GAZZETTINO – Viene proposto qui di seguito un articolo pubblicato sul “Gazzettino” venerdì 10 settembre in occasione dell’uscita del nuovo libro del Patriarca edito da Mondadori, Buone ragioni per la vita comune. Religione, politica, economia (pp. 120, Euro 17,50). (per ulteriori info sulla nuova pubblicazione si rimanda al post precedente).

Basta leggere un giornale. La crisi economica spaventa soprattutto il ceto medio, due famiglie su tre non ce la fanno ad affrontare una spesa imprevista di mille euro. Nel mondo, metà della popolazione non supera la linea dei 2 dollari al giorno procapite.

La politica è fortemente instabile in un Paese che ha bisogno di stabilità. La morale si è smarrita dietro inchieste giudiziarie per corruzione e l’arroganza di certo potere convinto dell’impunità. Al dialogo si è sostituita la rissa, le voci del dissenso sono accolte con lanci di insulti e di fumogeni. Le tensioni sociali lacerano, gli immigrati più che come risorsa sono visti come pericolo: c’è chi vuole inasprire il respingimento, chi – come in Francia – accompagna i rom alla frontiera con 30 euro in tasca. Quasi si potesse comprare tutto, anche la speranza e la libertà.

L’integralismo rialza la testa e fa leva sulla paura: a Milano un ministro nega lo spazio per una moschea; negli Usa un pastore battista vuole bruciare il Corano l’11 settembre per affermare una religione, una sola.

Ma non bisogna smarrire la fiducia nell’umanità. Siamo all’inizio di un tempo nuovo, all’uomo del Terzo Millennio è stata data la possibilità di scegliere chi vuole essere e che mondo vuole lasciare ai figli. Una grande scommessa che vincerà, ma lungo la strada avrà bisogno di consigli e di molte buone ragioni.

“Buone ragioni per la vita in comune: religione, politica, economia” (Mondadori, pagine 110, euro 17,50) s’intitola il libro di Angelo Scola, cardinale, Patriarca di Venezia, personaggio di primo piano della Chiesa che si è distinto in battaglie sulla bioetica, sulla forza del dialogo tra religioni e su temi sociali, dalla morale all’immigrazione. Scola sostiene con coraggio ad esempio l’idea di un “meticciato di civiltà e culture”.

Il cardinale scrive di un mondo che in vent’anni ha dovuto affrontare impreparato tre fatti devastanti: la caduta del Muro nel 1989 e la fine del comunismo, con la sconfitta delle ideologie; gli attentati dell’11 settembre 2001, coll’esplosione dell’integralismo e le guerre che sono seguite; la grande crisi economica del 2008. Non perde di vista la globalizzazione che rischia di rendere tutti differenti e per questo tutti uguali, ma si riporta costantemente in Italia. Il teologo si alterna all’antropologo, l’uomo di fede al sociologo laico. Non dimentica le origini, una famiglia operaia in un mondo contadino in riva al lago: non trascura i conflitti del mondo del lavoro, i pericoli di un paese per vecchi nel quale i giovani più fortunati sono precari.

Il libro è una riflessione sul ruolo della religione nella società in rapporto alla politica e all’economia. Dice Scola che lo Stato non è un contenitore vuoto e anonimo da riempire a piacimento, ma uno spazio non confessionale in cui ciascuno – con rispetto delle tradizioni – può portare il proprio contributo all’edificazione del bene comune. L’autore affronta il problema della laicità dello Stato, irrinunciabile; ribadisce che la libertà religiosa non ha bisogno di essere istituita dallo Stato, ma soltanto di essere riconosciuta come intrinseca all’uomo. Il modello di comportamento indicato è quello di “nuova laicità”.

Come può muoversi un cattolico, senza nascondere l’appartenenza alla Chiesa, in un ambiente che dimentica spesso la moralità, che cede alla tentazione di sostituire alla natura umana il criterio di vita biologica? Il cristianesimo – ribadisce Scola – non può essere visto come una religione civile che funga da collante sociale per le democrazie europee in affanno. Le religioni non devono esprimersi nella società in forza dei privilegi concessi dallo Stato, ma operare attraverso la famiglia, la scuola, le associazioni, i quartieri. La Chiesa collabora e sostiene la politica, non la sostituisce. Su morale e giustizia l’autore cita Sant’Agostino: “Se non è rispettata la giustizia, che cosa sono gli Stati se non delle grandi bande di ladri?”. La Chiesa ha una specifica funzione educatrice.

La caduta del Muro ha posto fine all’unità politica dei cattolici italiani, ma il fatto di non essere più garantiti da un unico partito, conclude Scola, può aiutare a “rendere pubblicamente ragione della fecondità sociale della propria fede”. Ecco il ritorno alla “nuova laicità” che deve vedersela col nemico più subdolo e pericoloso di questi tempi: l’indifferenza. Sono tante le buone ragioni per leggere un libro che è scritto con uno stile divulgativo e accessibile, anche quando deve trasmettere messaggi profondi.

Al pastore battista che vorrebbe bruciare il Corano, Scola dà una risposta col testamento spirituale di padre Christian de Chergè, priore del monastero in Algeria dove i religiosi furono trucidati dagli integralisti islamici. Aveva scritto quelle parole tre anni prima del massacro per allontanare il sospetto che “questo popolo che io amo venisse accusato del mio assassinio”. Per il monaco trappista tutti gli uomini erano suoi fratelli: “Padre nostro, Padre di tutti e due”.