Viene pubblicata qui di seguito un’intervista al Patriarca pubblicata da IlSussidiario.net in occasione dell’appuntamento in data 16 maggio in Piazza San Pietro a Roma per il Regina Coeli con Benedetto XVI:

Eminenza, come legge il gesto che domenica 16 maggio il laicato cattolico compirà recandosi da Papa Benedetto XVI in occasione della recita del Regina coeli? 

Per quello che è. Un momento comune di preghiera e fraternità cristiana che assume un valore del tutto speciale perché il Regina coeli sarà guidato dal Santo Padre. 

Molti giornali parlano di un gesto di grande solidarietà nei confronti del Papa da parte dei fedeli. Sono i fedeli che possono dare sostegno al Papa o forse saranno proprio loro a riceverlo dal Pontefice? 

Nella vita della Chiesa la parola più efficace per esprimere il valore della preghiera è la parola comunione. La comunione o è visibilmente manifesta o, se resta pura intenzione, viene facilmente vanificata. Infatti la comunione vive solo nella compagine organica della Chiesa. La Chiesa poi è una compagnia guidata al destino e come ogni compagnia chiede coinvolgimento personale e docilità a chi la guida. In Italia domenica festeggiamo l’Ascensione cioè il dono dello Spirito di Gesù Risorto egli è la guida della Chiesa che passa in modo irrinunciabile dal compito del successore di Pietro. Domenica sarà una festa di comunione. 

Qual è il valore del Papa nella Chiesa, e come rende contemporanea la figura di Cristo nella storia?

Per rendere contemporanea la figura di Cristo nella storia dobbiamo seguire il metodo della vita cristiana che Lui ci ha indicato una volta per tutte: “Quando due o tre di voi saranno riuniti in nome mio, io sarò in mezzo a loro”. E sarà con noi fino alla fine del mondo. Il dono della fede e del battesimo si esprime nell’incontro personale con Cristo e nel permanere in questo incontro. Si è cristiani se ci si lascia coinvolgere da Gesù nel quotidiano. Siccome l’uomo non conosce una realtà se non la comunica, il cristiano per comprendere la comunione con Gesù deve comunicarla. Se uno è un cristiano è un testimone: lo spirito del Risorto è con lui e traspare dal suo essere, dal suo agire a beneficio di tutti i nostri fratelli uomini. Questa è la strada decisiva per rendere Cristo contemporaneo. E solo se mi è contemporaneo, mi può salvare. Il Papa ha come compito precipuo e singolare in quanto successore di Pietro quello che Gesù gli ha affidato: confermare tutti i suoi fratelli in questo atteggiamento di testimonianza. 

Il Pontefice nella recente omelia tenuta a Lisbona ha detto: «Cercate sempre il Signore Gesù, crescete nella amicizia con lui, ricevetelo nella comunione» e più avanti «Testimoniate a tutti la gioia per questa sua presenza forte e soave, cominciando dai vostri coetanei. Dite loro che è bello essere amico di Gesù e vale la pena seguirlo». Come si può vivere realmente questa amicizia con Gesù? 

Ancora una volta vivendo con decisa umiltà l’esperienza che Lui ha proposto ai suoi: la grande condizione è una comunione vissuta attraverso un’appartenenza forte a comunità cristiane ben visibili e documentabili. Si potrà così ripetere l’invito che egli fece ai due apostoli sulle rive del Giordano: “Venite e vedrete”. L’uomo postmoderno, che ha sete di felicità e libertà, anche quando si pensa postcristiano in realtà domanda comunità di vita buona e di pratiche virtuose. In ogni caso una simile domanda è al cuore di ogni cristiano autentico, proprio perché ha capito che la fede esalta la bellezza, la bontà e la verità dell’umano. 

Cosa l’ha più colpita del recente viaggio di Benedetto XVI in Portogallo? 

L’invito alla penitenza intesa nel suo vero significato: l’invocare il dono di saper andare nel profondo di noi stessi cioè al cuore dell’umano. L’affidamento a Maria che il Papa ha compiuto a Fatima è la via maestra per imparare questa supplica.