MARIA – Viene riproposto qui di seguito il testo dell’omelia pronunciata dal Patriarca nel giorno della Festa dell’Assunzione di Maria. La solenne liturgia è stata celebrata nella basilica (già cattedrale) S. Maria Assunta di Torcello il 15 agosto scorso come momento religioso culminante delle celebrazioni per il Millennio della basilica stessa.

Ap 11,19;12,1-6.10; Sal 44; 1Cor 15, 20-26; Lc 1, 39-56

1. In Lei Dio ha «fatto risplendere un segno di consolazione e di sicura speranza» (Prefazio). Da questa millenaria Basilica di Torcello l’efficace affermazione del Prefazio della Solennità della Beata Vergine Maria Assunta in cielo diventi per tutti un cordiale augurio. Saluto in particolare la comunità di Torcello e quelle delle vicine Isole, le Autorità civili, militari, del Comune, della Provincia e della Regione. Saluto inoltre quanti sono collegati per radio e televisione.

Consolazione e sicura speranza: quale uomo, anche oggi, non sente la tenera forza di questa promessa? Perché Maria ci consola? Perché milioni di uomini in tutto il mondo guardano in questa giornata a Lei come a una inesauribile sorgente di speranza? La ragione ce l’ha data San Paolo nella Seconda Lettura: perché «Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti» (Seconda Lettura, 1Cor 15,20). Egli vive ora col suo vero corpo nel mistero della Trinità. Del potente avvenimento della risurrezione corporale Egli ha fatto partecipe Sua madre. E non solo, ma, in prospettiva, anche noi. «L’Assunzione della Santa Vergine non rappresenta solo una singolare partecipazione alla risurrezione del Suo Figlio, ma una anticipazione della risurrezione degli altri cristiani» (cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica 996). È questa, fratelli, la solida base su cui si fonda la nostra speranza.

Dall’affidamento d’amore reciproco tra il Figlio Gesù e Sua Madre Maria scaturisce un prezioso scambio di doni. In una celebre Omelia sull’Assunzione di Germano patriarca di Costantinopoli (733+), Gesù si rivolge alla madre con queste parole: «Affidami il tuo corpo; anch’io diedi in custodia la mia divinità al tuo grembo… La morte non avrà nulla da gloriarsi su di Te perché tu hai portato nel tuo grembo la Vita. Sei stata il mio recipiente; nessuna cosa lo spezzerà, nessuna caligine ti porterà nel buio» (Hom. in Assumpt. N. 1824-1826).

2. L’Assunzione in cielo di Maria ci dice la possibilità che nulla di noi vada perduto, che tutto di noi, anche il nostro vero corpo, sia salvato per sempre. Lo documentano alcuni tratti distintivi della persona che ha fede nella resurrezione della carne.

a. Come possiamo aver cura di noi stessi senza cadere in un culto ossessivo del nostro corpo che tiranneggia la nostra vita, a cominciare dalle meritate vacanze? Solo aprendoci all’autentica esperienza dell’amore fedele e fecondo, resa possibile dalla speranza certa della risurrezione.

b. Illuminati dall’albore della risurrezione fioriscono nel bell’amore relazioni ed affetti: i sacri vincoli familiari tra lo sposo e la sposa e tra i genitori ed i figli. Siamo così sfidati dalla Vergine Assunta a vincere, in noi e fra noi, le deformazioni dell’amore.

c. Sperare con Maria nella “vita per sempre” ci fa accogliere ogni concepimento e ogni nascita con l’esultanza di Giovanni Battista (cfr. Santo Evangelo: Lc 1,44). Quale profondo e gioioso amore per la vita suggerisce il sobbalzo del Battista nel grembo della madre! Ed Elisabetta, ispirata, dà voce a questo fatto naturale e ci fa salutare ogni madre come Ella salutò Maria: «Benedetta tu… e benedetto il frutto del tuo grembo» (Vangelo: Lc 1,42).

d. Con la compagnia della Madonna Assunta anche la morte, ad imitazione di quella del Suo Figlio benedetto, diventa l’atto supremo di abbandono tra le braccia del Padre. Tutte le sofferenze, i dolori, i mali – la Prima Lettura tratta dall’Apocalisse li personifica nel «gran drago rosso» (Prima Lettura, Ap 12,3) -, persino il male del nostro volontario peccato quando ne domandiamo perdono, non riescono a strapparci questa consolante speranza. Anzi, se guardiamo a Maria diventano misteriosa sorgente di fecondità.

3. Lo splendore dell’azione eucaristica che stiamo celebrando in questa Basilica dedicata all’Assunta fin dalle origini della vita in laguna, riceve un contraccolpo dalla potente scena del Giudizio Universale che ora mi sta di fronte. Gesù, vittorioso sul male e sulla morte, calpesta il diavolo e le porte spezzate degli inferi. Con la sinistra brandisce la croce, strumento di vittoria, e con la destra afferra Adamo trascinandolo fuori dal regno dei morti. Gesù lo libera ed in Lui vuole liberare tutti noi.

Chi di noi, uomini che non senza orgoglio ci dichiariamo post-moderni, può restare insensibile di fronte alla possibilità di questa effettiva liberazione della nostra libertà?

Certo non ci è risparmiata, ogni giorno, la lotta che il brano dell’Apocalisse descrive con la forte raffigurazione della «donna incinta» che «grida» per le doglie del parto (Prima Lettura, Ap 11,19). È travaglio e non crisi la parola che meglio descrive questa nostra epoca di grandi mutamenti. Se abbiamo il coraggio di guardare all’Assunta, possiamo aspettarci una nuova nascita. Personale e sociale. Questa è la nostra concretissima, consolante speranza.

4. Essa non è però a buon mercato. Il Magnificat (Vangelo: Lc 1,46-55), inno di esultanza, ci parla dell’azione di Dio in favore della persona di Maria e di tutto il popolo. Così anche il compito che la festa di oggi ci domanda è, nello stesso tempo, per ciascuno di noi e per tutto il popolo italiano. A partire da quanti, a tutti i livelli, hanno responsabilità ecclesiali, politiche e civili.

Sul piano personale domanda la pratica della fede, della speranza e della carità oltre che della prudenza, della giustizia, della fortezza e della temperanza. Virtù da esercitare sempre nel quadro imperituro dei Dieci Comandamenti.

E sul piano sociale ci chiede una forte “amicizia civile”. Dobbiamo apprezzare di più, nel nostro Paese, il valore concreto del vivere insieme. Proprio perché diversi, dobbiamo perseguire un reciproco riconoscimento tesi a costruire una società civile solidale e rispettosa di tutti, sicura ma aperta.

In questo senso la Festa di oggi interpella noi cristiani sia come fedeli, sia come cittadini. Ma anche chi crede di non avere o di non poter avere fede, chi non la pratica più può oggi mettersi all’ascolto di queste preziose indicazioni suggeriteci dalla Solennità della Vergine Assunta.

L’immagine di Maria in preghiera, raffigurata nella lunetta posta sopra la porta d’ingresso di questa splendida Basilica, diventi la nostra supplica: «O Vergine, commuovi con la tua preghiera Colui che è nato da Dio e purifica dal peccato». Amen.