Nella Domenica di Pasqua, celebrazione che«definisce il senso compiuto e pieno della nostra fede», pubblichiamo la riflessione dell’Arcivescovo
«L’angelo disse alle donne: “Voi, non abbiate paura! So che cercate Gesù, il crocifisso. Non è qui. È risorto» (Mt 28,5-6). Sono le parole più importanti dell’annuncio pasquale. È l’irruzione del divino nella storia, che la smuove: «Ed ecco, vi fu un gran terremoto. Un angelo del Signore, sceso dal cielo, si avvicinò, rotolò la pietra e si pose a sedere su di essa» (Mt 28,2).
Alla paura umana Dio risponde personalmente facendosi presente nella storia per portarla a compimento. In questo giorno di Pasqua la Chiesa richiama alla nostra memoria la lunga strada che Dio, dalla creazione del mondo attraverso le diverse tappe della storia della salvezza, ha percorso con il suo popolo. Essa ci insegna così che tutta la storia, anche nei suoi momenti più bui (la schiavitù in Egitto), travagliati e contraddittori (la richiesta fatta ad Abramo di sacrificare il figlio della promessa), come in quelli pieni di nostalgia e speranza (gli annunci dei profeti) è guidata da un Padre. Egli, attraverso questa storia, ci educa.
Dio è in mezzo a noi anche oggi dentro i tragici e strazianti attentati di Bruxelles e di Parigi, quelli che insanguinano il Medio Oriente e l’Africa. È dentro il dolore di ognuno di noi per la morte di un nostro caro. È nella carne di quanti subiscono la cultura dello scarto.
Se Dio è fedele alle sue promesse, noi non riusciamo a mantenerci fedeli a Lui. L’«Eccomi» di Abramo e il riconoscimento «è il mio Dio» dell’Esodo sono continuamente traditi dal nostro peccato. Da qui il costante – e spesso inascoltato – richiamo dei profeti alla conversione («L’empio abbandoni la sua via e l’uomo iniquo i suoi pensieri» Is 55,7; «Lavatevi, purificatevi,… cessate di fare il male» Is 1,16). Ma l’annuncio dei profeti fa presagire anche il potere di Dio di compiere ciò che ognuno di noi non riesce a compiere. Egli lo fa in modo sorprendente: «I miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie» (Is 55,8).
In questa Pasqua impariamo, con commossa gratitudine, che la misericordia del Padre ha il volto del Figlio suo Gesù, “passo”, morto, risorto e “sacramentato”. Proprio perché Gesù è risorto e abita in mezzo a noi, ci accompagna lungo il cammino dell’esistenza, è possibile incontrarLo e cominciare a vivere insieme a Lui. Ce lo richiamava Papa Francesco parlando ad alcuni adulti che si preparavano a ricevere i sacramenti dell’iniziazione cristiana: «Gesù ci precede e ci aspetta sempre. Non si allontana da noi, ma ha la pazienza di attendere il momento favorevole dell’incontro con ciascuno di noi. E quando avviene l’incontro, non è mai un incontro frettoloso, perché Dio desidera rimanere a lungo con noi per sostenerci, per consolarci, per donarci la sua gioia» (Discorso ai catecumeni, 23 novembre 2013).
Buona Pasqua!