Pubblichiamo una riflessione dell’Arcivescovo di Milano, cardinale Angelo Scola, preparata in occasione della prima domenica d’Avvento.

«Dove c’è la misericordia c’è Cristo» (Ambrogio, De Abraham 1, 6, 50). Cristo è il volto della misericordia del Padre. Noi lo attendiamo come rugiada dall’alto perché faccia fiorire il deserto della nostra vita e di quella del mondo. Il respiro delle nostre giornate, in queste settimane di Avvento, raggiunge così la domanda con cui si chiude la Scrittura: Vieni, Signore Gesù!

In modo particolare la liturgia del tempo di attesa del Natale è improntata alla venuta finale del Signore; in altre parole, al destino dell’uomo e del cosmo. Un “io” in relazione con Dio, che lo chiama, gli affida un compito, lo accompagna, lo sorregge e lo aspetta. Un “io” in cammino verso il compimento finale, non una mèta da raggiungere faticosamente con un’impresa solitaria, perché è Lui a venirci incontro.

«Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con grande potenza e gloria. Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina» (Lc 21, 27-28). Cristo Signore è il fine e la fine della storia e del cosmo.

Qual è, allora, l’atteggiamento con cui vivere il presente? Non «l’angoscia di popoli in ansia», né «la paura per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra» (Lc, 21, 25b e 26), ma la vigilanza, un atteggiamento dinamico di attesa e di speranza: «risollevatevi e alzate il capo».

Una vigilanza che si fa carità operosa, misericordia effettiva: «Camminate nella carità, nel modo in cui anche Cristo ci ha amato e ha dato se stesso per noi» (Epistola, Ef 5,2). Solo in forza di Colui che ci ha amato fino alla fine è ragionevole la richiesta di amare allo stesso modo e diventa possibile rispondervi. Un altro modo con cui l’Apostolo la esprime è «noi abbiamo il pensiero [e i sentimenti] di Cristo». L’Avvento ci richiama a prenderne coscienza e a conformarvi la nostra esistenza. In questo modo potremo collaborare all’edificazione della civiltà dell’amore nell’odierno contesto della società plurale.

In questa settimana siamo invitati dalla Liturgia a immedesimarci con il nostro Salvatore soprattutto visitando gli ammalati (opera di misericordia corporale) e ammonendo i peccatori (opera di misericordia spirituale). Attenzione! Si ammonisce l’altro riconoscendo se stessi come peccatori. Questo atteggiamento di confessione deve caratterizzare ogni assemblea ecclesiale, ogni incontro tra cristiani, ogni servizio e iniziativa.