Il 6 ottobre 2019 alle ore 10:30, nella Basilica dei SS. Filippo e Giacomo di Giussano, il Cardinale Angelo Scola ha presieduto la solenne Celebrazione Eucaristica per la festa della città di Giussano in onore della Madonna del Rosario, nel decimo anniversario della Comunità pastorale San Paolo. Segue un resoconto della giornata, con stralci dall’omelia.

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Domenica 6 ottobre 2019: Giussano è in festa, e per più motivi.

Onora anzitutto la sua Patrona, la Beata Vergine del Rosario con una solenne Liturgia Eucaristica presieduta dall’Arcivescovo emerito, Cardinal Angelo Scola. Un popolo numeroso, guidato da don Sergio Stevan, si stringe intorno al suo pastore chiamato a chiudere le celebrazioni del decimo anniversario della costituzione della Comunità pastorale San Paolo, che riunisce le Parrocchie di Giussano, Robbiano, Birone e Paina.

Il colpo d’occhio è impressionante. Nel popolo raccolto sotto le volte della Basilica si riconoscono tutte le generazioni: nonni e nipoti, genitori e figli – dai più piccoli fino ai giovani… Scola ne è confortato e parla di sorpresa nel vederli così numerosi, attenti e partecipi al gesto dell’Eucaristia, “la cosa più importante che noi possiamo fare nella nostra vita, perché è la radice da cui tutto ciò che noi viviamo, operiamo dipende. In particolare sono molto colpito dalla presenza di tanti ragazzi e giovani. Essi documentano così, pubblicamente, di appartenere a Gesù. La tentazione infatti, soprattutto nelle scuole e nei luoghi di lavoro, è un po’ quella di tener nascosta questa appartenenza, riducendola a qualcosa di interiore che si conserva dentro di noi. Ma, se non si manifesta fuori di noi, non saremo neanche in grado di capire quanto peso abbia realmente per noi”.

“Questa basilica – aveva osservato all’inizio il Cardinale – è dedicata ai SS. Filippo e Giacomo come quella di Roma, di cui io porto il titolo, e che ne custodisce le reliquie. Tutti i cardinali, infatti, possono aiutare il Papa in quanto “parroci” della Chiesa di Roma, il cui vescovo è il Papa stesso”.

Riprendendo poi “lo straordinario Vangelo dell’Annunciazione, che ci appassiona ogni volta che ci capita di ascoltarlo”, Scola si sofferma sulla libertà in azione di quella ragazza di 15/16 anni. Maria “non resta passiva di fronte al mistero assolutamente inconcepibile, impensabile che le viene annunciato ma interloquisce per ben tre volte con l’Angelo e, solo dopo aver corso il rischio della verifica, pronuncia il suo sì”.

Il Cardinale lo commenta con le parole di S. Bernardo, in uno dei suoi Discorsi più belli: “Se egli non fosse venuto in mezzo a noi [attraverso il sì di Maria], che idea si sarebbe potuto fare di Dio l’uomo, se non quella di un idolo, frutto di fantasia? Dio sarebbe rimasto incomprensibile e inaccessibile, invisibile e del tutto inimmaginabile. Invece ha voluto essere compreso, ha voluto essere veduto, ha voluto essere immaginato. […] Non è forse cosa giusta, pia e santa meditare tutti questi misteri?”. Mistero, in termini cristiani, non significa qualcosa di occulto e di oscuro, ma la modalità con cui la Trinità si comunica a noi. Nella sua straordinaria semplicità, dunque, la preghiera del Rosario ci fa percorrere tutti i misteri della vita di Gesù, attraverso lo sguardo e il cuore di sua madre.

“La grande tradizione di celebrare la Vergine è importantissima, soprattutto per le persone di sesso maschile: per loro è più difficile arrivare ad un rapporto intimo nel dialogo con Gesù. Hanno bisogno che sia la Madre a portarli a Gesù. Del resto questo avviene anche per i nostri bambini: è la mamma che porta pienamente il figlio al papà. Non dimentichiamolo”.

A questo punto il Cardinale racconta “con una certa nostalgia” un fatto della sua vita personale che conserva nitidissimo nella memoria.

“Ero passato da casa a trovare mia mamma, verso la fine della sua vita, quando era già sui novant’anni. Mi pare fosse autunno avanzato perché nel pomeriggio la piccola cucina in cui si svolgeva praticamente tutta la vita della nostra famiglia era immersa nel buio. Entrando le avevo chiesto: «Perché stai al buio?» e avevo acceso la luce. «Per leggere il libro che sto leggendo io (stava recitando il rosario) non c’è bisogno della luce»”.

“Qual è il compito della Madonna? – si chiede Scola riprendendo il testo del Vangelo- «Ecco concepirai un figlio, lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo». Maria è l’espressione massima della vita della Chiesa che, come sposa e madre, genera continuamente figli allo Sposo e al mondo”.

Rivolgendosi poi alle autorità presenti al rito, il Cardinale ricorda la straordinaria ricchezza della società civile nelle terre della Brianza (“l’ultima volta in cui venni tra voi da arcivescovo nel 2013 mi fu riferito che le associazioni operanti sul vostro territorio erano almeno un centinaio”) e afferma con convinzione “soltanto grazie a realtà come la vostra potrà essere rigenerato il tessuto della vita sociale e politica del nostro Paese e offrire così il proprio contributo alla rinascita dell’Europa. Perché il rinnovamento della politica o verrà dal basso o non verrà”

Noi cristiani, in un certo senso, siamo chiamati a proseguire il compito di Maria rigenerando Gesù nel mondo per il bene del mondo. E lo facciamo “proponendolo a tutti con grande libertà, senza vergogna e nel rispetto di tutti”.

Oggi si fa un gran parlare di ecologia, piuttosto che di neuroscienze o di intelligenza artificiale… La tecnoscienza sembra condurci verso una sorta di transumanesimo. “Tra i costruttori dei cyborg, c’è perfino chi intravvede il traguardo dell’immortalità: tra 5 mila anni noi saremo la nostra mente; non interessa dove andrà il corpo”.

Io trovo che in tutto ciò ci sia un po’ di delirio di onnipotenza… “Comunque nulla può intaccare la sostanza del senso del vivere, cioè l’amore con cui Dio ci fa, che passa attraverso la nostra comunione cristiana e che tende per sua natura a comunicarsi”.

«Allora ritornarono a Gerusalemme dal monte detto degli Ulivi, che è vicino a Gerusalemme quanto il cammino permesso in un sabato. Entrati in città salirono al piano superiore dove abitavano». Commentando l’esordio del brano degli Atti proposto come Lettura, Scola spiega che gli apostoli, insieme con alcune donne e con Maria, si riunivano nel cenacolo a pregare. E rilancia la preghiera in famiglia, almeno una decina del Rosario.

“Perché la preghiera ci insegna a scegliere ciò che vale. Uno dei valori assolutamente primari è la carità, lo stare insieme all’altro per Cristo. Pensiamo all’accompagnare chi è sotto il segno della morte con pazienza nell’ultimo tratto di vita fino al suo termine naturale… o pensiamo all’educazione dei bambini per la quale sono fondamentali i nonni

Essi – lo ripeto sempre – non devono limitarsi a fare i baby sitter. I nonni possono far capire molte cose ai più piccoli. Educare al senso del lavoro o a quello della fatica e della sofferenza fino a quello della morte sono valori che i bimbi imparano molto più dai nonni che dai genitori”.

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