Quarto appuntamento con il cardinale Angelo Scola, arcivescovo di Milano, che ogni sabato propone una riflessione in vista del prossimo Incontro mondiale delle famiglie. Ha iniziato mettendo in rilievo la centralità della famiglia, soggetto sociale per eccellenza. Si è poi soffermato sulla necessità di non lasciarla sola nella formazione degli adulti di domani. Quindi ha ragionato sulle povertà – soprattutto di relazioni – che colpiscono le famiglie. Oggi porta la nostra attenzione sulla famiglia come “soggetto economico”: l’appartenenza alla rete familiare, infatti, è fattore di sviluppo del “bene comune” nonché di elevata performance nel sistema educativo e delle relazioni. (Il Sole 24 Ore)

Riscoprire la famiglia in tutte le sue dimensioni richiede che la si consideri anche, in quanto – passatemi l’espressione – soggetto “economico”. Anzitutto essa rappresenta un’importante concentrazione di consumatori: per questo il mercato la cerca e la blandisce. Inoltre, per il suo carattere “inter-generazionale” è il luogo normale della soddisfazione dei bisogni elementari dei propri membri che possono attingere ad una ricca auto-produzione. Questo dato viene assai poco messo in rilievo. Basti pensare al lavoro femminile, a quanto esso sostenga, direttamente o indirettamente, la produzione di beni e servizi che, senza passare per il mercato, contribuiscono al ben-essere dei membri della famiglia.
Una vera e propria produzione di “beni” che, pur non rientrando nei calcoli del reddito nazionale, è stata ampiamente riconosciuta persino da chi – come Alesina ed Ichino – sostiene che la centralità della famiglia comporterebbe dei costi sociali molto forti derivanti, ad esempio, dalla minore partecipazione delle donne e dei giovani al mercato del lavoro.
Non pochi sono gli studi che vedono nella famiglia italiana una formidabile “unità produttiva”. In grado di fornire, in sé e da sé, sia beni e servizi che altrimenti dovrebbero essere acquistati sul mercato, sia effettive forme di assicurazione sociale, come l’assistenza e la cura degli anziani, degli ammalati o dei disabili, il sostegno ai suoi membri disoccupati o in cerca di lavoro… Non meno importante di questo profilo di famiglia come “unità produttiva”, per certi versi facilmente rilevabile, è il suo profilo di “piccola comunità decisionale”. L’espressione documenta l’intensità delle relazioni che fioriscono all’interno della famiglia a beneficio dei suoi membri.
La famiglia ha un ruolo decisivo nelle scelte di vita dei propri membri, in particolare dei figli che rappresentano il patrimonio su cui un Paese può contare per crescere. Essi, in questa prospettiva, sono un “bene comune” dell’intera società, non una mera voce di costo. A ben vedere, anzi, il loro costo costituisce una sorta di investimento nell’ottica di uno sviluppo sostenibile.