"Città per la famiglia"

VENEZIA – Sabato 27 febbraio, alla Scuola di San Giovanni Evangelista a Venezia, ha avuto luogo il convegno “Città per la famiglia”; un’iniziativa promossa da Serra International Club (Distretto del Triveneto) e dal Forum Associazioni Familiari di Venezia con il Patrocinio del Comune di Venezia.
L’evento ha visto la partecipazione di numerose realtà istituzionali e cittadine (vedi dettagli sul convegno  in un post precedente).

Qui si riportano alcuni dei passaggi principali dell’intervento del Patriarca (presto sarà disponibilie il video del suo intervento).

Premessa

– Il mio intervento non sarà che un breve richiamo a quanto ho già avuto modo di dire in varie occasioni, in particolare nel Discorso del Redentore nel 2008.

– In secondo luogo esso ha come orizzonte la Dottrina Sociale della Chiesa ed in special modo il ricchissimo Magistero di Giovanni Paolo II sui temi del mistero nuziale (differenza sessuale, apertura all’altro, fecondità), del matrimonio e della famiglia che ad esso si collegano. Questa proposta ha un valore universale, non si limita al perimetro dei cattolici. I cattolici la immettono rispettosamente nell’odierna società plurale.

La famiglia come universale sociale e culturale

Per Lévi-Strauss (1908 – 2009): “unione socialmente approvata di un uomo e una donna e i loro figli” sono un fenomeno universale presente in ogni e qualunque tipo di società. Egli identifica in tal modo il proprium della famiglia.

La famiglia luogo di armonico sviluppo delle differenze costitutive dell’humanum

La famiglia non si definisce soltanto in riferimento ai soggetti che la compongono, ma individua un ambito relazionale di appartenenza.

Essa è la specifica società primaria che permette lo sviluppo armonico della doppia differenza costitutiva della persona: la differenza sessuale tra l’uomo e la donna e la differenza tra le generazioni (bis-nonni, nonni, padri, figli). Al di là dell’evoluzione che lungo la storia la fisionomia di famiglia ha potuto e potrà subire (Donati, Rossi ne daranno conto), essa non potrà perdere questi tratti universali e sociali. Ciò la rende cellula costitutiva della società. La famiglia non è una privata joint-venture.

Politiche integrali per la famiglia

La famiglia come unione stabile tra uomo/donna aperta alla vita deve essere promossa e non solo difesa in funzione della vita buona di una società civile avanzata. Un buon governo (mi riferisco qui a tutte le istituzioni) deve promuovere politiche integrali per la famiglia (non solo politiche sociali). Esse devono andare dall’obbiettivo rilievo dato alla famiglia secondo l’unicità propria prima descritta e, in Italia, sancita dalla Costituzione (cfr. art. 29-31; 37), alla promozione della vita dal concepimento fino al termine naturale: da una rinnovata visione del rapporto famiglia-scuola (libera) fino a politiche giovanili adeguate; da una politica fiscale equa fino a una politica di conciliazione tra famiglia e lavoro, dal supporto necessario per la cura degli ammalati cronici ed anziani fino a quello reso necessario dalla cura delle varie forme di emarginazione che la interessano. Nel rispetto del principio di sussidiarietà la famiglia va posta nelle condizioni di essere protagonista nella vita civile.

Chi vuol essere l’uomo del terzo millennio?

Questa visione domanda una interpretazione sintetica del contesto culturale che fa da sfondo alla transizione in atto. Siamo passati dalla contesa sull’humanum (epoca delle ideologie fino al 1989) all’urgenza di una ridefinizione dell’uomo (attuale epoca di pragmatismo a basso tasso di relazionalità).

Chi vuol essere l’uomo del terzo millennio?

• il suo proprio esperimento (Jongen): in questo caso la morte dell’io di cui parlava Nietzsche significa di fatto la nascita di un io tecnocratico collettivo in cui le relazioni hanno un puro carattere funzionale-utilitaristico. In questo caso l’uomo singolo è ridotto a protesi e la famiglia perde di significato;

oppure

• un io relazionale che in forza della logica di riconoscimento, promessa e compito (che ha la sua radice primaria nella famiglia pubblicamente ed oggettivamente fondata sul matrimonio tra uomo e donna) persegue l’equilibrata crescita della propria persona? La famiglia diventa allora insostituibile. Essa infatti, attraverso la generazione, assicura non solo la biologia ma anche la genealogia della persona (Giovanni Paolo II). Di conseguenza educa in quanto fa fare esperienza dei valori e non si limita ad enunciarli. Non “fai così” ma “fai con me così” (Deleuze).

Una città per la famiglia: imparare Venezia

Imparare Venezia deve diventare un programma organico di tutti i soggetti che abitano la società plurale e di tutti i suoi governanti. Se la vocazione di Venezia è di essere città dell’umanità come noi veneziani intendiamo interpretare in concreto questa vocazione?

Questa è, in ogni caso, una strada obbligata per accompagnare l’emergere della nuova fisionomia di Venezia. Secondo il principio della pluriformità nell’unità i Veneziani non sono solo i residenti anagrafici lagunari e terrafermani, ma, con le debite distinzioni, lo possono essere anche gli universitari, i lavoratori pendolari, quanti abitano da noi una seconda casa e, nel rispetto del binomio accoglienza-legalità, gli immigrati. Tutti costoro sono già noi. Così i milioni di visitatori potranno intrattenere una qualche relazione di familiarità con Venezia.

Imparare Venezia nella sua fragile e straordinaria bellezza fatta di varia umanità, culture, lavoro, arte, storia, amicizia civile, fede, ecumenismo, dialogo interreligioso è l’urgente ad-ventura.