Si è snodata per la calli di Venezia attorno a S.Marco domenica 14 giugno  nel pomeriggio la processione guidata dal Patriarca per la Festa del Corpus Domini. Intensa e numerosa la partecipazione dei veneziani a tale gesto.
Qui è disponibile l’omelia letta dal Patriarca Scola e la preghiera al Santissimo Sacramento per la città di Venezia.

Es 24,3-8; Sal 115; Eb 9,11-15; Mc 14,12-16.22-26

1. Alzatosi di buon mattino Mosé erige un altare e, con la collaborazione «di alcuni giovani israeliti» (Es 24, 5), si procura, mediante il sacrificio di giovenchi, il sangue che, versato in catini, spargerà metà sull’altare e a metà sul popolo. Il popolo, appositamente convocato, ascolta da Mosé la lettura del Libro dell’alleanza. Soprattutto vi aderisce proclamando a una sola voce: «Tutti i comandamenti che il Signore ha dato, noi li eseguiremo» (Es 24, 3).
Recuperiamoci, in questo momento, da ogni distrazione per immedesimarci in questa scena sacrale. Cosa esprime?
Il sangue nell’Antico Testamento è la vita ed appartiene a Dio. Significa che, in forza dell’alleanza, una stessa vita circola d’ora in avanti tra Dio ed il suo “primogenito” Israele. Dio e il suo popolo si appartengono perché, in un certo senso, instaura tra loro un rapporto di consanguineità. Si comprende quindi l’atto conclusivo di quell’antichissima azione liturgica che Mosé sancisce con una sobria ma solenne affermazione: «Ecco il sangue dell’alleanza, che il Signore ha concluso con voi sulla base di tutte queste parole» (Es 24, 8).

2. Non con «il sangue di capri e vitelli, ma in virtù del proprio sangue» (Eb 9, 12) Gesù si pone come «il mediatore della nuova alleanza» (Eb 9, 15). La vita che sgorga dal suo sangue è la vita eterna. Il sangue di Cristo ha la forza disarmante della realtà. Per espiare il peccato dell’uomo, il nostro peccato, Cristo offre la propria vita. Per questo la redenzione di Cristo, a differenza della liberazione antica, non è transitoria e bisognosa di continuo rinnovamento, ma è unica e definitiva («una redenzione eterna» Eb 9,12). «Questi è dunque colui che in sé solo offrì tutto quello che sapeva essere necessario per il compimento della nostra redenzione, egli che è al tempo stesso sacerdote, sacrificio, Dio e tempio: sacerdote, per mezzo del quale siamo riconciliati, sacrificio che ci riconcilia, Dio a cui siamo riconciliati, tempio in cui veniamo riconciliati» (S. Fulgenzio di Ruspe, Dal trattato: Sulla fede in Pietro).

3. Dalla sublime preghiera con la quale Gesù istituisce la Santa Eucaristia emerge con forza che la sua Alleanza ci dona la vita imperitura.
Sul ceppo del memoriale antico Gesù innesta la radicale novità del suo sacrificio di redenzione: «Questo è il mio corpo… Questo è il mio sangue» (Mc 14, 22 e 24). Nel linguaggio semitico «Prendete, questo è il mio corpo» (Mc 14,22) significa semplicemente e paradossalmente “Questo sono io stesso”. Trasformando sostanzialmente il pane ed il vino nel suo corpo donato e nel suo sangue versato Gesù anticipa la gloriosa passione del Golgota. Nella cena eucaristica i Suoi vi partecipano, fin da prima, ma anche noi, dopo duemila anni, abbiamo l’immenso dono di prendervi parte. Gustiamo ed adoriamo Cristo presente qui ed ora, vincitore del tempo e dello spazio, dominatore del cosmo. Il sangue del Redentore circola quale linfa vitale attraverso l’Eucaristia nella Chiesa e ci fa pregustare una intimità senza incrinature e senza frontiere con Dio.
E noi, mediante la piena, consapevole ed attiva partecipazione alla Santa Messa, siamo progressivamente educati a quel “culto umanamente conveniente” («culto spirituale» Rm 12, 1) che è l’offerta di tutta la nostra vita. Così, se lo riceviamo dalle Sue mani, nulla di ciò che viviamo è banale, ma tutto – ogni circostanza e ogni rapporto – viene investito dalla stessa potenza sacramentale dell’azione eucaristica.

4. Chiediamoci con cuore contrito: siamo degni di tanto dono? Realmente desideriamo sopra ogni cosa che la nostra vita assuma questa forma eucaristica? (Benedetto XVI, Sacramentum caritatis, 70). Il nostro modo di partecipare all’Eucaristia ci spalanca a condividere con i nostri fratelli uomini tutti gli ambiti dell’esistenza a partire dalla liberazione inaugurata dalla passione, morte, risurrezione di Gesù Cristo. Cominciando col non dimenticare la ancor sterminata schiera di chi non ha il pane per sfamarsi.
In questo solenne vespero possano questi interrogativi andare al cuore di tutti i, cristiani di Venezia, impegnati ormai da cinque anni nella Visita Pastorale: la Santa Eucaristia ci faccia riscoprire il dolce Cristo tra noi ed in noi.

5. Tra poco porteremo Gesù sacramentato in processione nel cuore della nostra città. Lo faremo perché la Sua presenza benedica la nostra Venezia e perché veneziani ed ospiti possano adorare Dio realmente presente nel Santissimo Sacramento. Con questo gesto vogliamo visivamente ricordare ai veneziani e agli ospiti che il fascino inesauribile di Venezia è segnato in modo indelebile da questa nuova ed eterna alleanza con Dio che vive e palpita nella realtà eucaristica.
Venezia non dimenticare il tuo Signore, la Vergine Nicopeia, i tuoi Santi!
Umilmente fieri di appartenere al nuovo popolo di Dio che attraversa la storia cammineremo dietro la bianca Ostia certi che Gesù presente e vivo è la forza che rinvigorisce ogni uomo. Anche noi, i cosiddetti uomini post-secolari e post-moderni, siamo più che mai pellegrini. Perché rinunciare allora al Panis Angelorum, factus cibus viatorum? Amen.

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PREGHIERA AL SS.MO SACRAMENTO PER LA CITTÀ DI VENEZIA

Signore Gesù Cristo, Pane di vita,
la città di Venezia oggi è qui davanti a te:
nella santa Chiesa, fondata sulla testimonianza di Marco,
che ogni giorno qui crede, spera e ama,
in coloro che hanno responsabilità di governo
e in tutti gli uomini e le donne che qui vivono,
lavorano, soffrono e gioiscono.

Noi adoriamo, o Cristo, il tuo Corpo glorioso,
nato dalla Vergine Maria;
per noi ti sei fatto cibo e bevanda di salvezza,
per noi hai voluto soffrire,
per noi ti sei offerto vittima sulla croce
e dal tuo fianco squarciato
hai versato l’acqua e il sangue per la nostra redenzione.
Per noi sei risorto, sei asceso al cielo,
hai inviato lo Spirito di santità
e ci attendi dove hai preparato
una mensa che non avrà mai fine.

Signore Gesù, nostro Salvatore:
benedici questa città,
assisti coloro che l’amministrano,
sostieni i presbiteri e i diaconi,
custodisci i religiosi e le religiose,
accompagna gli evangelizzatori,
proteggi le famiglie,
guida i giovani,
conforta gli anziani,
consola i sofferenti,
soccorri i poveri,
illumina gli sfiduciati
e accogli la nostra preghiera
di lode e di ringraziamento.

O Cristo, Agnello di Dio,
Corpo donato e Sangue versato,
che nella tua carne vivificata dallo Spirito del Padre
dài la vita ad ogni uomo,
confermaci nella tua Alleanza
iniziata nella creazione e compiuta nella tua Pasqua,
grazia che in questo Sacramento
rimane perennemente elargita alla nostra libertà,
dentro la storia di tutti gli uomini e di tutti i tempi.
Amen.