È sempre più grave la persecuzione a danno dei cristiani che si consuma in molte parti del mondo tra il disinteresse generale. Drammatica la loro sorte in Medio Oriente. Un calvario passato sotto silenzio sul quale alza la propria voce l’Arcivescovo di Milano, il cardinale Angelo Scola per esprimere «il dolore e la preoccupazione. Le istituzioni intervengano per porre fine a questo calvario»
È sempre più grave la persecuzione a danno dei cristiani che si consuma in molte parti del mondo tra il disinteresse generale. Drammatica la loro sorte in Medio Oriente.
Un calvario passato sotto silenzio sul quale alza la propria voce l’Arcivescovo di Milano, il cardinale Angelo Scola, per esprimere «il dolore e la preoccupazione per le condizioni di violenza cui sono sottoposti i cristiani che vivono a pochi chilometri da noi, appena al di là del Mediterraneo, nell’indifferenza pressoché generale. In troppi Paesi del mondo professare la fede in Gesù Cristo significa mettere a repentaglio la vita, quella della propria famiglia e condannarsi a essere considerati cittadini di rango inferiore. Questa persecuzione, più feroce di quella subita dai cristiani nell’epoca apostolica, deve provocare e scuotere tutti noi che a Milano, in Italia e in Occidente crediamo troppo tiepidamente e siamo poco coraggiosi nell’impegnare la vita seriamente sul Vangelo, pagando almeno quel minimo prezzo necessario per vivere la fede con coerenza».
«Faccio appello – prosegue il cardinale Scola – a tutta la Chiesa ambrosiana e a tutte le donne e gli uomini di buona volontà affinché non manchi la preghiera incessante per la condizione drammatica di questi fratelli perseguitati. Ciascuno si impegni nell’aiuto concreto per i loro bisogni e alzi la propria voce presso le Istituzioni deputate affinché facciano quanto è in loro potere per intervenire a porre fine al calvario che da troppo tempo i cristiani stanno vivendo nella regione mediorientale».
L’intervento del cardinale Scola si unisce alla voce di altri vescovi europei.
Il cardinale francese Philippe Barbarin, arcivescovo di Lione – dopo avere guidato una marcia di solidarietà per i cristiani dell’Iraq nella sua città – si è recato in questi giorni nel Kurdistan iracheno con una delegazione di prelati d’Oltralpe, per testimoniare il sostegno della Chiesa francese ai rifugiati cristiani. Barbarin sta visitando le comunità cristiane della regione curda dove sono confluiti i cristiani in fuga da Mossul. «I cristiani di Mossul – si legge in un comunicato della Conferenza episcopale francese – sono nella loro terra, nella culla del cristianesimo. Sono i nostri fratelli maggiori nella fede. Come si può sottometterli al terrore e al ricatto al solo scopo di farli fuggire?». Le delegazione dei prelati francesi è stata accolta dal patriarca di Babilonia dei Caldei, S.B. Louis Raphaël Sako I, che nei giorni scorsi aveva inviato una lettera-appello proprio al cardinale Barbarin: «Sono triste per la timidezza del mondo civilizzato verso di noi. Il mio cuore sanguina per gli innocenti che muoiono o sono scacciati dalle loro case».
Anche i cristiani in Austria si stanno mobilitando: le chiese cristiane hanno sottoscritto insieme (primo firmatario l’arcivescovo di Vienna, cardinale Christoph Schönborn) una dichiarazione congiunta, in cui definiscono le marchiature delle case dei cristiani (“gli infedeli”), la loro cacciata e la distruzione delle chiese un «attacco alle fondamenta della civiltà, della dignità e dei diritti umani», appellandosi all’Europa finora indifferente alle vicende del Vicino Oriente e alla sorte dei cristiani di quelle terre.