ARCIDIOCESI DI MILANO
MEMORIA DI SAN JOSEMARÍA ESCRIVÁ DE BALAGUER
Lev 19,1-2.17-18; Sal 111; 1Cor 9,16-19.22-23; Lc 5,1-11
DUOMO DI MILANO, LUNEDÌ 26 GIUGNO 2017
OMELIA DI S.E.R. CARD. ANGELO SCOLA, ARCIVESCOVO DI MILANO
«Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra» (Vangelo, Lc 5,3). Con queste semplici parole, il Vangelo inizia la narrazione di una scena di vita quotidiana che vede protagonisti il Signore, i discepoli e la folla. Gesù, il Figlio di Dio, condivide la vita ordinaria degli uomini, del lavoro dei suoi amici pescatori, chiedendo loro aiuto. Gesù ha voluto che il Suo annuncio avesse bisogno degli uomini, del loro lavoro. Egli scelse un particolare della vita quotidiana e ne fece l’occasione per chiedere l’aiuto degli uomini in vista della Sua missione.
«…Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: “Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca”» (Vangelo, Lc 5,4). Il Signore ci sorprende ancora una volta. Egli non domanda immediatamente a Pietro di aiutarlo nella predicazione, di fare guarigioni e miracoli. Gli domanda di “lavorare”, di fare quello che era solito fare ogni giorno con i suoi compagni: prendi il largo (tu) e gettate le vostre reti (voi). Accogliendo l’invito di Gesù, Pietro riprende e ricomincia a lavorare e la sua attività diventa occasione perché, con una pesca straordinaria, si manifesti la gloria di Dio.
San Josemaría fu ben consapevole di questo “stile” di Gesù, del Suo scegliere la via ordinaria per incontrare gli uomini e farseli amici. Per questo nella preghiera all’Inizio dell’Assemblea Liturgica abbiamo domandato al Padre «di essere configurati al tuo Figlio Gesù per mezzo del lavoro quotidiano». Non malgrado il lavoro! Non a margine del lavoro! Ma proprio per mezzo del lavoro quotidiano.
Carissime figlie e carissimi figli, domandiamoci: cosa significa questa affermazione “per mezzo del lavoro quotidiano”?
Tutti noi abbiamo ricevuto il più grande dono che si possa ricevere: la fede, l’essere cristiani. In forza dell’iniziazione cristiana siamo figli di Dio per il battesimo, testimoni di Cristo per il dono della cresima, e partecipi della mensa celeste grazie all’Eucaristia nutrimento quotidiano per il cammino. Questi tre sacramenti, che dicono l’identità del fedele cristiano, ci configurano a Cristo. Che cosa “aggiunge” al dono sacramentale – se possiamo parlare così – questo riferimento al lavoro quotidiano?
È importante, anzitutto, notare che questo richiamo al lavoro è rivolto ad ogni fedele cristiano: ai fedeli laici, ai fedeli consacrati nelle varie forme esistenti nella vita della Chiesa – da quelle monastiche a quelle laicali –, ai sacerdoti. Tutti i fedeli sono chiamati a vivere il lavoro quotidiano come decisivo mezzo per venire configurati a Cristo. Perché? Perché il lavoro, nell’orizzonte della fede, fa crescere la libertà. Il lavoro è occasione per accogliere il dono sacramentale di Cristo e farlo fruttificare nel tessuto quotidiano di circostanze e rapporti. È il luogo in cui memoria di Cristo ed esistenza tendono a coincidere, così che a tutti sia annunciato il Vangelo di Gesù. «Annunciare il Vangelo… è una necessità [ il lavoro è una necessità ] che mi si impone» (Epistola, 1Cor 9,16), abbiamo ascoltato nell’epistola. L’Apostolo può parlare in questo modo proprio perché l’annuncio del Vangelo coincide con la sua stessa vita. Per questo egli «si è fatto tutto per tutti» (Epistola, 1Cor 9,22): l’Apostolo non conosce nessuna forma di esclusione, non decide a priori chi incontrare e chi no. A questo il lavoro ci educa radicalmente: sul lavoro incontriamo chi ci viene posto accanto, non lo scegliamo noi. E negli ambienti di lavoro siamo chiamati a far coincidere il nostro operare con la memoria di Cristo risorto.
Lo aveva ben chiaro San Josemaría quando invitava tutti a «trasformare – con l’amore – il lavoro umano della nostra giornata abituale in opera di Dio, di portata eterna» (Forgia, 742). È significativo che egli abbia voluto sottolineare l’unità tra l’amore e il lavoro: essi sono, infatti, i cardini dell’esperienza umana che, trasfigurata gratuitamente dall’incontro con Cristo, diventa occasione di annuncio del Vangelo a tutti.
La santità a cui ci ha richiamato la Lettura: «Siate santi, perché io, il Signore, vostro Dio, sono santo» (Lv 19,1-2) è dono e cammino offerto ad ogni cristiano, si rivela come vocazione veramente universale, che non esclude nessuno, proprio quando si radica nel lavoro come la strada ordinaria a tutti donata.
Carissimi figli, per intercessione di Maria Santissima e di San Josemaría domandiamo al Signore la grazia di vivere il nostro lavoro come modalità privilegiata per venire sempre più configurati a Cristo Gesù. Amen.