Is 60, 1-6; Sal 71; Ef 3, 2-3.5-6; Mt 2, 1-12

1. «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo» (Mt 2,2). I Magi rappresentano tutti i cercatori di Dio. Si muovono da terre lontane perché sanno tenere lo sguardo attento e il cuore spalancato ai segni della Sua Presenza. Quali sono questi segni? Il primo è la stella che dice la rivelazione cosmica, cioè del creato, di Dio. Il secondo è l’annuncio del Messia da parte del profeta Michea, ripreso dal Vangelo, che indica la rivelazione storica di Dio. Seguendo questi due segni i Magi riconoscono la presenza di Dio, misteriosa ma già familiare, nel creato e nel cammino dell’umana stirpe. Per questo i Magi si muovono per adorarLo. Anche noi oggi dobbiamo imparare dai Magi questo sguardo attento e questo cuore spalancato (ciò che la Scrittura chiama povertà dello spirito) per riconoscere Dio in mezzo a noi. Se Dio si è reso a noi familiare in Gesù Bambino, allora ogni uomo può trovare almeno le tracce della Sua presenza. Le opere Sue ci dicono che noi possiamo nominare Dio. Con questi occhi che non si stancano di scrutare il mistero di Dio, gli uomini possono guardare con serenità alle strabilianti scoperte delle scienze, ai movimenti di popoli e al loro bisogno di giustizia, alla necessità di un nuovo ordine mondiale in cui tenere in equilibrio i diritti inalienabili di tutte le genti e l’improcrastinabile compito della pace. Se Dio è con noi lo sviluppo integrale di uomini e popoli, richiamatoci con forza da Benedetto XVI nella Caritas in veritate, diventa una via percorribile.

Nell’Epifania Dio si rivela pertanto la risorsa necessaria affinché il desiderio costitutivo dell’uomo si realizzi.

2. L’evangelista Matteo suggerisce quale sia lo scopo della nascita di Gesù con dei precisi rimandi alla narrazione della Sua Passione e morte. Gesù viene al mondo per la nostra salvezza e questa passa attraverso il Suo sacrificio. Ne sono segni, secondo il brano evangelico, l’espressione «Re dei Giudei» (Mt 2,2) che coincide con l’iscrizione posta in cima alla croce, la riunione delle più alte cariche del potere religioso intorno ad Erode «Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo» (Mt 2,4) che trama la sua morte, l’insolito dono della mirra che serviva per l’unzione dei morti (Mt 2,11).

Il Figlio di Dio fatto uomo che, nei Magi, si rivela destinato non solo ai credenti ebrei ma anche ai credenti gentili, mostra la propria sovranità nel dono totale di sé fino alla morte e alla morte di croce: questo è il metodo con cui Dio salva il mondo in Gesù Cristo. E questa, nei modi e nei tempi stabiliti dal disegno del Padre, è anche la strada della nostra partecipazione alla Sua salvezza. Nella sua celebre poesia Il viaggio dei Magi il poeta Eliot descrive con acuto realismo le conseguenze di questa Nascita per gli uomini. Così fa dire ai Magi: «…per noi questa Nascita fu / come un’aspra ed amara sofferenza, come la Morte, la nostra morte. / Tornammo ai nostri luoghi, ai nostri Regni, / ma ormai non più tranquilli, nelle antiche leggi,/ fra un popolo straniero che è rimasto aggrappato ai propri idoli./ Io sarei lieto di un’altra morte». Questa santa inquietudine ci viene domandata, nella Solennità dell’Epifania, come stile di presenza nella nostra società eutoatlantica travagliata negli affetti e nel lavoro e spesso smarrita nel riposo.

3. «Cammineranno le genti alla tua luce, i re allo splendore del tuo sorgere» (Is 60,3). Cristo è davvero Luce delle genti (Lumen gentium) perché, come scrive San Paolo, tutte «le genti sono chiamate, in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità, a formare lo stesso corpo e ad essere partecipi della stessa promessa» (Ef 3,6).

Da qui sgorga, inesauribile, la passione dei cristiani ad incontrare tutti gli uomini della terra, a condividerne la vita anche nelle condizioni più provate e drammatiche, ad annunciare loro il dono del Salvatore, in dialogo leale ed instancabile con le tradizioni religiose di cui non intendono lasciar perdere neanche un frammento di vero e di bene.

Con la parola più propria questo dinamismo inesauribile si chiama missione. La missione della Chiesa è universale (cattolica). Alla comunione in Cristo – «a formare lo stesso corpo», dice Paolo nella Seconda Lettura – sono chiamati tutti gli uomini, nessuno escluso. La legge della comunione è di essere senza confini. Quindi porre un limite alla comunione (solo un popolo, solo una razza, solo una cultura …) non è ridurla, ma abrogarla. Se io pongo un limite alla comunione, se non vivo un’apertura incondizionata verso tutti e verso tutto, io falsifico la comunione, la perdo. Non è che la realizzo all’ottanta per cento; non la realizzo, tout court.

La missione poi è di tutti i cristiani. È la loro testimonianza in ogni ambito dell’umana esistenza; ma l’universalità della comunione si attua dentro il particolare. Il tutto vive sempre nel frammento. I Magi l’hanno toccato con mano: quel bimbo singolare, da loro adorato in una grotta dell’oscuro villaggio di Betlemme, è Dio, il Salvatore di tutti. Universale e particolare sono il duplice movimento del pulsare della vita ecclesiale.

Con speciale riconoscenza, pertanto, viviamo gesto eucaristico in unità di preghiera con tutti i missionari della nostra Diocesi sparsi nei diversi continenti.

E particolarmente intensa è la nostra gioia nel consegnare a nome di tutta la Chiesa di Venezia il crocifisso ad Alessia e Riccardo che stanno per partire come fidei donum per la Diocesi sorella di Nyahururu dove hanno già operato don Giovanni ed Elisa ed ora è all’opera don Giacomo. È qui presente per rinnovare il suo prezioso compito missionario anche Giovanna che è già missionaria in Madagascar. Ricordiamo inoltre con particolare affetto quanti, soprattutto giovani, non potendo essere fisicamente qui con noi oggi stanno in questi stessi giorni partendo per le terre di missione. Il loro dono è più significativo dei doni dei Magi. Da cinquant’anni la Chiesa lo identifica infatti come fidei donum: un dono di fede è il loro.

Carissimi Alessia, Riccardo e Giovanna, non dimenticatelo! Ricevendo il Crocifisso dalle mani del Patriarca o rinnovando, come nel caso di Giovanna, l’impegno – attraverso i compiti specifici legati alle vostre competenze – assumete la responsabilità di far brillare in voi stessi ed in quanti incontrerete il volto di Gesù, vero Dio e vero uomo, come l’unico adeguato movente e scopo della vostra missione ad gentes.

Questa disponibilità missionaria che, nel nostro Patriarcato, abbiamo incoraggiato qualche anno fa nella Festa dei giovani di Jesolo sta dando i suoi frutti. Ci auguriamo che molti altri giovani, e non solo, sappiano porre simili gesti di bella speranza nella nostra Chiesa.

4. Nella Solennità dell’Epifania anche a noi, come a San Paolo – questo ci ha detto la Lettera agli Efesini – è stato rivelato il mistero della salvezza e con esso ci è stato affidato il compito di annunciarlo a tutti i nostri fratelli uomini. Ha affermato il Santo Padre: «Il Signore Gesù è venuto in passato, viene nel presente, e verrà nel futuro. Egli abbraccia tutte le dimensioni del tempo, perché è morto e risorto, è “il Vivente” e, mentre condivide la nostra precarietà umana, rimane per sempre e ci offre la stabilità stessa di Dio. È “carne” come noi ed è “roccia” come Dio. Chiunque anela alla libertà, alla giustizia, alla pace può risollevarsi e alzare il capo, perché in Cristo la liberazione è vicina… Possiamo pertanto affermare che Gesù Cristo non riguarda solo i cristiani, o solo i credenti, ma tutti gli uomini, perché Egli, che è il centro della fede, è anche il fondamento della speranza. E della speranza ogni essere umano ha costantemente bisogno» (Benedetto XVI, Angelus 29 novembre 2009). Di questo i cristiani del Patriarcato intendono essere testimoni soprattutto in questo tempo di grazia segnato dalla Visita pastorale. E noi qui ed ora affidiamo di cuore il ministero di tutti i nostri missionari alla Vergine Nicopeia. Amen

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The Magi represent all men in search of God. Saint Paul annotes that «The pagans now share the same inheritance» (Eph 3,6). «Jesus Christ is not only relevant to Christians, or only to believers, but to all men and women. Christ, who is the centre of faith is also the foundation of hope. And every human being is constantly in need of hope» (Benedict XVI, Angelus 29th November 2009).

This is the source where Christians draw their passion to meet all men in every part of the earth and to share their life.

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Les Mages représentent tous les chercheurs de Dieu. Saint Paul écrit: «Les païens sont associés au même héritage […] dans le Christ Jésus» (Eph 3,6). «Jésus Christ ne concerne pas seulement les chrétiens, ou uniquement les croyants, mais tous les hommes, parce que Lui qui est le centre de la foi, est aussi le fondement de l’espérance. Et tout être humain a constamment besoin d’espérance» (Benoît XVI, Angelus 29 novembre 2009). D’ici jaillit la passion des chrétiens à rencontrer tous les hommes de la terre et à partager leur vie.

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Los Reyes Magos simbolizan a todos los que buscan a Dios. Escribe San Pablo: «Los gentiles son coherederos de la Promesa de Jesucristo» (Ef 3, 6). «Jesucristo no es importante sólo para los cristianos, o para los creyentes, sino para todos los hombres, porque Él, que es el centro de la fe, es también el fundamento de la esperanza. Y todo hombre tiene constantemente necesidad de esperanza» (Benedicto XVI, Ángelus del 29 de noviembre de 2009). De aquí nace la pasión de los cristianos por encontrar a todos los hombres de la tierra y compartir su vida.