ROMA – Viene qui proposto il comunicato finale della 63ª Assemblea Generale della Conferenza Episcopale Italiana, tenutasi a Roma dal 23 al 27 maggio.

Conferenza Episcopale Italiana

63ª ASSEMBLEA GENERALE

Roma, 23 – 27 maggio 2011

 

Comunicato finale 

 

“La comunione nello Spirito Santo è la condizione del giusto discernimento”. Queste parole, pronunciate dal Card. Marc Ouellet, Prefetto della Congregazione per i Vescovi, nell’omelia della Concelebrazione eucaristica in San Pietro, individuano con efficacia i tratti caratterizzanti la 63ª Assemblea Generale della CEI (Roma, 23-27 maggio 2011). A essa hanno preso parte 231 membri e 18 Vescovi emeriti, a cui si sono aggiunti 22 rappresentanti di Conferenze Episcopali europee, i delegati dei religiosi, delle religiose, degli Istituti secolari, della Commissione Presbiterale Italiana e della Consulta Nazionale delle aggregazioni laicali, nonché alcuni esperti, in ragione degli argomenti trattati.

Uno spirito di comunione ha contraddistinto anzitutto la prolusione del Presidente, il Card. Angelo Bagnasco, che ha riletto, a partire dalla recente beatificazione, la figura e il magistero di Giovanni Paolo II, riproponendo la forza rigenerante dell’originalità cristiana, anche in un clima culturale segnato dal dilagare del secolarismo e del relativismo. Con fermezza, esprimendo “dolore e incondizionata solidarietà” alle vittime e alle loro famiglie, ha ribadito il dovere di affrontare l’infame piaga degli abusi sessuali perpetrati da sacerdoti; la preoccupazione per la crisi della vita pubblica e per l’individualismo indiscriminato che porta a ignorare le urgenze sociali; il bisogno di tutelare la persona in ogni momento della vita e la famiglia, come nucleo primario della società; la necessità di qualificare la scuola e di una politica del lavoro che abbia a cuore il futuro dei giovani. L’anelito alla comunione ha indotto a varcare i confini del nostro Paese, per soffermarsi sullo situazione del Medio Oriente e del Nordafrica, con particolare attenzione alla Libia, chiedendo un “cessate il fuoco” che apra la strada alla diplomazia e a un diverso coinvolgimento dell’Unione europea.

La comunione si è manifestata visibilmente nella celebrazione mariana del 26 maggio nella Basilica di S. Maria Maggiore, nella quale i Vescovi, riuniti in preghiera intorno al Santo Padre, hanno rinnovato l’affidamento dell’Italia alla Vergine Madre, nell’anno in cui ricorre il centocinquantesimo anniversario dell’unità politica.

L’Assemblea Generale ha esercitato il suo discernimento in particolare riflettendo sulle modalità secondo cui articolare nel decennio corrente gli Orientamenti pastorali Educare alla vita buona del Vangelo, approvati nel 2010. In quest’opera i Vescovi sono stati guidati da due relazioni magistrali, l’una volta ad approfondire cosa significhi introdurre e accompagnare all’incontro con Cristo nella comunità ecclesiale, e l’altra imperniata sulla sfida che il secolarismo pone all’universalità cristiana.

Continuando l’opera iniziata nella precedente Assemblea Generale, tenuta ad Assisi nel novembre scorso, i Vescovi hanno esaminato e approvato la seconda parte dei materiali della terza edizione italiana del Messale Romano. Fra gli adempimenti di natura amministrativa, spicca l’approvazione della ripartizione e dell’assegnazione delle somme derivanti dall’otto per mille.

A integrazione dei lavori, sono state svolte comunicazioni e date informazioni su alcune esperienze ecclesiali di rilevanza nazionale e sui prossimi eventi che coinvolgeranno le Chiese in Italia.

 

1. L’esperienza cristiana, via della bellezza 

L’educazione è il fulcro prospettico e l’impegno prioritario delle diocesi italiane nel decennio corrente: ciò impone un’attenta analisi delle dinamiche culturali in cui essa è chiamata a vivere. È fondamentale affrontare il discorso culturale per giungere a una proposta di fede, in una società nella quale il pensiero individualistico trasforma la libertà in privilegio del più forte e conduce alla deriva dell’indifferenza.

Oggi la secolarizzazione costituisce la condizione normale per ciascuno. L’approfondimento dedicato al tema ha aiutato a recuperare la genesi storica di questa situazione, che ha visto anzitutto venire meno la fiducia che la singolarità di Cristo conferisca unità e senso a tutto ciò che è umano. Questa frattura ha aperto la strada alla privatizzazione della fede e alla costruzione di alternative culturali all’universalismo cristiano, sfociate nelle ideologie del Novecento. La critica radicale all’Assoluto ha portato con sé anche la negazione degli assoluti antropologici, con l’avvento dei particolarismi, della frammentarietà e della solitudine, fino alla deriva nichilista.

Per non restare succubi e inerti, è indispensabile riproporre l’esperienza cristiana quale sintesi forte e bella, che individua nel Cristo il principio che ridona respira a tutto l’umano. Educare alla fede diventa così la prima urgenza e il primo servizio a cui la Chiesa è chiamata, dando respiro e profondità all’impegno culturale e alla testimonianza della carità. 

 

2. Con la forza di un incontro 

L’orizzonte della fede non muove da una dottrina o da un’etica, ma da un incontro personale. Nel dibattito in aula è emersa con forza la necessità di contestualizzare l’opera educativa della Chiesa nel panorama culturale, consapevoli del fatto che è questo il momento per indicare strade che introducano e accompagnino all’incontro con Cristo. In tale ottica, il lavoro in gruppi di studio – finalizzato a individuare soggetti e metodi dell’educazione alla fede – ha evidenziato anzitutto l’imprescindibilità, per la trasmissione della fede, di relazioni profonde di prossimità e di accompagnamento, nella linea dell’icona evangelica dei discepoli di Emmaus.

Molti hanno sottolineato come non manchino nelle nostre comunità sperimentazioni stimolanti e buone prassi, soprattutto nell’ambito dell’iniziazione cristiana dei bambini e dei ragazzi: un primo obiettivo operativo sarà quello di una mappatura delle esperienze, che ne consenta una conoscenza più diffusa in vista del discernimento.

La famiglia – spesso integrata dall’apporto dei nonni – resta il soggetto educativo primario, nonostante le fragilità che la segnano. Un nuovo rilievo può essere assunto dai padrini, se scelti in quanto persone disponibili e idonee a favorire la formazione cristiana delle nuove generazioni.

Accanto alla famiglia, rimane fondamentale il ruolo della parrocchia. Associazioni laicali, gruppi e movimenti vanno a loro volta valorizzati, verificandone con puntualità esperienze e proposte educative. Molto ci si attende dai sacerdoti: ribadendo la stima nei loro confronti, per la dedizione di cui danno prova, si chiede loro un salto di qualità, le cui basi devono essere poste sin dalla formazione in seminario. Educatore per eccellenza, il sacerdote non può a sua volta esimersi dal dovere della formazione permanente, antidoto al rischio di lasciarsi travolgere dalle esigenze del fare, perdendo i riferimenti complessivi del quadro culturale ed ecclesiologico, senza i quali l’attività pastorale si condanna alla sterilità.

I Vescovi hanno condiviso l’importanza di offrire una risposta accogliente e vitale in particolare ai cosiddetti “ricomincianti”: quanti, cioè, dopo un tempo di indifferenza o di distacco, maturano la volontà di riavvicinarsi alla pratica religiosa e di sentirsi parte della Chiesa. Un’attenzione specifica deve essere rivolta agli immigrati – specialmente alle giovani generazioni –, destinati a diventare parte integrante delle comunità ecclesiali e del Paese. 

 

3. La carità politica nasce dalla santità           

La prolusione del Cardinale Presidente è stata apprezzata per l’impostazione, l’equilibrio e l’ampiezza di sguardo. In particolare, i Vescovi hanno condiviso la preoccupazione per la situazione di precariato lavorativo che mette a dura prova soprattutto i giovani, e per la contrazione dei servizi sociali – a partire dall’offerta sanitaria. Il doveroso contenimento della spesa pubblica non può, infatti, avvenire penalizzando il livello delle prestazioni sociali, che è segno di civiltà garantire a tutti.

Unanime è l’impegno a investire energie per formare una nuova generazione di amministratori e di politici appassionata al bene comune. C’è bisogno in questo campo di luoghi, metodi e figure significative: tra esse, spicca per la sua esemplarità il Servo di Dio Giuseppe Toniolo, la cui prossima beatificazione costituirà un’opportunità per rilanciare un modello di fedele laico capace di vivere la misura alta della santità.

Gli abusi sessuali compiuti da ministri ordinati sono una piaga infame, che “causa danni incalcolabili a giovani vite e alle loro famiglie, cui non cessiamo di presentare il nostro dolore e la nostra incondizionata solidarietà”: stringendosi intorno al Cardinale Presidente e facendone proprie le parole ferme, i Vescovi hanno ribadito che sull’integrità dei sacerdoti non si può transigere. Condivisa è la certezza che chiarezza, trasparenza e decisione, unite a pazienza e carità, sono la via della perenne riforma della Chiesa.

Profonda sintonia è emersa anche nella valutazione della drammatica situazione libica: i Vescovi hanno chiesto con fermezza che le armi cedano il posto alla diplomazia; che l’Europa avverta come il Nordafrica rappresenti oggi un appuntamento a cui è essa convocata dalla storia; che l’impegno di accoglienza dei profughi sia condiviso a livello comunitario. Particolare riconoscenza va alle Caritas diocesane e alle associazioni di volontariato che si stanno spendendo per fare fronte all’emergenza, forti di un’esperienza di integrazione da tempo quotidianamente condotta. 

 

4. Sotto il manto della Vergine           

L’Assemblea Generale ha vissuto il suo momento più alto e toccante giovedì 26 maggio, stingendosi in preghiera intorno al Santo Padre per la recita del Rosario nella Basilica di S. Maria Maggiore.

In questo modo – come ha ricordato il Cardinale Presidente nell’indirizzo di saluto – si è voluto affidare l’Italia a Maria nel centocinquantesimo anniversario dell’unità nazionale, richiamando i tasselli di una memoria condivisa e additando gli elementi di una prospettiva futura per il Paese.

Papa Benedetto XVI, osservando che a ragione l’Italia può essere orgogliosa della presenza e dell’azione della Chiesa, ha esortato i Vescovi a essere coraggiosi nel porgere a tutti ciò che è peculiare dell’esperienza cristiana: la vittoria di Dio sul male e sulla morte, quale orizzonte che getta una luce di speranza sul presente. In particolare, ha incoraggiato le iniziative di formazione ispirate alla dottrina sociale della Chiesa e ha sostenuto gli sforzi di quanti si impegnano a contrastare il precariato lavorativo, che compromette nei giovani la serenità di un progetto di vita familiare. 

 

5. Liturgia, fulcro dell’educazione           

La liturgia costituisce il cuore dell’azione educativa della Chiesa. Continuando il lavoro intrapreso nella precedente Assemblea Generale (Assisi, 8-11 novembre 2010), i Vescovi hanno esaminato i materiali della seconda parte della terza edizione italiana del Messale Romano. Per completare l’opera, restano da affrontare gli adattamenti propri della versione italiana: essi saranno esaminati nella prossima Assemblea Generale, che si terrà a Roma nel maggio 2012. 

 

6. Adempimenti amministrativi, comunicazioni e informazioni 

Come ogni anno, i Vescovi hanno provveduto ad alcuni adempimenti amministrativi, fra cui spicca l’approvazione dell’assegnazione e della ripartizione delle somme provenienti dall’otto per mille per il 2011. I dati, come sempre riferiti alle dichiarazioni dei redditi effettuate tre anni fa, cioè nel 2008, confermano l’ottima tenuta del meccanismo dell’otto per mille: all’aumento complessivo del numero dei firmatari, è corrisposta la perfetta tenuta della percentuale di quanti hanno espresso la propria preferenza per la Chiesa cattolica. Ciò induce a perseverare nell’impegno di trasparenza quanto all’utilizzazione e alla rendicontazione di queste somme.

Si è data comunicazione degli esiti della rilevazione delle opere sanitarie e sociali ecclesiali presenti in Italia. È stato presentato il libro bianco informatico sulle opere realizzate grazie ai fondi dell’otto per mille, nonché il portale internet www.chiesacattolica.it. Si sono forniti ragguagli sul seminario di studio per i Vescovi sul tema dei rapporti fra Chiesa, confessioni religiose e Unione europea (Roma, 14-16 novembre 2011). Altre informazioni hanno riguardato la Giornata per la Carità del Papa, la Giornata Mondiale della Gioventù di Madrid, il Congresso Eucaristico Nazionale di Ancona e l’Incontro Mondiale delle Famiglie di Milano.

Infine, è stato approvato il calendario delle attività della CEI per l’anno pastorale 2011-2012. 

 

7. Nomine

La Presidenza della CEI, riunitasi il 23 maggio, ha nominato don Paolo Morocutti (Siena – Colle di Val d’Elsa – Montalcino) Assistente Ecclesiastico dell’Università Cattolica del Sacro Cuore – sede di Roma. 

Il Consiglio Episcopale Permanente, riunitosi il 25 maggio, ha provveduto alle seguenti nomine:

– Padre Michele Pischedda, Oratoriano, Assistente Ecclesiastico Nazionale della Federazione Universitaria Cattolica Italiana (FUCI).

– S.E. Mons. Luigi Marrucci, Vescovo di Civitavecchia – Tarquinia, Assistente Ecclesiastico Nazionale dell’UNITALSI.

– Don Danilo Priori (L’Aquila), Vice Assistente Ecclesiastico Nazionale dell’UNITALSI.

– Prof. Francesco Miano, Presidente Nazionale dell’Azione Cattolica Italiana.

– Dott.ssa Francesca Simeoni, Presidente Nazionale Femminile della Federazione Universitaria Cattolica Italiana (FUCI).

 

 Ha inoltre confermato:

– Avv. Salvatore Pagliuca, Presidente dell’UNITALSI.

– Mons. Antonio Donghi (Bergamo), Assistente Spirituale Nazionale dell’Associazione Opera della Regalità di Nostro Signore Gesù Cristo.

 

Roma, 27 maggio 2011