Una nuova proposta per la lettura estiva dei giovani: “Caligola” di Albert Camus, Bompiani 2000.
L’intellettuale francese (Mondovi, 1913 – Villeblevin, 1960) lavorò al suo Caligola nel corso di vent’anni – dal 1937 fino alla versione “definitiva” licenziata nel 1958 – sottoponendo il testo ad un accanito processo di modificazione, di sottrazione e di aggiunta. La difficoltà prima era rappresentata dalla stessa natura dell’opera, che si proponeva come tragedia in un’epoca in cui quella forma teatrale pareva oramai drammaticamente superata dalla realtà. Camus scelse allora la definizione di “tragedia dell’intelligenza”, cancellando qualunque implicazione più o meno soprannaturale – nessuna divinità interviene a sostenere ovvero a punire le gesta del famigerato imperatore romano, reso furioso dalla morte della sorella-amante Drusilla – e negando al pubblico ogni catarsi. La tragedia, dunque, riguarda in modo esclusivo il suo protagonista, impegnato a lottare con le desolanti consapevolezze suggeritegli dalla sua viva e lucida intelligenza del mondo e delle relazioni degli uomini.
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