CASA S. PIO X – In data 17 febbraio il Patriarca ha presieduto la Santa Messa, nella Basilica di San Marco a Venezia, per celebrare il centenario dalla fondazione di Casa Famiglia S. Pio X alla Giudecca (Venezia).

Viene pubblicato qui di seguito il testo dell’omelia:

+ Angelo Scola

patriarca

I 100 anni della Casa Famiglia S. Pio X

1. «Io stabilisco la mia alleanza con voi: non sarà più distrutta alcuna carne dalle acque del diluvio, né il diluvio devasterà più la terraPongo il mio arco sulle nubi, perché sia segno dell’alleanza tra me e la terra» (Gn 9,11.13). Siamo all’alba di una nuova creazione. Le acque del caos, che sembravano aver travolto definitivamente la vita degli uomini, hanno finito col servire il disegno di Dio trascinando con sé il disordine reintrodotto dal peccato; e la terra ne è riemersa come purificata. La vita torna a riaffermarsi. Per quanto violenta e distruttrice possa apparire la sua forza, il male non riuscirà a vincere: l’alleanza, che fin dai tempi di Noè Dio stabilisce con tutta l’umanità, è la forza, sempre più grande, dell’amore di Dio che ri-crea. Se io mi fermo al mio peccato, se il popolo vive incurvato nella contraddizione, io mi colgo come male-detto, il popolo si sente maledetto. Si resta nei gorghi del diluvio. Se alziamo lo sguardo su di Lui, scopriamo che siamo di nuovo benedettiDio benedisse Noè e i suoi figli» Gn 9,1) e su di noi si schiude l’arcobaleno dell’alleanza imperitura.

La Casa Famiglia S. Pio X è segno potente e vivo di questa ultramillenaria alleanza. Lo è per ogni persona che, a diverso titolo, la vive e per tutto il popolo veneziano. La sua storia, ben narrata nel volume speciale edito per questa circostanza e documentata dalla mostra storico-fotografica appena inaugurata, lo esprime chiaramente.

 

2. È pertanto conveniente riscoprire le ragioni profonde di questa bella opera, seguendo senza forzature il richiamo che, in questa significativa azione eucaristica, ci rivolge la Parola di Dio. «E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell’uomo doveva soffrire molto… venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere» (Mc 8,31). Gesù per la prima volta svela ai suoi l’opera decisiva per cui è mandato: la Sua totale dedizione. Il vertice dell’amore è il dono di sé per l’altro, fino all’offerta della propria vita.

Da cento anni alla Giudecca, in una dimora di solidale amore, quello del dono è il linguaggio beneficamente dominante. E siccome il linguaggio dell’amore tocca il suo vertice nel perdono è sempre anche linguaggio di vera e piena giustizia. Casa Famiglia S. Pio X è da cento anni luogo di riconoscimento della propria fragilità e contraddizione come ferita che brucia e domanda di essere guarita. E non c’è guarigione senza giustizia. Non parlo anzitutto della sempre fragile giustizia umana, bensì mi riferisco a quanto ci ha insegnato Giovanni Paolo II: «Nella passione e morte di Cristo – nel fatto che il Padre non risparmiò il suo Figlio, ma «lo trattò da peccato in nostro favore» – si esprime la giustizia assoluta, perché Cristo subisce la passione e la croce a causa dei peccati dell’umanità… Tuttavia, tale giustizia, che è propriamente giustizia «su misura» di Dio, nasce tutta dall’amore: dall’amore del Padre e del Figlio, e fruttifica tutta nell’amore» (Dives in misericordia, 7). 

La vera giustizia che fa fiorire, nella nostra esistenza, la dimensione del gratuito è il frutto che nasce dall’amore pieno, quello della croce di Cristo.

 

3. Gesù «rimproverò Pietro e disse: “Va’ dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini”» (Mc 8,33). Avere il pensiero di Cristo è un altro tratto essenziale della comunità cristiana. Ce lo siamo ricordato tante volte in questi anni di Visita Pastorale. Ma questo non è senza lotte. Noi tendiamo facilmente e spesso, come Pietro, a impancarci a maestri. Provvidenzialmente la misericordia del Signore ci scandalizza, sbaraglia la nostra misura. Così alla confessione di fede di Pietro («Tu sei il Cristo» Mc 8,29) subentra la sconfessione da parte di Gesù. Egli respinge la pretesa di Pietro e lo rimette nella posizione della sequela (Va’ dietro a me). Il discepolo è chi cammina dietro al suo Signore.

Questo profondo atteggiamento cristiano ha animato da sempre Casa Famiglia S. Pio X. E mi piace sottolineare a conferma la speciale cura con cui ininterrottamente la schiera dei Patriarchi a partire da San Pio X, ha creativamente promosso e vigilato su questo prezioso dono di carità e di giustizia. Così gli uomini e le donne di questa preziosa Casa non cessano di attuare pratiche virtuose e saperi innovativi. È questo un altro bel segno della fecondità dell’operare secondo il pensiero di Cristo. Le molteplici iniziative della Casa e gli approfondimenti scientifici che ne sono scaturiti – il volume già citato ne dà buona rassegna – lo confermano ampiamente.

 

4. «O Dio, nostro Padre, che nella santa Famiglia ci hai dato un vero modello di vita, fa’ che nelle nostre famiglie fioriscano le stesse virtù e lo stesso amore» (Orazione di Colletta). Un amore totalmente gratuito, capace di affermare in tutto e prima di tutto il bene e il destino dell’altro è la sostanza del rapporto quotidiano nella vita della famiglia. Un amore che, per questo, accetta la ‘strana necessità’ del sacrificio e non oppone volere a dovere. Un amore capace di quel “possesso nel distacco” che libera l’altro, non lo lega a sé.

In questo quadro si situa l’ultima, profetica fase del lungo percorso di Casa famiglia. Mi riferisco alla profonda intuizione del Cardinal Marco di chiedere a Mons. Silvio Zardon e alla Commissione famiglia di farsi carico di questa preziosa opera diocesana. Chi meglio di quanti vivono gli affetti familiari secondo il disegno di Dio poteva prendersi cura degli affetti feriti? Davvero questa sera il grazie della Chiesa veneziana per quanti, unendo carità ed intelligenza, hanno assunto, sviluppato e non cessano di incrementare questa opera si fa particolarmente commosso. Come non vedere che la carità medicinale praticata a Casa famiglia rappresenta un paradigma improcrastinabile per l’azione pastorale di tutta la nostra Chiesa? 

 

5. «Ma voi, chi dite che io sia?» (Mc 8,29). A ciascuno di noi, come ai primi, Gesù pone la domanda decisiva: Tu chi dici che io sia? Amici, la fede in Cristo Signore è il caso serio della vita e la vita cristiana non è una chiacchiera da salotto, né oggetto di dispute culturali, sia pure di alto livello. La fede chiede una responsabilità cioè una capacità di risposta personale e radicale. Con l’ausilio della Vergine Nicopeia vogliamo darla qui ed ora. Amen