ogni altra nazione, sospinta dalla nobile gara tesa a edificare la civiltà dell’amore (Giovanni Paolo II, Sollicitudo rei socialis, p. 33).

In questo orizzonte anche l’economia dovrà trovare vantaggio a piegare la sua logica per affermare un equo profitto, rispettoso del primato del lavoro e, ancor prima, del suo soggetto. Con il coraggio di aprire nuove vie e di investire sul capitale umano e sul capitale sociale, facendosi carico dell’effettiva crescita dei numerosi popoli ancora condannati alla miseria. Come può il quadro fin qui tracciato sottrarsi alla critica scettica di chi lo legge come una riedizione dell’ottimismo utopico precedentemente esorcizzato? A una sola condizione: che venga assunto come stile di vita da parte dei soggetti effettivamente in campo (tutti i cosiddetti corpi intermedi, insomma la variegata fioritura di aggregazioni sociali di cui la nostra terra è ricchissima). Non si tratta di inventare nuovi soggetti, né tanto meno di fornir loro progammi da attuare, ma solo di assecondare il dinamismo della loro vita reale.