Fonte: RadioVaticana
VENEZIA – Che cosa sta succedendo in Medio Oriente e, soprattutto, che ne sarà delle minoranze cristiane? Da questa provocazione prende spunto il Convegno di Venezia sul Medio Oriente, che ormai è un concetto allargato che va ben oltre le dimensioni puramente geografiche. Quest’area è oggi luogo di confronto, se non di dialogo, tra due mondi: quello occidentale e la sfaccettata realtà arabo-islamica. E, come stiamo vedendo, in questi giorni anche all’interno di quest’ultima stanno avvenendo rivolgimenti decisivi che avranno una inevitabile ricaduta sui futuri rapporti proprio con l’Occidente.
Apertura di rito al Convegno del presidente di Oasis, il cardinale Scola. Poi, le analisi dei testimoni diretti di quanto sta realmente avvenendo in Paesi investiti dai fermenti rivoluzionari: presuli e laici dalla Siria, Libia, Libano, Penisola Arabica, Giordania, Egitto, Tunisia, Nigeria e Pakistan. Aree, queste, in cui stanno avvenendo fenomeni che rappresentano una sfida anzitutto per la Chiesa locale, come ha sottolineato mons. Maroun Elias Lahham, arcivescovo di Tunisi. “Bisogna rispondere subito – ha proseguito il presule – alle istanze di democrazia e dignità umana. E’ un grido di dolore di fronte al quale non si può rimanere spettatori”. “Sarebbe un errore – ha detto poi il prof. Olivier Roi, orientalista e docente all’Istituto Universitario Europeo – considerare la ‘primavera araba’ come una semplice richiesta di cambiamento: è qualcosa di più radicale, che mette in crisi i punti fermi finora dettati nei Paesi della sponda sud del Mediterraneo dalle leadership politiche e dalle autorità religiose locali”.
Per ascoltare l’intervista rilasciata ai microfoni di Giancarlo La Vella si rimanda al sito di Radio Vaticana