VISITA A BELGRADO – Nel contesto della visita, che in questi giorni il Patriarca sta svolgendo alla Chiesa cattolica e al Patriarcato ortodosso di Belgrado, martedì 19 ottobre il card. Angelo Scola ha presieduto, nella Chiesa di San Pietro, la Santa Messa in onore della Beata Maria Vergine Immagine e Madre della Chiesa .
Viene proposto qui di seguito il testo dell’omelia pronunciata dal Patriarca:
1. Maria è la prima dimora di Dio, è lei la sposa dell’Apocalisse, immagine e primizia della Ecclesia immaculata.
La visione della Gerusalemme nuova che scende dal cielo sulla terra (cfr Ap 21,2) ci offre certamente uno squarcio di Paradiso. Ma il Paradiso, con l’incarnazione morte e resurrezione del Signore Gesù scende sulla terra, inizia nel qui e ora della Chiesa.
La Chiesa è il rendersi visibile di questo eterno con di Dio con l’uomo. «Egli abiterà con loro ed essi saranno suoi popoli ed egli sarà il Dio con loro» (Ap 21,3). Le nostre comunità ecclesiale devono lasciar trasparire questa compagnia di Dio ad ogni nostro fratello uomo. Come? Attraverso la testimonianza capace di autentico dialogo.
2. Dell’episodio dell’annunciazione narrato da Luca è Dio il vero protagonista. È Colui che agisce: parla attraverso l’angelo, espressione della Sua presenza, e opera in modo creativo per mezzo dello Spirito che dona la vita. Il realizzarsi delle promesse (cfr Lc 1,32-33) in Gesù è opera di Dio e non dell’uomo, benché questo non avvenga senza il consenso umano rappresentato dalla libera accettazione di Maria.
Nel dialogo (paradigma di ogni autentico dialogo) tra l’angelo e la Vergine è straordinario il gioco della ragione e della libertà. La domanda: «Come avverrà questo?» (Lc 1,34) non nasce certo dall’incredulità di Maria. Ella chiede a Dio quale sia il suo volere in questa maternità che le è stata annunciata per potervi aderire fino in fondo: «Avvenga per me secondo la tua parola» (Lc 1,38). Anche la nostra preghiera, comunitaria e personale, sostenuta dall’intercessione della Vergine santissima, madre di Gesù e madre nostra, è chiamata ad esprimere questa adesione incondizionata al disegno di Dio su di noi e su tutta la famiglia umana.
3. «E Colui che sedeva sul trono disse: “Ecco, io faccio nuove tutte le cose”» (Ap 21,5). L’unica volta che nell’Apocalisse Dio parla in prima persona, lo fa per dire che la vera novità è opera sua.
Una radicale trasformazione (che non implica l’annientamento: vita mutatur, non tollitur) di tutta la creazione. Nella tradizione teologica e liturgica orientale questa profonda trasformazione torna continuamente con una parola bellissima: divinizzazione. Maria, la Purissima, è la primizia di questa umanità trasfigurata dalla grazia. La Chiesa ci offre la possibilità di seguirla su questa strada esaltante.
4. «Cantate inni al Signore, perché ha fatto cose eccelse, le conosca tutta la terra» (Salmo responsoriale: Is 12,5): della testimonianza di questa novità di vita hanno bisogno (lo riconoscano o non lo riconoscano), come noi, tutti i fratelli uomini di questo travagliato inizio del Terzo millennio. «Sulla soglia del terzo millennio noi tutti sentiamo giungere alle nostre Sedi il grido degli uomini, schiacciati dal peso di minacce gravi eppure forse persino a loro insaputa, desiderosi di conoscere la storia d’amore voluta da Dio. Quegli uomini sentono che un raggio di luce, se accolto, può ancora disperdere le tenebre dall’orizzonte della tenerezza del Padre. Maria, «Madre dell’astro che non tramonta» [Horologion, Inno Akathistos alla Santissima Madre di Dio, Ikos 5], «aurora del mistico giorno» [Ibidem], «oriente del Sole di gloria» [Horologion, Compieta della domenica (1° tono) nella liturgia bizantina], ci addita l’Orientale Lumen». (Giovanni Paolo II, Orientale lumen, 28. 2 maggio 1995).
5. «Uno solo, infatti, è Dio e uno solo anche il mediatore fra Dio e gli uomini, l’uomo Cristo Gesù che ha dato se stesso in riscatto per tutti» (1Tm 2,5). Le parole di San Paolo a Timoteo circa l’unicità di Dio e del Mediatore tra Lui e gli uomini, fondano l’unità tra le nostre Chiese – come quella tra tutti gli uomini – e ne impongono il metodo. Dono di sé fino alla vita, per tutti. Su questa testimonianza dell’uomo Gesù Cristo si modella la nostra. Di questa testimonianza è stato fatto messaggero e apostolo Paolo e, come lui, tutti noi.
C’è incompatibilità tra preghiera e divisione: «Gli uomini preghino, alzando al cielo mani pure, senza collera e senza polemiche» (1Tm 2,8).
6. Dalla Beata Vergine Maria, Immagine e Madre della Chiesa, imploriamo oggi il dono della piena comunione tra di noi e tra le nostre Chiese. Amen