Festa della Madonna dell'Angelo

FESTA DELLA MADONNA DELL’ANGELO – La cittadina di Caorle era tutta straordinariamente in festa domenica 12 settembre. La grande Festa della Madonna dell’Angelo, che cade ogni 5 anni, è stata ieri eccezionale: tutte le case addobbate a festa, l’immagine di Maria ovunque, le barche e i pescherecci colorati da festoni bianchi e azzurri e una folla festosa per le strette vie della località.

Nella mattina migliaia di persone da ogni dove hanno partecipato alla celebrazione della Santa Messa presieduta dal Patriarca in Piazza Vescovado alla presenza delle autorità cittadine e militari e di numerosi cittadini ed ospiti; nel pomeriggio si sono tenuti il canto dei vespri ed infine la processione via terra e via mare con l’arrivo in Sacheta della statua mariana, dove il Patriarca ha benedetto la città di Caorle e l’ha affidata alla Madonna dell’Angelo.

Viene qui di seguito pubblicato il testo dell’omelia del Patriarca:

1. Misericordia, vertice della comunicazione tra Dio e l’uomo

Anche chi non vive la fede in Cristo si porta dentro questo desiderio indistruttibile di salvezza e di redenzione. Anch’esso è parte della grammatica della lingua in cui Dio e l’uomo comunicano. L’esperienza della misericordia piena, il Crocifisso glorioso, costituisce, per così dire, il vertice dell’esperienza che ogni uomo può fare. Infatti, proprio in forza dell’essere perdonato l’uomo non si vede costretto all’auto-giustificazione attraverso la negazione del male compiuto: il male è tale e nulla può giustificarlo. Eppure, il peccato, la cui potenza distruttiva non sfugge a nessuno, non è più l’ultima parola sull’uomo se lo si riconosce e se ne domanda il perdono. L’uomo non è ultimamente definito dall’evidenza disperante del suo male, ma dal suo desiderio di salvezza.

2. Volto del Padre (Dives in misericordia) svelatoci da Gesù Cristo

* Hesed (grazia e fedeltà). «Ricòrdati di Abramo, di Isacco, di Israele, tuoi servi, ai quali hai giurato per te stesso» (Es 32,13). Mosè si appella a quanto c’è di più divino in Dio, come ci ricorda San Paolo: «Se noi siamo infedeli, egli rimane fedele, perché non può rinnegare se stesso» (2Tm 2,13).

* Gratuità assoluta: ama colui che ama per primo.

Raccontandoci le tre parabole della misericordia Luca ci dice che Dio non è soltanto il buono che perdona se un peccatore ritorna a lui, ma «cerca chi è perduto finché non lo trova» (cfr Lc 15,4). «Egli ci ha cercato, mentre noi non cercavamo lui. Si era dispersa una sola pecora; egli la trovò e pieno di gaudio la riportò sulle sue spalle. Era forse necessaria al pastore quella pecora o non era invece più necessario il pastore alla pecora?» (Agostino, In I Ep. Ioan. Tract., 8, 14).

Il Padre non aspettò in casa il figlio perduto, ma «gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò» (Lc 15,20).

* Sovrabbondanza dell’amore [«e così la grazia del Signore nostro ha sovrabbondato insieme alla fede e alla carità che è in Cristo Gesù» (1Tm 1,14)].

Per-dono: nel dono dell’amore è stato inserito un moltiplicatore infinito, oltre la misura della giustizia. “La carità supera la giustizia e la completa nella logica del dono e del perdono. La ‘città dell’uomo’ non è promossa solo da rapporti di diritti e di doveri, ma ancor più e ancor prima da relazioni di gratuità, di misericordia e di comunione” (Benedetto XVI, Caritas in veritate,6).

* «Ho trovato la mia pecora» (Lc 15,5). Il pastore o la donna non si rassegnano a perdere ciò che appartiene loro. L’appartenenza è il movente della misericordia. Per quanto straziati dall’errore dei figli, ogni madre ed ogni padre lo capiscono molto bene.

3. Condizione ed ostacolo alla misericordia

La condizione per fare esperienza della misericordia è riconoscere il proprio peccato. «Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te» (Lc 15,18). «Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori, il primo dei quali sono io» (1Tm 1,15). «La confessione allevia il delitto, quanto la dissimulazione lo aumenta. La confessione infatti manifesta disposizione alla riparazione, la dissimulazione invece all’ostinazione» (Tertulliano, De poenitentia, 8).

Ma c’è anche un ostacolo alla misericordia: il pensare di non averne bisogno (vedi anche parabola del fariseo e del pubblicano). Così ci si condanna a non capire il vero volto di Dio. Nella reazione del figlio maggiore vediamo Israele, i giusti di Israele che si dolgono che il Padre accolga i peccatori e offra loro il suo banchetto. Pensavano che la casa fosse loro e credevano di poter organizzare a modo loro le leggi del bene e del male. Ora scoprono che la legge del Padre è diversa e si risentono; è l’indivia per chi è perdonato.

4. Dal male il bene

«Si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: “Costui accoglie i peccatori e mangia con loro”» (Lc 15,1). Gesù andava a cercare i peccatori con grande scandalo dei farisei.

Dio, infatti, non vuole la morte del peccatore, ma che si converta e viva (cfr Ez 33,11).

«vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione» (Lc 15,7). Strana aritmetica. Ancora più strana gioia. Noi da Dio dobbiamo imparare soprattutto la gioia.

«Il significato vero e proprio della misericordia non consiste soltanto nello sguardo, fosse pure il più penetrante e compassionevole, rivolto verso il male morale, fisico o materiale: la misericordia si manifesta nel suo aspetto vero e proprio quando rivaluta, promuove e trae il bene da tutte le forme di male esistenti nel mondo e nell’uomo. Così intesa, essa costituisce il contenuto fondamentale del messaggio messianico di Cristo e la forza costitutiva della sua missione» (Giovanni Paolo II, Dives in misericordia, 6). Il sacramento della riconciliazione è il sacramento della gioia.

5. Testimoni della misericordia

Cristo è la misericordia del Padre e Maria ne è la Madre. «Nell’eterno consiglio del tuo amore ci hai dato nella beata Vergine Maria la regina clemente, esperta della tua benevolenza» (Prefazio), come ci testimonia lei stessa nel Magnificat. Chiediamole di essere, come San Paolo, eco della misericordia ricevuta: «Cristo Gesù ha voluto in me, per primo, dimostrare tutta quanta la sua magnanimità, e io fossi di esempio a quelli che avrebbero creduto in lui per avere la vita eterna» (1Tm 1,16)