Riportiamo di seguito, come spunto di riflessione, uno stralcio del cap. 4 del libro del card. Angelo Scola “Come nasce e come vive una comunità cristiana” (Venezia, 2007, Marcianum Press editore).
Missione come testimonianza
Come si attua la missione? Si attua solo come testimonianza. La passione a testimoniare fino ai confini del mondo – «mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria, fino agli estremi confini della terra» (At 1, 8 ) – viene molto più dall’interno della mia esperienza di fede che da una necessità o da un appello esteriore. Anche qui, come nell’educazione al gratuito, è in gioco una dinamica di cambiamento. Sono missionario anzitutto perché fa parte della mia natura di cristiano, non perché sono stimolato dall’esterno ad esserlo. Lo sono per un dinamismo intrinseco al mio essere cristiano. Sono missionario perché sono mandato da Gesù che è mandato dalla Trinità. È l’attuarsi del dinamismo del mistero trinitario dentro la storia, che coinvolge anche noi e si attua anche attraverso di noi; attraverso la nostra vocazione e la nostra missione; attraverso le nostre persone che lungo tutta la loro vita terrena, tendendo all’unità tra persona e missione, tra vocazione e missione, tendono al compimento.
Quindi questo andare fino ai confini della terra viene incontro ai mille bisogni dell’umanità, ma non ha come genesi questi bisogni. Come genesi ha la decisione della Trinità di comunicarsi e di comunicarsi in Cristo. Pertanto l’apostolo è tale perché lo Spirito del Risorto lo manda. Fa di lui un testimone attraverso il quale lo Spirito – non lui – unirà a sé (cumvinco) e tra di loro (comunione) quanti si lasciano coinvolgere nel suo soffio. Lo Spirito invia il cristiano e lo rende ponte – testimone da ter-stis (il terzo che sta fra i due) – lo fa testimone, perché lui stesso possa convincere – cioè unire a sé e tra di loro – quanti liberamente diranno il loro sì.
Ne deriva per il cristiano un grande respiro di libertà, su un duplice versante: anzitutto il testimone non si autorizza da sé. Nessuno si manda da sé: l’unico che non ha missione è il Padre. Il Padre è Colui che manda; ma persino il Figlio è mandato, lo Spirito è mandato. Nessuno si manda da sé. Inoltre l’invio rende liberi dall’esito. Siccome il senso della missione è che lo Spirito si serve di noi per convincere, se l’altro non si convince, non dipende da noi: noi siamo veramente servi inutili (cfr. Lc 17, 10).
Il Santo Padre, a Verona, ha detto in maniera profonda, questa verità della missione come testimonianza: «Ogni cristiano si trasformi in “testimone” capace e pronto ad assumere l’impegno di rendere conto a tutti e sempre della speranza che lo anima (cfr 1Pt 3, 15). Per questo occorre tornare ad annunciare con vigore e gioia l’evento della morte e resurrezione di Cristo, cuore del Cristianesimo, fulcro portante della nostra fede, leva potente delle nostre certezze, vento impetuoso che spazza ogni paura e indecisione, ogni dubbio e calcolo umano».