Vi proponiamo l’articolo pubblicato da «Le Figaro» del 29 settembre 2014

Cent’anni fa il nostro continente s’infilava nella guerra trascinando dietro di sé il mondo in un conflitto di cui non si è finito di misurare le conseguenze.

La Guerra del “14-“18 ha posto, in maniera tragica e nuova, il problema del valore della vita umana: quanti uomini e donne hanno pagato il prezzo del sangue? Quante famiglie hanno pianto un figlio, un padre, un fratello, un amico che non è tornato? Quanti genitori senza figli e quanti figli senza genitori? È tutta la famiglia europea che era in lutto.

Oggi nuove minacce pesano sul nostro continente. Pongono la stessa domanda sul valore della vita umana in termini differenti. Nella nostra economia liberale, il mercato non può diventare l’ultima norma, il bisogno non è l’unico punto di riferimento e l’uomo non deve trasformarsi in una variabile di adeguamento fra l’offerta e la domanda.

In vari paesi europei leggi e regolamenti autorizzano la surrogazione di maternità (GPA: Gestation Pour Autrui). Noi vi vediamo un doppio attentato alla dignità umana, contro i bambini da una parte, condannati “ad essere di fatto orfani di genitori vivi” (Giovanni Paolo II, Lettera alle famiglie, 1984) e contro le madri il cui corpo diventa una cosa, viene strumentalizzato, affittato…

Se ci si preoccupa della decisione recente della Corte europea dei diritti dell’uomo di istituire le filiazioni fittizie, bisogna salutare su tale questione la reazione tonica, creativa, giovane e continua della Francia. La Francia ha avuto il coraggio di dire no e lo stesso Presidente si è impegnato contro la surrogazione di maternità. La Manif pour Tous, oggi ben conosciuta in tutta Europa, aveva avvertito che cambiando la natura del matrimonio sarebbero venute altre rivendicazioni, che avrebbero snaturato l’adozione e che avrebbero organizzato la fabbricazione di esseri umani.

Ci sono di fatto in germe tutte le condizioni per uno schiavismo moderno dove il bambino è concepito come una merce, un commercio nel quale i più ricchi sfrutteranno i più poveri, e una accelerazione dell’eugenismo occidentale.

Visto dai nostri differenti paesi, quello che ci colpisce è che il movimento francese, sostenuto incontestabilmente da molti cattolici, si è costituito con credenti di altre confessioni, di altre religioni e non-credenti. Non si tratta quindi di una voce ecclesiale, ma di una voce francese che si fa ascoltare sul piano europeo e sul piano internazionale. La sua espressione, di popolo e di cittadinanza, dovrebbe ispirare l’insieme dei popoli occidentali e permettere alla Convenzione europea dei diritti dell’uomo di scegliere un dispositivo in grado di proteggere i diritti del bambino.

Non sarebbe un prolungamento logico della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo? Bisogna garantire i diritti del bambino a conoscere le sue origini e crescere per quanto è possibile con padre e madre, escludendo tutte le forme di contratto, finanziario o no, che lo privano di uno dei due genitori.

La fondazione di una famiglia non può essere di fatto l’espressione dell’unica volontà di qualcuno. Se l’aspetto biologico non costituisce tutta la filiazione, la filiazione non può farsi senza l’aspetto biologico. Essa prolunga ciò che è iniziato nel corpo.

Come hanno detto i nostri confratelli vescovi in Francia, se l’accesso alla fecondazione medicalmente assistita (FMA) e alla surrogazione di maternità (GPA) viene aperto, è tutta la filiazione che si troverà senza orientamento, è una generazione di bambini che verrà privata intenzionalmente di uno dei genitori.

Papa Francesco ci chiama continuamente a uscire da noi stessi e ad andare nelle periferie. Non si tratta in primo luogo di geografia, ma di esistenza. Nelle periferie della nostra umanità si trova la fragilità estrema, la ristrettezza e la povertà: quella dell’anziano e quella del bambino. È la nostra attenzione a quelle periferie che costituisce il cuore della nostra civiltà.

Noi vogliamo non solo ringraziare i francesi per il loro risveglio inaspettato e per il loro impegno incoraggiante – sarà molto utile, al momento opportuno, nei nostri paesi – ma soprattutto invitarli a restare fedeli alla loro storia.

Non si tratta delle loro radici, ma dei rami, dei germogli e dei frutti, in breve del futuro della nostra Europa.

Cardinale Angelo Scola, Arcivescovo di Milano

Cardinale Christoph Schönborn, Arcivescovo di Vienna

(leggi la versione in lingua francese)