INDIRIZZO DI SALUTO AI PARTECIPANTI AL CONVEGNO INTERNAZIONALE “SACRA LITURGIA MILANO 2017”

Porgo il mio cordiale benvenuto a tutti i partecipanti al Convegno Internazionale “Sacra Liturgia Milano 2017”, alle Loro Eminenze i Cardinali Robert Sarah e Raymond Leo Burke, e in particolare a Sua Eccellenza Dominique Rey, vescovo di Fréjus-Toulon, che ha voluto, dopo Roma, New York e Londra, scegliere Milano come sede del Convegno. 

Riflettere sulla natura della liturgia e sulla prassi celebrativa è sempre di primaria importanza nella vita della Chiesa. La liturgia infatti – come ci ha insegnato il Concilio Vaticano II – è la fonte e il vertice della vita della Chiesa. In questo modo, soprattutto per una grande metropoli come Milano, tutta presa da molteplici attività, il vostro Convegno sarà senz’altro un richiamo e un’occasione per una pausa di riflessione, per riscoprire la profonda radice religiosa della nostra storia e della nostra cultura.

Come ben sapete la diocesi di Milano da sempre celebra la liturgia secondo un rito suo proprio, il rito ambrosiano: esso prende nome dal patrono sant’Ambrogio e, pur con alterne vicende, si è tenacemente conservato fino ai nostri giorni. Gli Ambrosiani sono fieri del loro rito, non in forza di un particolarismo sterile, ma perché sono convinti che esso, con i suoi tesori di spiritualità e di dottrina, è un arricchimento per l’intera Chiesa cattolica, nella quale la Chiesa dei santi Ambrogio e Carlo si sente pienamente e vitalmente inserita, nella fedele comunione con il Successore di Pietro. 

Per questo mi congratulo che gli organizzatori del Convegno abbiano voluto inserire una serie di interventi di carattere storico e teologico proprio sui vari aspetti del rito ambrosiano.

Ma è necessario non solo conoscere; è necessario anche parteciparvi! Sì, perché la liturgia è innanzitutto azione celebrativa: i testi e i riti possono e devono essere oggetto di studio, ma prima di tutto sono l’anima stessa della celebrazione, sono l’espressione vivente della fede e della preghiera della Chiesa. 

Per questo sono lieto che, accanto alle sedute accademiche, siano state previste anche celebrazioni liturgiche in rito ambrosiano. Le conferenze infatti sono utili e necessarie per comprendere, ma l’actio liturgica deve essere celebrata in modo consapevole, pieno e fruttuoso. Ed è significativo che le celebrazioni liturgiche in rito ambrosiano siano state previste in modo particolare presso il Duomo e presso la basilica di sant’Ambrogio: sono i due edifici sacri “simbolo” della nostra Chiesa ambrosiana che accoglie tutti i partecipanti al Convegno aprendo a loro le porte dei luoghi che più di ogni altro testimoniano la nostra storia religiosa, liturgica, artistica e culturale.

Sono altresì lieto di constatare che, durante il Convegno, saranno affrontati temi importanti come quello della partecipazione consapevole e attiva alla liturgia e del ruolo dei laici nella celebrazione. Sono argomenti che già il movimento liturgico classico aveva messo a fuoco come temi “cruciali” per poter vivere pienamente la liturgia e che il Concilio ha fatto suoi dando indicazioni precise di carattere pastorale e dottrinale. A distanza di cinquant’anni dalla Costituzione Liturgica Sacrosanctum Concilium è sempre attuale per la Chiesa, in tutte le sue componenti, lasciarsi interrogare sulle modalità con cui problemi di questo genere vengono affrontati e risolti. E tuttavia con una consapevolezza: che non siamo noi, in ogni caso, gli attori principali della liturgia e che non sono le nostre strategie a rendere vera la celebrazione liturgica. L’attore principale è sempre uno solo: il Signore Gesù Cristo. Ed è la Sua presenza nell’Eucaristia, nella Parola, nell’assemblea radunata nel suo nome, nel ministero sacro, che rende vera ed efficace una celebrazione.

Vorrei terminare con un augurio, che traggo dagli scritti di sant’Ambrogio, il patrono di questa Chiesa. A sant’Ambrogio capitava spesso, durante le sue omelie, di rivolgersi direttamente al Signore Gesù con espressioni di preghiera. Ebbene, in una omelia sul profeta Davide che aveva prefigurato i sacramenti cristiani, a un certo punto esclama con affetto appassionato: «O Signore Gesù, tu non ti riveli a me attraverso gli enigmi come in uno specchio, ma faccia a faccia: nei tuoi sacramenti ho la possibilità di abbracciarti!» (Te in tuis teneo sacramentis. cfr. Apologia David, 58). 

Angelo Card. Scola
Arcivescovo di Milano

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