Appunti dall’Omelia del Cardinale Angelo Scola

in occasione del conferimento del sacramento della Cresima

Parrocchia di San Giorgio martire

Imberido di Oggiono, domenica 20 ottobre 2019

 

 

Carissimi ragazze e carissimi ragazzi,

madrine, padrini, genitori, parenti e amici,

 

vorrei che tutti fossimo consapevoli del grande momento che stiamo vivendo. Oggi purtroppo la nostra partecipazione alla vita della Chiesa, nostra Madre e Maestra, è talora un po’ soffocata da un ritmo di vita pesante, dai tanti problemi sofferenze fatiche, insieme però a gioie e speranze. Inoltre senza accorgercene ci lasciamo “contagiare” da una mentalità che tende, soprattutto negli intellettuali, a considerare il cristianesimo come un fatto se non superato almeno inincidente. Così soprattutto noi adulti – i nostri ragazzi no, perché si sono preparati bene a questo momento – possiamo avere la tentazione di viverlo solo perché vogliamo bene ai nostri figlioli o ai nostri nipoti e non vogliamo lasciar loro mancare nulla. Perciò ci teniamo a mantenere la grande tradizione in cui siamo nati che prevede dopo il Battesimo e la Comunione anche la Cresima. Poi però spesso non siamo sufficientemente attenti ad aiutarli a vivere il significato di ciò che in questo momento succede.

 

  1. Quando verrà il Paraclito

La prima cosa la voglio dire a tutti, perché le cose fondamentali della vita valgono sempre, da quando uno nasce fino a quando muore. Con gli anni si potranno comprendere in maniera più o meno profonda… Comunque tante volte, celebrando questo sacramento, ho avuto modo di constatare che i ragazzi, quando sono seri, sono più profondi di me, di noi adulti.

Come narra il Vangelo che abbiamo ascoltato, a un certo punto Gesù dice: «Quando verrà il Paraclito, lo Spirito della verità» (Gv 15,26).

Ragazze e ragazzi, il Paraclito viene adesso per voi. Tra poco con l’unzione del vescovo celebreremo la Sua venuta. Chi è allora lo Spirito che Gesù chiama “il Paraclito”?

Paraclito è una parola greca – oggi abbiamo tra noi una ragazza greca – che significa chiamato vicino. Il Signore ti invita chiamare vicino a te il suo Spirito perché, come ci ha ricordato all’inizio don Maurizio, ti accompagni lungo tutta la vita.

Paraclito era anche il termine con cui in un processo si identificava l’avvocato. Veniva chiamato così colui che stava vicino all’imputato per difenderlo.

La parola paraclito significa anche consolatore. Lo Spirito è dunque uno che ci sta vicino per consolarci, cioè per non lasciarci soli. Grazie al Consolatore noi non saremo più soli ma attorniati, oltre che dai nostri cari legati a noi dalla carne e dal sangue, da tutti i nostri fratelli e sorelle cristiani.

Questa è dunque la prima cosa importante che non dovrete dimenticare. Con la sacra unzione del crisma, voi non ricevete solo i sette doni dello Spirito Santo, non solo i dieci frutti della Sua presenza, ma ricevete in voi, se sarete fedeli a questo gesto, la presenza dello Spirito stesso di Dio.

 

  1. Lo Spirito dà la vita

«Lo Spirito – dice l’Epistola che abbiamo letto – tende alla vita e alla pace» (Rm 8,6). E voi dovete essere ben consapevoli che, in forza del sacramento che tra poco riceverete, lo Spirito di Dio, «abita in voi» (Rm 8,9).

Un’idea dello spirito ce l’avevamo già guardando alla nostra vita quotidiana. Infatti, al di là di tutte le grandi scoperte della scienza tanto esaltate – e giustamente quando sono fatte per promuovere la dignità umana – è evidente che il nostro corpo è fondamentale, perché noi comunichiamo attraverso il nostro corpo. Se tu mi sorridi mi fai passare un modo di guardarmi, se mi guardi in cagnesco me ne fai passare uno opposto. Ma attraverso il corpo è tutta la persona che passa. In particolare passa il nostro spirito, ciò che abbiamo nel cuore, ciò che noi desideriamo profondamente.

Oggi possiamo dire con maggior consapevolezza che noi viviamo grazie allo Spirito che sceglie, orienta la nostra vita. Se Dio, attraverso Gesù che dà la sua vita per noi, ci dona il suo Spirito e lo manda ad abitare in noi vuol dire che questo accompagnamento non ci lascerà mai, per tutta la vita, qualunque cosa possa capitarci. Ricordatevelo bene: a qualunque cosa c’è sempre rimedio se non dimentichiamo la presenza dello Spirito in noi.

 

  1. Io sono ricco di amore e di fedeltà

Possiamo essere aiutati a capire ancor meglio questo fatto perché lo Spirito non dà solo la vita e la pace, come ci ha detto san Paolo, ma è amore. Lo abbiamo visto nella Prima Lettura, in cui si narra che Mosè ama talmente il suo Signore, con cui c’è già un rapporto di grande familiarità, da volerlo vedere in faccia. “Non è possibile – gli risponde Dio – che tu mi veda prima di morire”. Ma poi si commuove prestandosi ad un gesto bellissimo: «io ti porrò nella cavità della rupe e ti coprirò con la mano, finché non sarò passato. Poi toglierò la mano e vedrai le mie spalle, ma il mio volto non si può vedere» (Es 33,22-23). E mentre passa, Dio ricorda a Mosè: «Io sono il Dio della misericordia, lento all’ira e ricco di amore e di fedeltà, che conserva il suo amore per mille generazioni» (Es 34, 6-7)

Ragazzi, queste sono cose bellissime perché sono le cose più vere della vita. Man mano che la vita si allunga – lo vedrete – si capisce sempre più che senza lo Spirito che Gesù ci ha donato andando sulla croce, l’esperienza dell’amore in noi diventa sempre più scontata, ovvia, banale, perde la sua forza di vita. Invece lo Spirito dell’amore ci dà tanta forza per vivere.

Voi questo lo sperimentate un po’ con i vostri genitori, anche quando siete lontani da loro, soprattutto quando siete un po’ in difficoltà. Quando, per esempio, a scuola non ce la fate a risolvere un problema, vi viene da pensare ai vostri genitori per chiedere loro aiuto, anche se sono lontani, anche se non sono lì fisicamente. Attraverso il vostro spirito raggiungete il loro spirito e trovate forza energia coraggio.

 

  1. Anche voi date testimonianza

C’è un’ultima parola da aggiungere, prima di ricevere il sacramento. La prendo dal Vangelo. «Quando verrà il Paràclito, [il Consolatore, Colui che adesso voi chiamate vicino] che io vi manderò dal Padre, … egli darà testimonianza di me». Lo Spirito Santo dà testimonianza a Gesù, è la modalità con cui Gesù vi sta vicino. Perché anche voi adesso siete più vicini a Gesù. «e anche voi date testimonianza» (Gv 15,26-27).

Come? Attraverso la nostra vita. Noi tutti, penso soprattutto a noi adulti, dobbiamo dare testimonianza a Gesù nel modo con cui viviamo. Il che non vuol dire non sbagliare, non vuol dire non avere fragilità, ma vuol dire lasciarci aiutare dalla Messa della domenica, dalle preghiere, da un segno di croce quando ci si sveglia la mattina, da un’Ave Maria prima di dormire, lasciandoci realmente guidare da Maria e dall’immensa compagnia dei Santi, che celebreremo tra pochi giorni. E anche dai nostri cari che sono già passati all’altra riva.

 

Oggi per Imberido è una grande festa ed è bene che voi tutti facciate festa a queste ragazze, a questi ragazzi; ma senza dimenticare tutto ciò che la Chiesa ci ha insegnato con la liturgia della Parola. Amen