VENEZIA – E’ stata celebrata in serata di giovedì 21 aprile – nella Basilica di San Marco – la S. Messa “in coena Domini” con il rito della lavanda dei piedi, la reposizione e l’adorazione del SS. Sacramento nel battistero della cattedrale. Alla celebrazione presieduta dal Patriarca hanno preso parte, insieme ai numerosi fedeli, la Comunità marciana, la Caritas diocesana, le Arciconfraternite e le Scuole Grandi della città.

Viene qui di seguito pubblicato il testo dell’omelia pronunciata dal Patriarca:

1. La purezza è un dono

«Gesù… si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugamano di cui si era cinto» (Gv 13, 3-5). Gesù si mette in ginocchio davanti a noi per lavare ed asciugare i nostri piedi sporchi e renderci degni di partecipare al banchetto nuziale di Dio.

In tutte le religioni, fin dalle più antiche, sono presenti riti di purificazione: solo se è puro l’uomo può presentarsi a Dio ed entrare in comunione con Lui. Nel giudaismo dei tempi di Gesù il sistema delle purificazioni cultuali dominava l’intera esistenza.

Come è documentato più volte nel Vangelo di Marco, già il passare da una purezza esteriore, del corpo, ad una purezza morale, del cuore, era una rivoluzione. Ma Gesù, con la lavanda dei piedi, fa di più. È Lui in persona che ci fa puri: «Solo se ci lasciamo ripetutamente lavare, “rendere puri” dal Signore stesso, possiamo imparare a fare insieme con Lui ciò che Egli ha fatto. Ciò che conta è l’inserimento del nostro io nel suo l’avere parte con Lui» (J. Ratzinger-Benedetto XVI, Gesù di Nazaret 2, 77). La purezza è un dono. Non si fonda anzitutto sulle nostre fragili forze umane, anche se richiede la nostra responsabilità.

 

2. Il dono si fa compito

«Vi ho dato un esempio» (Gv 13,15): il dono diventa compito, ma resta dono. L’agire di Gesù diventa nostro, perché è Lui stesso che agisce in noi. “Quando sono caritatevole è Gesù che agisce in me (S. Teresa di Lisieux).

«Questo è il mio corpo, che è per voi» (1Cor 11,24). L’essere per è costitutivo di tutta l’esistenza di Gesù. Egli “salva” in tal modo una dimensione fondamentale di ogni uomo. L’io è sempre strutturalmente in relazione. Ogni uomo per essere se stesso, ha bisogno di vivere relazioni solide, all’interno delle quali fare esperienza reale del vero, del bene e del bello. È un errore gravissimo, e purtroppo anche molto diffuso, quello di pensare che essere liberi voglia dire spezzare i legami. No, essere liberi vuol dire vivere legami forti e stabili.

 

3. Chiesa corpo di Cristo

Messa “in coena Domini”: alla Sua cena sacrificale ci ha convocato questa sera il Signore Gesù. Nella profondità del nostro essere – dice san Bonaventura – è inscritta la memoria del Creatore, ma il peccato continuamente la oscura. Alla vigilia della Sua passione, il Signore Gesù, con la lavanda dei piedi e l’Eucaristia, rinnova la nostra memoria per ricreare il “nostro sapere di Dio.

Per questo il Signore Gesù consegna, con l’Eucaristia e con l’Ordine sacro, il Suo sacrificio, la Sua passione, morte e risurrezione nelle nostre mani, nel potere di noi uomini.

È il memoriale della Nuova Alleanza per il quale noi siamo risparmiati, salvati dal Signore, memoriale che evoca come ci ha ricordato la Prima Lettura, la Pasqua del Signore a favore del popolo di Israele.

«Il tuo unico Figlio, prima di consegnarsi alla morte, affidò alla Chiesa il nuovo ed eterno sacrificio, convito nuziale del suo amore, fa’ che dalla partecipazione a così grande mistero attingiamo pienezza di carità e di vita» (Orazione di Colletta). L’Eucaristia fa la Chiesa.

Afferma Agostino: «Al sacerdote che nel comunicarvi vi dice: “Il corpo di Cristo”, voi rispondete: “Amen”; voi cioè dite Amen (Così sia) a quello che siete e confermate di volerlo essere: corpo di Cristo. Siate dunque veramente membra del corpo di Cristo, affinché il vostro Amen sia sempre vero… (Agostino, Serm. 272). Seguiamo le orme di Gesù, Agnello innocente, nel Suo doloroso cammino verso il Calvario. Il Suo Venerdì Santo si imprima, per la potenza del Suo Spirito, nelle nostre menti e nei nostri cuori. Amen