Pubblichiamo una riflessione dell’Arcivescovo di Milano, cardinale Angelo Scola, preparata in occasione della sesta domenica d’Avvento.

L’angelo Gabriele entra nella vita di Maria non per sua iniziativa, ma perché «mandato da Dio» (Vangelo, Lc 1, 26). Dio è colui che per primo prende l’iniziativa, stabilisce con noi una solida alleanza la cui pienezza è la venuta di Suo Figlio, nato per opera dello Spirito, in vista della redenzione di tutto il genere umano. L’iniziativa di Dio mostra che Egli è il Signore della storia. E la sua iniziativa ha sempre il carattere del dono, dell’assoluta gratuità. «Piena di grazia»: alla Vergine è donata la pienezza della grazia perché, attraverso di lei, Gesù che è la Grazia in persona possa rendersi presente in mezzo agli uomini. «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra”» (Lc 1, 35). Nella sua stessa persona, nel suo corpo di giovane donna, Maria è chiamata a fare esperienza di come lo Spirito feconda la sua carne. È un prodigio umanamente impossibile che diventa reale, perché «nulla è impossibile a Dio» (Lc 1,37).

Ma il dono di Gesù, la Grazia, non sarebbe veramente tale senza la libertà di Colui che dona e di colui che riceve. Lo sviluppo del racconto di Luca presenta un intreccio in cui si alternano, in tre fasi, la proposta dell’Angelo (saluto, Lc 1,28; annuncio, Lc 1, 30-33; risposta/spiegazione, Lc 1, 35-37) e la risposta di Maria (turbamento, Lc 1,29; domanda, Lc 1,34; assenso, Lc 1,38a). Il racconto è un dialogo sostanziale tra la libertà di Dio e la libertà della giovane Maria. Si vede bene qui che tutta la vita è vocazione. Attraverso ciò che accade – realtà: situazioni, circostanze e rapporti – la libertà di Dio pro-voca la libertà dell’uomo, che risponde. La libertà della creatura, essendo una libertà finita, possiede sempre questo carattere di risposta.

Il racconto evangelico dell’Annunciazione ci mette davanti agli occhi il “cuore povero” di Maria. Il suo fiat, che conclude il serrato dialogo con l’Angelo, nasce da un ascolto profondo: un ascolto di chi si lascia fecondare. E la libertà di Maria non è affatto passiva sottomissione, ma adesione personale, “critica” e convinta: «Avvenga per me secondo la tua parola» (Lc 1,38b).

Il frutto dell’abbandono fiducioso, come quello della Vergine, è la pace: «E la pace di Dio, che supera ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e le vostre menti in Cristo Gesù» (Fil 4,4-7). Da qui la gioia: «Fratelli, siate sempre lieti nel Signore… La vostra amabilità sia nota a tutti. Il Signore è vicino!» (Fil 4,4-5). L’invito di san Paolo è motivato dalla certezza che il Signore è vicino. Col Natale di Gesù diventa possibile vivere tendenzialmente liberi dall’angustia, perché Dio è con noi.

In questi ultimi giorni che ci separano dal Natale risuona l’invito dell’Apostolo, infiammato dall’amore di Cristo per l’uomo. Per tutto l’uomo e per tutti gli uomini. Di questo sguardo che sa valorizzare, incoraggiare e sostenere ogni spunto di bene, di verità e di giustizia, abbiamo tutti estremo bisogno.