Un articolo del cardinale Scola  pubblicato oggi su “Il Giorno”: «Un modo di vivere nella storia che la spalanca al “per sempre” di Dio. Si apre così lo spazio per l’esperienza di una libertà compiuta, non più schiava della paura della morte. A Pasqua la vita trionfa. Risorgeremo e risorgeremo nel nostro vero corpo. Nasciamo quindi per non morire più»

«Si mostrò a essi vivo» affermaSan Luca; «apparve» dice San Paolo. Cioè “si fece vedere”, ma secondo una modalità diversa da quella solita a cui i nostri sensi sono abituati. Infatti né la Maddalena, né i due di Emmaus, né gli apostoli dalla riva del lago di Tiberiade, all’inizio, lo riconoscono. Che cosa occorre perché possa essere riconosciuto oggi, anche dall’uomo postmoderno decisamente poco propenso ad abbandonare il criterio della verifica empirica? Quale fu la strada per loro e quale quella per noi?

La prima apparizione di Gesù risorto che i Vangeli registrano è quella a Maria di Magdala, la peccatrice pentita perché rinnovata dal bell’amore. La possibilità di riconoscere Gesù risorto è anzitutto una questione di conoscenza amorosa.

La resurrezione inaugura una nuova dimensione dell’esistenza. Un modo di vivere nella storia che la spalanca al “per sempre” di Dio. Si apre così lo spazio per l’esperienza di una libertà compiuta, non più schiava della paura della morte.

A Pasqua la vita trionfa. Risorgeremo e risorgeremo nel nostro vero corpo. Nasciamo quindi per non morire più.

In questa prospettiva la Chiesa continua a proporre il Vangelodella vita a tutti gli attori della nostra società plurale. Afferma il bene universale della vita dal suo concepimento fino al suo termine naturale e invita a riconoscere il dono del figlio come frutto dell’unione d’amore tra l’uomo e la donna in cui spirito e corpo di entrambi sono coinvolti.

Il Risorto ci fa godere la vita in tutte le sue condizioni perché nulla di noi andrà perduto. Questo chiede consapevolezza e libertà piena. La tenerezza del Risorto continua ad indicare all’uomo del terzo millennio la strada del bell’amore come criterio per lasciarsi educare a tale umana pienezza.

I cristiani la propongono con rispetto ma con decisione come un insostituibile pilastro di vita buona.

Pubblicato su Il Giorno – (20/04/2014)