MALTEMPO IN VENETO – Viene proposta qui di seguito un’intervista al Patriarca, trasmessa da Radio Vaticana, sulla recente alluvione che ha colpito il Veneto:
Voglio anzitutto esprimere la partecipazione nella preghiera e nell’affetto al dolore di quei familiari che hanno perso i loro cari. Poi la mia partecipazione alla grande prova – perché non so se risulta chiara a tutto il Paese la misura della devastazione – di tante famiglie della regione, molte delle quali hanno perso tutto e anche di molte piccole industrie – di cui il nostro Veneto è particolarmente ricco – che sono state messe in gravi difficoltà. Ma poi anche la mia ammirazione per la grande dignità con cui le persone stanno affrontando questo disastro e la forte solidarietà con cui si stanno reciprocamente sostenendo e stanno cercando una via d’uscita. Certamente sarà anche importante che le istituzioni facciano la loro parte e che tutti insieme cerchiamo di imparare anche da questa prova, molto dura, un rapporto autenticamente corretto con la natura, che vuol dire questo: riscoprirla come ‘creato’. Bisogna cioè superare due limiti con cui noi normalmente la trattiamo perché ci dimentichiamo che è ‘creatura di Dio’. Il nostro primo limite è che l’uomo si pensa come padrone assoluto della terra, considerata come una sorta di miniera da cui ricavare sempre tutto. Il secondo limite è un concetto astratto di relazione con il Creato stesso che confonde il mantenimento passivo dell’esistente con il rispetto della natura.
Il concetto teologico di ‘Creato’ sostituendosi a quello di natura aiuta perciò a prevenire disastri come questo?
Esattamente, perché mette in moto un rapporto equilibrato in cui il Creato è vissuto come la nostra dimora che Dio ci ha affidato, di cui dobbiamo prenderci un’attenta cura, e non sfruttarlo come dei dominatori, né d’altra parte pensare che senza il nostro intervento il Creato possa mantenere per le generazioni presenti e future il suo autentico destino. Dio ce l’ha veramente affidato e noi dobbiamo imparare a farcene carico. Certo, questo comporta una vera e propria rivoluzione mentale e del cuore, che non ha il carattere di altre rivoluzioni che vogliono tutto e subito. Sarà una rivoluzione lenta perché implicherà che miliardi di uomini cambino molti loro atteggiamenti, nei confronti dei prodotti della terra, delle relazioni con le acque, con i boschi, con i mari e con i monti. Una rivoluzione singolare, di lunghissima portata, già in parte cominciata, e che dobbiamo deciderci a portare avanti non ideologicamente.
L’imprenditoria locale rischia di trovarsi in ginocchio senza aiuti consistenti. Quale riflessione fare?
E’ necessario assolutamente che le istituzioni si facciano carico di questa situazione. In maniera chiara, costruendo dei tavoli di concertazione, ascoltando le esigenze di tutti e senza mai dimenticare che quando siamo posti di fronte a queste prove sono sempre gli anelli più deboli della società a pagare di più. Io mi auguro che ci sia realmente da parte di tutti – ma mi pare di vederla già – una disponibilità a un serio lavoro comune, è questo quello di cui abbiamo bisogno sempre a tutti livelli nel nostro Paese: un’amicizia civica e costruttiva. E quando si verificano circostanze eccezionali ed eventi traumatici di questo genere questa amicizia si dimostra ancora più decisiva
Ci sono state in Veneto testimonianze di carità concreta davvero forti…
Fantastiche, veramente, forti. Testimonianze di carità esplicita da parte di molti cristiani, ma c’è stata una mobilitazione da parte di tutti che ha mostrato una delle forze del nostro Veneto. E cioè che l’elemento di solidarietà è realmente ancora uno dei fattori più dinamici dell’edificazione della nostra vita sociale. E’ una cosa molto bella che nella prova e nel dolore dà consolazione e che apre a una speranza affidabile anche per tutti gli altri aspetti della convivenza nella nostra regione e nel nostro Paese.