VISITA PASTORALE – Si è tenuto ieri, mercoledì 1 dicembre, l’incontro che ha concluso la Visita pastorale nel vicariato di Dorsoduro – Santa Croce – San Polo (Venezia). Il Patriarca, insieme ai suoi collaboratori,  ha incontrato, nella chiesa dei Gesuati, i rappresentanti delle diverse parrocchie e delle diverse realtà che grazie anche alla spinta della Visita, si stanno già muovendo in una direzione di maggior unità.

Viene pubblicato qui di seguito un passaggio dell’intervento del Patriarca:

«A partire dalla fine degli anni ’90 ci rendiamo conto che si deve passare coraggiosamente e decisamente dalla convenzione alla convinzione. Questo esige appunto ciò che Mons. Valter ha detto nel punto “c”: “esige l’aver chiaro il “per chi” e il “perché” io agisco”. Lui ha fatto una considerazione molto importante: ha detto che non si tratta di rinunciare alle iniziative, alle opere, a tutto quello che facciamo, non è questo. Si tratta di permeare tutto questo a partire dalla comunicazione del grande dono di Gesù che cambia me per la potenza del Suo Spirito, per l’appartenenza ecclesiale, per la forza dei sacramenti, per l’aiuto della Vergine Santissima e dei Santi, cambia me tutti i giorni e mi cambia soprattutto nel quotidiano.

Quindi la parrocchia non diventa più quel luogo per cui io vado a dare certi servizi o vado a domandarli, ma la vita di tutti i giorni è come se non fosse permeata, se non fosse attraversata. E qui ha fatto un esempio molto bello, “come l’unità e la comunione tra il marito e la moglie si faccia compito della educazione quotidiana della famiglia; non si fa a lato della famiglia e della vita”, così noi dobbiamo fare all’interno di tutta la nostra assistenza.

Allora, il motivo, cioè ciò che Nevio domanda, che il Risorto muova all’azione, implica questa fede. Questa fede che vedremo, lungo l’Avvento esprimersi, prima nel grande annuncio profetico, poi nella figura del Battista e, entro certi limiti anche con Zaccaria ed Elisabetta e, soprattutto, nella figura della Vergine e del suo castissimo sposo. Che sono presentati come l’emblema dell’attesa, ma questa attesa è tutta permeata di fede. Come fa Giuseppe ad accettare quel che vede? Perchè la sua attesa del Messia permeava il suo rapporto con Maria. Quindi, messo di fronte ad una prova così grande, col sostegno e con l’aiuto del Signore, che non ci fa ma mai mancare la Sua Grazia, riesce ad accettare e a trasformare continuamente questa circostanza assolutamente straordinaria, totalmente fuori dal comune e assume responsabilmente la paternità di Gesù. Perché? Perché la sua attesa del Messia era più forte di tutto, lui viveva aspettando il Messia, ecco la fede. Così noi dobbiamo vivere con Cristo nell’agire, nel quotidiano, nel modo in cui affrontiamo la famiglia, nel modo in cui affrontiamo il lavoro e nel modo con cui costruiamo e proponiamo la nostra condivisione del bisogno dei nostri fratelli.»