Continua la proposta estiva attraverso la quale verranno forniti spunti di riflessione quotidiani secondo diversi filoni tematici:  famiglia, amore, matrimonio, educazione, fede, ragione….per continuare a riflettere sui numerosi spunti offerti da Family 2012 e per prepararsi all’imminente Anno che il Santo Padre ha dedicato alla Fede.

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Il padre è la memoria della propria origine. Perderlo significa anche bloccare il cammino e il senso del proprio destino

di Angelo Scola

Conoscere e apprezzare i valori trasmessi di generazione in generazione è la prima condizione per farli fruttare. E qui utilizzo ben volentieri un chiaro rimando alla parabola evangelica dei talenti (i «doni» ricevuti da Dio, che gli esseri umani sono chiamati a far fruttare per il bene personale e comunitario) per descrivere il «lavoro» implicato in ogni relazione educativa, espressione di amore autentico. Oggi, però, in particolare nelle nostre società occidentali un po’ «impagliate», qualcosa si è inceppato. La catena delle generazioni, che per secoli ha permesso la trasmissione (tradizione) di uno stile di vita buona di padre in figlio, sembra essersi spezzata. Certo, il ritmo ultrarapido con cui si trasforma il mondo in cui viviamo ci spiazza. Spesso è la stessa figura del padre a essere in crisi. E, nell’attuale modello più «affettivo» che «normativo» di famiglia, la figura vincente sembra essere quella della madre, che lavora e governa la casa. Ma è possibile essere madri ed essere figli, se il padre è latitante o ha smarrito l’identità? In altri termini: che cosa si perde, perdendo il padre? Perdere la memoria della propria origine significa anche bloccare il cammino e il senso del proprio destino. Le tre parole evidenziate rimandano ai tre elementi costitutivi del dinamismo dell’umana libertà: spiegarlo ci porterebbe però troppo lontano.

(Da Angelo Scola,  “Famiglia, risorsa decisiva” Padova, Edizioni Messaggero, 2012)