Intervento al Dies Academicus Facoltà Teologica del Triveneto

Martedì 2 marzo in mattinata il Patriarca è intervenuto al Dies Academicus della Facoltà Teologica del Triveneto. Questo il testo del suo intervento in qualità di Gran Cancelliere della stessa Facoltà:

«La teologia è ecclesiale per natura sua» . Questa affermazione dell’allora Cardinal Ratzinger può aiutare a mettere a fuoco il lavoro di ricerca, insegnamento e studio che ormai da cinque anni è in atto nella nostra Facoltà. La Facoltà Teologica del Triveneto è particolarmente impegnata nell’approfondimento della “teologia pastorale”. Il termine pastorale, rettamente inteso, esprime la natura salvifico-sacramentale della missione della Chiesa. Esso suggerisce, da un lato, che la teologia non può concepirsi indipendentemente dall’annuncio della Chiesa, anzi è «proprio questo annuncio l’oggetto della sua riflessione» . Dall’altro, che il criterio indispensabile per poter fare buona teologia è l’esistenza di un soggetto cristiano che viva l’appartenenza e la comunione ecclesiale quali condizioni permanenti per la sua indagine scientifica. In questo senso la nostra Facoltà, attraverso docenti, studenti e personale addetto coinvolti nella conoscenza appassionata della realtà alla luce della Rivelazione cristiana, è chiamata ad essere un luogo di reale fraternità e sororità cristiane.

Proprio perché dediti alla dimensione pastorale e pertanto “pratica” della teologia, occorre essere consapevoli dell’odierno contesto in cui la Chiesa si trova a testimoniare al “fratello uomo” l’esperienza cristiana. Esso è caratterizzato dal passaggio, per usare le parole di Taylor, da una società in cui era «virtualmente impossibile non credere in Dio, ad una in cui, anche per il credente più devoto, questa è solo una possibilità umana tra le altre» . L’emergere di un “umanesimo esclusivo”, per il quale è diventata concepibile l’eclissi di tutti i fini che trascendono la prosperità terrena dell’umanità, lascia spazio a una pluralità di opzioni e rende impraticabile una considerazione “ingenua” della fede religiosa. Tutti, credenti e non credenti, debbono ormai, secondo Taylor, far riferimento ad un nuovo sfondo “riflessivo” che ha mutato in profondità il peso ed il ruolo della religione nella nostra società.

In tali condizioni come proporre il messaggio cristiano con il suo insopprimibile carattere universale? E, per quanto qui più direttamente ci concerne, come motivare il compito di una Facoltà Teologica di parlare, a pari titolo con gli altri saperi, nella pubblica agorà?

Per rispondere a questi interrogativi è necessario ribadire che la pratica teologica, se correttamente intesa, scaturisce sempre da un soggetto ecclesiale immerso nel qui-ed-ora delle circostanze storiche che gli sono offerte. Infatti, in forza della ratio sacramentalis della rivelazione cristiana, le circostanze ed i rapporti non rappresentano un limite, o addirittura un ostacolo alla vita cristiana, ma, al contrario, sono il luogo provvidenziale – quasi-sacramento si potrebbe dire – in cui si realizza quell’inculturazione implicata nella natura incarnatoria della fede cristiana .

Ribadisco che ciò non comporta un impoverimento dell’esperienza cristiana, quasi che la purezza della Rivelazione rischi di corrompersi nel contatto con contingenze particolari. L’esperienza cristiana domanda però l’assunzione critica del significato di circostanze e rapporti, sempre storicamente e culturalmente situati, nell’orizzonte della logica sacramentale. La teologia allora non dovrà temere di raggiungere gli uomini di oggi nella concretezza e nel travaglio della loro esistenza a partire dalle loro domande più urgenti che spaziano, come ben vediamo, dalle difficoltà causate dal prolungarsi della crisi economica con le sue drammatiche ricadute sul mondo del lavoro, al mondo degli affetti e della vita rivoluzionati dalle biotecnologie e dalle neuroscienze, fino al destino delle nostre società segnate da un tumultuoso mescolarsi di popoli e culture e dalla civiltà delle reti.

Proprio per aver scelto la specialità di Teologia pastorale la nostra Facoltà non arriva impreparata a queste sfide. Ne è segno il fatto di aver previsto al suo interno, nella rete di Istituti che la costituiscono, curricula specifici in grado di preparare anche i fedeli laici ad operare in ambiti in cui la presenza cristiana può essere particolarmente benefica: mi riferisco, oltre ai classici percorsi legati all’insegnamento della religione, all’evangelizzazione e alla catechesi, alle specialità relative ai beni culturali, alla sanità, alla mediazione culturale, alle scienze della famiglia, a quelle della comunicazione, ecc.

Questa scelta, che la nostra Facoltà ha voluto con particolare determinazione, è profondamente pastorale (storico-salvifica) perché compiuta in funzione della missione della Chiesa e non in virtù di una strategia di penetrazione egemonica nei gangli vitali della società. Nasce da quella passione per l’uomo che nell’attuale frangente storico, assume una fisionomia del tutto speciale. Siamo passati dalla contesa sull’humanum (epoca delle ideologie fino al 1989) all’urgenza di una ridefinizione dell’uomo (attuale epoca di pragmatismo a basso tasso di relazionalità).

Chi vuol essere l’uomo del terzo millennio?

– Il suo proprio esperimento (Jongen)? In questo caso la morte dell’io di cui parlava Nietzsche significa di fatto la nascita di un io tecnocratico collettivo di cui l’uomo singolo è pura protesi e in cui le relazioni hanno un mero carattere funzionale-utilitaristico.

Oppure

– un io relazionale che in forza della logica di riconoscimento, promessa e compito (che ha la sua radice primaria nella famiglia aperta alla vita, pubblicamente ed oggettivamente fondata sul matrimonio tra uomo e donna) persegue l’equilibrata crescita della propria persona?

In questo contesto si spiega la scelta di porre a tema dell’odierna prolusione la sfida educativa. Al Professor Francesco Botturi va il più sentito ringraziamento per aver voluto onorare con la sua Lectio questo Dies academicus.

Ringrazio infine il Vice Gran Cancelliere e la Commissione Episcopale della Facoltà (in special modo S. E. Mons. Eugenio Ravignani), il Preside ed il Consiglio di Facoltà, il Segretario Generale e tutto il personale addetto dei diversi Centri per il lavoro compiuto in questo anno. Insieme ai docenti e agli studenti, che rappresentano la vera ragion d’essere di una Facoltà, essi fanno emergere nel quotidiano, anno dopo anno, il volto sempre più maturo della realtà accademica della Facoltà Teologica del Triveneto.