Pubblichiamo una riflessione dell’Arcivescovo di Milano, cardinale Angelo Scola, preparata in occasione della terza domenica d’Avvento.
Nell’azione liturgica la Parola di Dio raggiunge ciascuno di noi qui e ora fino a descrivere il più profondo del nostro cuore, quello che, forse, di noi non sappiamo o non osiamo nemmeno dire.
Che cosa cerchiamo? Tutti noi – magari confusamente, non del tutto consapevolmente e decisamente – siamo in cerca di giustizia, cerchiamo il Signore. E a questa nostra ricerca risponde il salmista con l’invito rivolto al popolo circa mille anni prima di Cristo: «Venite, vedete le opere del Signore» (Sal 45,9). La Sacra Scrittura testimonia che Dio educa l’uomo a cercarLo, cioè a scorgere la Sua azione nelle vicende del Suo popolo.
Ma i discepoli di Gesù si rendono conto che c’è in gioco qualcosa di più profondo. «Le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato» (Vangelo, Gv 5,36). Le opere che Gesù fa non vengono da Lui, ma dal Padre che gliele ha affidate, mostrano che Dio è operante in esse. Inoltre il verbo compiere nel testo greco dice molto di più di un semplice eseguire. Ha in sé l’idea del portare a compimento. Viene in mente il «tutto è compiuto» (Gv 19,30) che Gesù pronuncia sulla croce. Quella che è in gioco è la relazione profonda d’amore tra il Padre e il Figlio nello Spirito Santo.
Il cristiano partecipa del carattere singolare della testimonianza di Cristo e diventa così a sua volta testimone. Testimoniamo le opere che Dio fa in noi e attraverso di noi. Per questo dice san Gregorio di Nissa in un’omelia sull’Ecclesiaste: «…noi diventiamo ciò che abbiamo scelto con il nostro amore, o profumo di Cristo [se lo accogliamo] o cattivo odore [se lo rifiutiamo preferendogli altro]».
«Ma la mia salvezza durerà per sempre, la mia giustizia non verrà distrutta» (Lettura, Is 51,6b). La promessa raccolta da Isaia si è compiuta in Gesù, che è la misericordia stessa del Padre fattasi carne. La giustizia di Dio è la sua misericordia.
In questa settimana teniamolo particolarmente presente attraverso gesti concreti di riconciliazione e di perdono. Ricordiamoci di come Dio guarda noi: «Colui che ci ha invitato a perdonare “settanta volte sette” (Mt 18,22) ci dà l’esempio: Egli perdona settanta volte sette. Torna a caricarci sulle sue spalle una volta dopo l’altra. Nessuno potrà toglierci la dignità che ci conferisce questo amore infinito e incrollabile» (Papa Francesco, Evangelii gaudium, 3).
Il primo e più semplice modo per abbandonarci a questo sguardo di Dio su di noi e accoglierlo è farne l’esperienza personale nel sacramento della Riconciliazione.