Sabato 30 gennaio si è tenuta a Mira (Ve) la tradizionale marcia-veglia per la pace promossa dalla Pastorale Sociale e del Lavoro in collaborazione con il Centro diocesano per gli stili di vita.

Al centro il titolo del messaggio annuale del Papa per la Giornata per la Pace: “Se vuoi coltivare la pace, custodisci il creato”, declinato a partire da un’approfondimento dei cinque sensi, attraverso i quali la persona entra in relazione con il creato e con Dio.

Qui si ripropongono alcuni dei punti affrontati dal Patriarca nella sua riflessione che ha concluso la marcia-veglia:

1. La marcia e veglia di oggi esprimono la concretezza della nostra fede.

Essa riguarda tutto l’uomo. E l’uomo conosce a partire dall’esperienza sensibile. Dall’esperienza delle cose concrete. Per questo è importante il rapporto con il creato.

 

2. Dottrina dei «sensi spirituali»

Ha in Origene il suo iniziatore. Scrive 1’alessandrino: «Il Cristo diventa l’oggetto di ciascun senso dell’anima. Egli chiama se stesso la vera “luce” per illuminare gli occhi dell’anima, il “Verbo” per essere udito, il “pane” di vita per essere gustato. Parimenti, egli è chiamato “olio” e “nardo” perché l’anima si diletti dell’odore del Logos, egli è divenuto “il Verbo fatto carne” palpabile e attingibile, perché l’uomo interiore possa cogliere il Verbo di vita» (Commento al Cantico TI, 167,25);

Agostino: «Che cosa amo in Voi, Signore mio, quando Vi amo? Una luce, una voce, un profumo, un cibo, un abbraccio: questo non lo sento se non dentro di me. La mia anima vuole far risplendere una luce, che non si trova nello spazio: ascolta un suono che non si può misurare col tempo; odora un profumo che il vento non porta via con sé; assaggia un cibo, che la fame non sazia; si avvinghia a qualche cosa, dalla quale non è mai saziata. Questo è ciò che io amo, quando Vi amo, Dio mio» (Confess. 1.IX, c.VI).

Il nostro io è uno di anima e di corpo. C’è una continuità tra l’esperienza sensibile e l’esperienza spirituale, che Sant’Ignazio di Loyola propone una ripetizione della contemplazione dei misteri dell’Incarnazione e della Nascita del Signore, esercitando l’applicazione dei cinque sensi, che rende direttamente presente nella percezione del senso corporale la percezione del senso spirituale: «Odorare e assaporare con l’olfatto e con il gusto l’infinita dolcezza della Divinità” e anche “toccare attraverso il tatto, così come abbracciare e baciare i luoghi calpestati da queste persone…» (Eser. Spir. 124-125).

Il sensus fidei non è un sapere dottrinale, ma è connesso a un vissuto, a una conoscenza «pratica» di Dio che porta ad assumere «il senso delle cose divine».

Liturgia eucaristica: il mistero celebrato è il mistero della fede, ma la liturgia eucaristica è esperienza che coinvolge tutti i sensi del credente: ascoltare la Parola di Dio proclamata, vedere le icone, le luci, i volti dei fratelli, gustare il pane e il vino eucaristici, odorare i profumi, l’incenso, toccare l’altro con l’abbraccio di pace… Nell’incarnazione la rivelazione è entrata nell’uomo attraverso tutti i sensi; nell’economia sacramentale la celebrazione del mistero coinvolge sì tutti i sensi dell’uomo, ma esigendo anche un loro affinamento e una loro trasfigurazione: si tratta di cogliere la realtà «in Cristo». I sensi non sono aboliti, ma ordinati dalla fede, allenati dalla preghiera, innestati in Cristo, trasfigurati dallo Spirito santo: il battezzato può così manifestarsi quale nuova creatura che «”vede” realmente il Figlio di Dio; “ode” e “ascolta” la sua parola; lo “tocca” e si nutre di lui; lo “gusta”; respira la vita nello Spirito Santo». Così si esprime l’esegeta Donatien Mollat mostrando l’emergere dei sensi spirituali nel quarto Vangelo.

 

3. Come il gesto di questa sera ha a che fare con la pace?

Ce lo dice Benedetto XVI: è la logica del dono

o «Il dono, per sua natura, oltrepassa il merito, la sua regola è l’eccedenza» (Benedetto XVI, Caritas in Veritate, 34). L’amore non calcola, è sovrabbondante.

o Nel suo Messaggio di quest’anno il Santo Padre parla del «rapporto dell’uomo con l’ambiente naturale, considerato come un dono di Dio a tutti, il cui uso comporta una comune responsabilità» (Benedetto XVI, Messaggio per la XLIII Giornata mondiale della pace, Se vuoi coltivare la pace custodisci il creato, 2).

o «La natura – dice il Papa nella Caritas in Veritate – è espressione di un disegno di amore e di verità. […] è a nostra disposizione non come «un mucchio di rifiuti sparsi a caso», bensì come un dono del Creatore che ne ha disegnato gli ordinamenti intrinseci, affinché l’uomo ne tragga gli orientamenti doverosi per “custodirla e coltivarla” […] non è solo materia di cui disporre a nostro piacimento, ma opera mirabile del Creatore, recante in sé una “grammatica” che indica finalità e criteri per un utilizzo sapiente, non strumentale e arbitrario» (Benedetto XVI, Caritas in Veritate, 48).

* La cura del creato implica la cura dei fratelli. Crisi ecologica dice urgenza di solidarietà.

«Ritenere… il creato come dono di Dio all’umanità ci aiuta a comprendere la vocazione e il valore dell’uomo. Con il Salmista, pieni di stupore, possiamo infatti proclamare: «Quando vedo i tuoi cieli, opera delle tue dita, la luna e le stelle che hai fissato, che cosa è mai l’uomo perché di lui ti ricordi, il figlio dell’uomo, perché te ne curi? (Sal 8,4-5)» (Benedetto XVI, Messaggio per la XLIII Giornata mondiale della pace, 2).

Segno della manna: Dio ha cura di noi. Noi siamo chiamati ad imitarlo prendendoci cura dei nostri fratelli.

«… Una comunione fraterna oltre ogni divisione, nasce dalla con-vocazione della parola di Dio-Amore. Nell’affrontare questa decisiva questione, dobbiamo precisare, da un lato, che la logica del dono non esclude la giustizia e non si giustappone ad essa in un secondo momento e dall’esterno e, dall’altro, che lo sviluppo economico, sociale e politico ha bisogno, se vuole essere autenticamente umano, di fare spazio al principio di gratuità come espressione di fraternità» (Benedetto XVI, Caritas in Veritate, 34).

4. Haiti, l’orrore delle guerre, la sete di pace non devono restare un puro impeto emotivo. Per questo il cristiano attua e propone stili di vita integrali:

* Ecologia umana ed ecologia ambientale (Caritas in veritate, 28. 51.61)

* Rapporto con Dio, con gli altri, con se stessi: relazioni buone. Nella Chiesa necessità di appartenenza a comunità vitale.