Giovedì 4 aprile 2019 presso la Sede centrale della Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale, in Via Cavalieri del Santo Sepolcro 3, a Milano, si è tenuta una Conversazione teologica con il Cardinal Scola a partire dalla sua Autobiografia, Ho scommesso sulla libertà, Solferino editore.

Ascolta l’intervento completo:

 

Dopo aver brevemente introdotto l’incontro, il preside don Massimo Epis ha posto le domande preparate in precedenza da docenti e studenti che affollavano la Sala Convegni dell’ateneo.

Luogo e interlocutori avrebbero potuto lasciare questo incontro nelle secche della dottrina astratta, invece da subito la cosa ha preso tutt’altra piega. Secondo il registro del raccontarsi e del lasciarsi raccontare le domande di don Massimo e le risposte del Cardinale scorrevano come un ruscello di acqua limpida, rinfrescante e tonificante la vita. Ne diamo qualche assaggio per stuzzicare il desiderio di riascoltarle.

Sintetizzando in due parole il segreto dei maestri (Balthasar, De Lubac, Ratzinger, Giussani, San Giovanni Paolo II …) che ha avuto la grazia di incontrare e frequentare, fino al dono dell’amicizia con alcuni di loro, ha parlato di cuore di fanciullo e di spessore della preghiera personale. Di qui un formidabile criterio di metodo per il lavoro teologico, imparato da Balthasar: lo studio che non si può portare nella preghiera è inutile

Nel solco della potente intuizione iniziale della Deus caritas est ripresa da papa Francesco in Evangelii gaudium, il cardinal Scola ha più volte ribadito, inanellandola con i fatti, la sua più forte preoccupazione pastorale: se il cristianesimo decade da avvenimento a organizzazione, non si comunica più. Infatti un avvenimento passato si trasmette solo attraverso un avvenimento presente. E citando un brano di un racconto di Cechov, Lo studente, ne ha offerto una commovente documentazione.

“Quel poco che ho fatto nella mia vita era sempre legato a quel che mi succedeva, non a un progetto mio” ha detto en passant. Così, obbedendo a questo suggerimento della Provvidenza è nata Oasis. Come, trent’anni prima, da un gruppo di affermati teologi e di giovani ricercatori era nata Communio. Da circostanze irrilevanti, apparentemente casuali. Ma così feconde per la vita e la missione della Chiesa.

Il dialogo continua, familiare e appassionante da più di un’ora e l’uditorio andrebbe volentieri avanti, ma non c’è tempo. A malincuore si chiude, ma impegnandosi a creare un’altra occasione. 

Adiutor

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