Martedì 2 aprile 2019, presso la Fondazione Feltrinelli, dialogo a tutto campo tra un centinaio di studenti di diversi Atenei di Milano e il Cardinal Scola a partire dalla sua autobiografia “Ho scommesso sulla libertà” (Solferino, agosto 2018).

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Con ritmo incalzante ragazze e ragazzi interrogano il cardinale e, mentre si avvicendano a sedersi al suo fianco, don Marco Cianci, responsabile della pastorale universitaria, ne approfitta per infilarsi con qualche questione che gli sta particolarmente a cuore (un flash sugli ultimi tre papi tra continuità e discontinuità, “La Chiesa o cresce per attrazione o si condanna all’inincidenza fino al rischio dell’estinzione”: cosa ne pensa?).

Anche con le questioni poste dai giovani non si scherza: come ha fatto a restare saldo nella fede nelle vicende più difficili della sua vita (malattia grave, morte in un incidente stradale dell’unico fratello ancora giovane…)? Come possiamo vivere senza subire il ricatto dell’esito che invece insidia ogni azione o iniziativa? Si sente spesso parlare del rischio di ridurre l’Università a puro Self-service della cultura ed è sacrosanto: come uscirne?

Incuriositi dalla storia, vissuta in presa diretta, di un ‘68 sospeso tra una rivoluzione mancata, quella sociale politica, e una rivoluzione realizzata, quella sessuale e dei costumi, i cui esiti rovinosi continuano a farsi sentire sulla pelle dei ragazzi di oggi.

Conquistati dalla proposta di un’Università in cui sia possibile vivere un’esperienza di unità del proprio io, tra i diversi soggetti che vi lavorano, e tra i diversi saperi, necessariamente iper specialistici, con uno stile di vita comunitario.

Affamati di un senso per cui valga la pena di vivere e da comunicare, desiderosi di un confronto a 360° non solo nelle aule o dentro le mura degli atenei, ma nella città. Affascinati dalla vocazione, unica in tutta Europa, di Milano come cuore pulsante di una fede di popolo in cui si intrecciano senso religioso e responsabilità civile, promessa per giovani di altre terre, culture e religioni.

Dopo un’ora e quaranta di dialogo ininterrotto, i ragazzi non sono affatto stanchi, ma il cardinale incomincia a sentire lo scarto tra la loro riserva di energie e la sua. L’incontro si chiude con un aperitivo in cui c’è il tempo per scambiarsi i saluti e per strappare, da parte dei più audaci, a Scola la promessa di rivedersi magari a casa sua, in quel di Imberido.

Adiutor

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