Riportiamo di seguito, come spunto di riflessione, uno stralcio del cap. 3 del libro del card. Angelo Scola “Come nasce e come vive una comunità cristiana” (Venezia, 2007, Marcianum Press editore).
L’amore, legge dell’esistenza
Quindi l’amore è, in un certo senso, la legge dell’esistenza. Tant’è vero che, a proposito o a sproposito, di amore parlano in continuazione tutti. Esso domina tutti i giorni, su tutti i giornali. Il poeta francese, Paul Claudel, in uno dei suoi capolavori – L’Annuncio a Maria – enuncia questa legge in tutta la sua drammaticità: «Forse che fine della vita è vivere? (…) Non vivere, ma morire, e non digrossar la croce ma salirvi, e dare in letizia ciò che abbiamo. Qui sta la gioia, la libertà, la grazia, la giovinezza eterna!».
All’interno del fenomeno del tu destante e del tu accompagnante c’è, in ogni uomo, una qualche esperienza dell’amore e una qualche percezione che il valore della vita è donazione. «Chi cercherà di salvare la propria vita la perderà, chi invece la perde la salverà» (Lc 17, 33) dice Gesù. Ma se la legge dell’esistenza è l’amore, questo significa che solo assumere il compito di amare ci compie, ci realizza: «se vuoi essere perfetto» (Mt 19, 21), «chi segue questa strada, sarà libero davvero» (cfr. Gv 8, 36). Non dimentichiamo il grande pronunciamento della Deus caritas est che mette fine, dal punto di vista del magistero, a secoli di diatribe, quando il Papa afferma che l’amore è uno. Pur presentandosi dentro una polarità – eros e agàpe – è tuttavia uno.
Non c’è opposizione tra compimento e compito. Tra il dovere e il volere. Tra il comandamento e il desiderio del cuore. Uno dei versetti per me più consolanti del Salmo 118 che recitiamo il martedì all’Ora media dice: «Corro per la via dei tuoi comandi perché hai dilatato il mio cuore» (Sal 118, 32). Percorrere la via dei comandi del Signore è la conseguenza dell’amore di Dio che dilata il proprio cuore.
Perché è importante questa annotazione? Perché la mentalità oggi dominante (ma non il cuore delle persone) oppone queste coppie di termini: dove c’è compito, non c’è compimento. Dove c’è dovere, non c’è volere, non c’è libertà. Dove c’è comandamento, non c’è desiderio. Queste opposizioni sono false, soffocano la libertà. Soprattutto la libertà dei giovani, ma anche quella degli adulti, perché la fatica dei giovani ha dietro la fatica di vivere di noi adulti.
Invece l’autentico cristiano testimonia che un’umanità integralmente vissuta, non oppone queste coppie di termini. In particolare, è importante capire che nella creatura finita, cioè in colui che ha bisogno strutturalmente del tu destante ed accompagnante il vertice del volere è volere il dovere. Il volere si realizza in modo integrale solo nella decisione per il compito. San Bernardo dice che «ciò che combacia con la volontà di Dio è senza dubbio per noi più utile e più rispondente alla nostre esigenze».