La riflessione e l’augurio dell’Arcivescovo in occasione dell’ultimo giorno dell’anno e della celebrazione del «Te Deum» che presiede il 31 dicembre presso la Chiesa di San Fedele a Milano.
di Angelo Scola
Arcivescovo di Milano
Secondo una bella e cara tradizione domani sera (il 31 dicembre n.d.r.) ci incontreremo come milanesi per la Santa Messa di ringraziamento nella Chiesa di San Fedele. Essa culminerà nel canto del Te Deum. Con questo antico inno ci rivolgeremo anzitutto al Padre di misericordia, in un secondo momento il nostro grazie tesserà la lode di Cristo Redentore.
Infine invocheremo dal Signore il dono della speranza che libera da ogni confusione: “Tu sei la nostra speranza, Signore, non saremo confusi in eterno”.
Ognuno di noi nel suo cuore farà memoria dei fatti che lo hanno condotto a questa Eucaristia per cantare il Te Deum.
Tutti insieme, in unione con tutti i nostri fratelli uomini, rivolgeremo a Dio una domanda sincera di salvezza consona al significato dell’Anno giubilare che stiamo celebrando.
Il mistero del tempo, che segna anche questo passaggio d’anno, trova il suo senso nella fede nel Figlio di Dio incarnato.
Lo incontra la storia della famiglia umana in tutta la sua interezza, dalla più profonda preistoria, che le odierne indagini scientifiche trasformano sempre più in storia, fino ai nostri giorni.
L’umano senso religioso, investendo il popolo, si fa religione, sorgente di costumi, di cultura e di civiltà.
Il lungo e sofferto cammino del popolo ebraico illustra paradigmaticamente questo percorso e la venuta del Dio Bambino imprime alla storia una direzione verso l’alto, senza annullarne cadute, contraddizioni e conflitti.
Ma anche la nostra storia personale, la nostra biografia ne è illuminata.
Il tempo perde il pungolo maligno dell’annichilimento, perché è abitato dal Cristo presente e vivo. Veramente nulla del passato perde il suo valore.
Ed il futuro è sostenuto dalla speranza, inerme virtù bambina, che con la sua tenerezza trapassa gioie e dolori.
Ringraziamo Dio per i doni che Egli ha dato a ciascuno di noi, alla nostra città, al mondo.
Il colore previsto dal rito ambrosiano per questa Solennità è il rosso, il colore del martirio.
Non c’è traccia di sentimentale ingenuità, tantomeno di oppiacea ideologia nella fede cristiana. I nudi fatti lo testimoniano.
Mai come in questi tempi tanti cristiani subiscono il martirio a causa della loro fede. Il loro sangue, come già dicevano i nostri antichi padri, è seme di nuovi cristiani. Anche per le nostre terre ambrosiane, per lo stanco Occidente, il martirio del sangue, subito da tanti fratelli, domanda ad uomini e donne che credono in Gesù il martirio della pazienza, condizione per affrontare con grande realismo il cammino dell’esistenza, che inevitabilmente di gioie e di dolori è fatta.
Così inteso il nostro Te Deum, di domani sera (il 31 dicembre, n.d.r.), non è un gesto a-critico.
La benedizione di Dio (Dio che dice di bene di noi) sgorga incessante dalla misericordia.
È l’augurio per il nuovo anno a tutti i milanesi.