Continua la collaborazione del cardinale Angelo Scola, con il «Messaggero di sant’Antonio». Ogni mese si rivolge ai lettori della rivista parlando di vita buona, riallacciandosi all’omonimo libro-intervista con il giornalista Aldo Cazzullo.

 La Bibbia parla chiaro in tema di riposo: non ci si può riposare dimenticando Dio, né le proprie relazioni costitutive. E, soprattutto, senza aver fatto esperienza dell’essere stati perdonati.

di Angelo Scola

Quante volte nella Bibbia viene usato il termine riposo? Poco meno di 100! Incuriosito dall’insistenza con cui la Parola di Dio ritorna su questo vocabolo, sono andato a vedere (ormai, con l’aiuto di un buon motore di ricerca, è un gioco da ragazzi) e ho fatto delle scoperte interessanti. Anzitutto che il primo a riposarsi è Dio. Si può parlare di riposo dell’uomo perché si parla di riposo di Dio. Dio il settimo giorno si riposò dice l’inizio della Bibbia. Da qui deriva la legge del riposo per l’uomo: «non farai alcun lavoro… Perché in sei giorni il Signore ha fatto il cielo e la terra e il mare e quanto è in essi, ma si è riposato il settimo giorno» (Es 20, 10-11). L’uomo è a immagine di Dio, perciò è chiamato a vivere con lo stesso ritmo del suo Creatore. D’altra parte Dio, in quanto tale, non si stanca! Gesù, infatti, dice: Mio Padre è sempre all’opera (cfr. Gv 5,17).

In che senso, allora, il libro della Genesi parla di riposo? «Nel settimo giorno Dio portò a compimento il lavoro che aveva fatto» (Gen 2,2): il riposo segnala un compimento, una pienezza, non semplicemente la fine della fatica. Di questa pienezza può godere fino in fondo solo Colui che è il dominus, il Signore di tutta la realtà. Il riposo, vissuto in questa prospettiva, educa l’uomo a realizzare nel tempo il proprio compimento. Continuando a seguire le tracce della parola riposo nella Scrittura, ne è emersa un’altra valenza. Il riposo attesta l’avvenuta liberazione. «Ti darò riposo da tutti i tuoi nemici» (2Sam 7,11), «Colui che divise le acque davanti a loro… li guidava al riposo» (Is 63,12.14), «Non siete ancora giunti al luogo del riposo e del possesso che il Signore sta per darvi» (Dt 12,9). Opera della creazione e memoriale della liberazione si tengono così per mano.
Inoltre, come il dono della libertà così quello del riposo, che ad essa consegue, non si ferma al singolo, ma trabocca sull’intera comunità: «Non farai alcun lavoro, né tu, né tuo figlio, né tua figlia, né il tuo schiavo, né la tua schiava, né il tuo bue, né il tuo asino, né il tuo bestiame, né il forestiero che dimora presso di te, perché il tuo schiavo e la tua schiava si riposino come te. Ricordati che sei stato schiavo nella terra d’Egitto e che il Signore, tuo Dio, ti ha fatto uscire di là con mano potente e braccio teso» (Dt 5,14-15). Se, come abbiamo già avuto modo di notare, non si può dire fino in fondo io, se non dicendo io-in-relazione, il riposo riguarda tutte le relazioni costitutive della persona: con Dio, con gli altri e con se stessi. «Venite a me voi tutti che siete stanchi e oppressi e io vi darò riposo» (Mt 11,28). È Lui la fonte del riposo. La prima relazione da vivere, per riposare veramente, è quella con Dio, nel Figlio suo Gesù.

In questa brevissima inchiesta sul riposo nella Sacra Scrittura emergono alcune caratteristiche che possono costituire interessanti criteri di verifica circa il modo con cui un cristiano vive il riposo. Anzitutto, dimenticando Dio o eliminandolo dalla sua vita, l’uomo non può riposare veramente. Né dimenticando tutte le proprie relazioni costitutive. L’autentico riposo, infatti, nasce dal vivere la comunione. Congregavit nos in unum Christi amor (l’amore di Cristo ci ha riunito in una sola cosa, ndr) dice un antico canto gregoriano. Il vero riposo dunque congrega (passatemi il termine) non disgrega. C’è, infine, un legame molto stretto tra riposo e perdono. Un uomo non può trovare autentico riposo senza l’esperienza di essere perdonato. Non per nulla sant’Ambrogio, commentando Gen 2,2 fa questa riflessione: «Dio aveva creato il cielo ma io non leggo che si fosse riposato; aveva creato il
sole, la luna, le stelle, gli animali, gli alberi, ma non leggo che si fosse riposato. Leggo invece che Dio, creato l’uomo, si riposò, perché c’era finalmente qualcuno al quale potesse perdonare». C’è molto da riflettere, mi pare. Che ne dite?